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Uscite discografiche Novembre 2012 (1° parte): recensioni

Kendrick Lamar – good kid, m.A.A.d city : l’anno scorso “Section.80” si era beccato un buon 7- ma questa volta Kendrick tira fuori dal cilindro un mezzo capolavoro di rap post-moderno. Un disco che evita (musicalmente) di guardare troppo al futuro o di innovare (i riferimenti più evidenti arrivano dagli anni ’90) ma colpisce per

pubblicato 4 Novembre 2012 aggiornato 30 Agosto 2020 13:01


Kendrick Lamar – good kid, m.A.A.d city : l’anno scorso “Section.80” si era beccato un buon 7- ma questa volta Kendrick tira fuori dal cilindro un mezzo capolavoro di rap post-moderno. Un disco che evita (musicalmente) di guardare troppo al futuro o di innovare (i riferimenti più evidenti arrivano dagli anni ’90) ma colpisce per tutti gli altri aspetti (dal flow alle liriche)… sta all’hh 2k12 come “Channel Orange” (Frank Ocean) sta all’hh 2k12. (z.) Voto: 7+

Andy Stott – Luxury Problems : l’anno scorso vi avevo presentato “Passed Me By” definendolo “un universo primordiale e claustrofobico”. Ora Andy torna più in forma che mai, aggiungendo più voci del solito senza però rinunciare ai ritmi che ti entrano sottopelle senza lasciarti via di fuga. Sono pochi gli artisti in grado di autodefinirsi attraverso musica difficilmente etichettabile, Andy Stott è uno di questi. Ottimo disco. (z.) Voto: 7+

The Soft Moon – Zeros : Luis al secondo LP su Captured Tracks ritorna sul luogo del delitto a ritmo di claustrofobici ed ossessivi ritmi dark-postpunk di derivazione ’80s ma assolutamente attuali e vitali. L’evoluzione rispetto all’esordio è minima, ma l’effetto è lo stesso. (z.) Voto: 7

Neil Young & The Crazy Horse – Psychedelic Pill : secondo album in un anno (dopo il carino ma trascurabile “Americana”) per Neil & co. Ribalatata l’impostazione di “Americana” qui si viaggia di psichedelia e di ostinazioni old-style. Tre brani superano i 16 minuti a testimoniare la completa visione “free”/”facciamo ciò che ci pare” del progetto “Psychedelic Pill”. (z.) Voto: 7

Franco Battiato – Apriti Sesamo : ovvio, i colpi di genio sono lontani (per quanto mi riguarda è nella top3 di sempre tra i solisti italiani) ma a questo punto della carriera e con una parabola discendente ormai iniziata tanto tempo fa era difficile chiedere di più. (z.) Voto: 6

Ty Segall – Twins : la scena garage rock californiana sta inizando a guardare oltre, verso sonorità più tranquille (gli ultimi lavori di Fresh & Onlys, Thee Oh Sees e Sonny & The Sunsets)… Ty Segall no. A pochissimi mesi dall’ottimo “Slaughterhouse” a nome Ty Segall Band, torna con “Twins”… meno interessante, ma più diretto. (z.) Voto: 6/7

Neurosis – Honor Found in Decay : ritorno lungamente attesto queelo degli storici Neurosis. Loro sono sempre bravi e ascoltare un loro disco è ogni volta una lenta discesa agli inferi ma non riescono più a fare la differenza come un tempo.(z.) Voto: 6/7

Donald Fagen – Sunken Condos : l’ex Steely Dan e autore, una volta solita, del classico “The Nightfly” del 1982 torna con un disco (il quarto) a sei anni di distanza da “Morph the Cat”. Eleganza… forse troppa, e sonorità un po’ fuori tempo massino.(z.) Voto: 6

My Dying Bride – A Map of All Our Failures : da qualche tempo i MDB sono nella classica fase della carriera in cui le idee iniziano a scarseggiare, “A Map Of All Our Failures” lo conferma. (z.) Voto: 6

The New Electric Sound – The New Electric Sound: indie pop super orechiabile dalla California. (z.) Voto: 6

Titus Andronicus – Local Business : sarebbe stato sorprendente il contrario: quella di ripetere i fasti del precedente “The Monitor” per i Titus Andronicus era una richiesta difficile da esaudire. Si sono difesi come hanno potuto con un disco compatto ma meno d’impatto che accontenterà chi considera i Japandroids troppo casinari, Bruce Springsteen troppo radiofonico o chi si è sentito tradito dagli ultimi Gaslight Anthem. (z.) Voto: 6/7

Ben Gibbard – Former Lives: figura simbolo dell’indie anni zero (Death Cab for Cutie, The Postal Service…) al suo esordio solista. Storia già vista e rivista… siamo alle solite: disco in solo decisamente trascurabile, nessun guizzo e destino (dimenticatoio) segnato. (z.) Voto: 6-

The Wallflowers – Glad All Over : dopo sette anni torna il gruppo di Jakob Dylan (“One Headlight” la loro più grande hit) con il consueto pop-rock fm americano con Springsteen nella testa. (z.) Voto: 5+

Jake Bugg – Jake Bugg : 18 anni e incredibilmente maturo l’inglese Jake Bugg. L’omonimo esordio lungo non è un disco con le caratteristiche giuste per rimanere nella storia ma è un ottimo biglietto da visita. Credibile e preparato. (z.) Voto: 7-

Get Well Soon – The Scarlet Beast o’ Seven Heads : il tedesco Konstantin Gropper è il classico artista sul quale è difficile dire qualcosa di negativo, ma allo stesso tempo l’impressione è che pur continuando a scrivere bei dischi come questo “The Scarlet Beast o’ Seven Heads” non farà mai il salto necessario per entrare tra i “grandi”. (z.) Voto: 7-

Woods – Bend Beyond : gli esordi lo-fi e strampalati sono lontani, la produzione qui è ben curata e le canzoni vengono fuori meglio che in passato.(z.) Voto: 6/7

A Fine Frenzy – Pines: terzo disco per Alison Sudol, pop rock macchiando indie e qualche dose di troppo di mediocrità. (z.) Voto: 6-

Why? – Mumps, etc : il brand-label Anticon (una delle cose più cool degli anni zero) sta lentamente spegnendosi e con esso anche la vena creativa dei Why?. “Mumps, etc” non aggiunge nulla, ma i Why riescono comunque ad infilarci una paio di bei pezzi. (z.) Voto: 6

Thony – Birds : soundtrack di “Tutti i santi giorni” per una scrittura raffinata tra cantautorato e folk. Come per Claudia Is On The Sofa anche per Thony il nome di riferimento è Cat Power… ben scritto, ben arrangiato ma manca il tratto distintivo. (z.) Voto: 6,5

Shiny Toy Guns – III : sempre più irritante il mix di bubblegum-pop, elettronica zarra e rock della band americana. Ai tempi d’oro potevano contare sul target da indie-club, ora faranno molta fatica ad trovare qualcuno disposto a supportatli. (z.) Voto: 5

Matt & Kim – Lightning : mai stati realmente interessanti, ma questo forse è il loro peggior disco. (z.) Voto: 5

Stone Sour – House of Gold & Bones: Part 1 : stanchi delle loro ballatone degli Stone Sour? Beh, il nuovo (prima parte di un doppio) va giù dritto bello possente. Certo, considerata tutta musica che c’è in giro, è consigliato solo agli amanti del genere. (z.) Voto: 6

Coheed and Cambria – The Afterman: Ascension : se amate la tecnica e riuscite a passare sopra alla consueta vocalità odiosa di Claudio Sánchez può anche andare bene. (z.) Voto: 6

Thee Oh Sees – Putrifiers II : variano maggiormente la loro proposta garage con forti dosi di pop psichedelico. Bene così. (z.) Voto: 7-

Tori Amos – Gold Dust: si era leggermente ripresa con “Night of Hunters” ma come conferma questo “Gold Dust”, la carriera di Tori Amos sembra non poter più tornare ai livelli degli anni ’90. (z.) Voto: 6

Ill Nino – Epidemia : solitamente una volta terminata una corrente musicale, le band protagoniste tendono a sciogliersi o a smettere di realizzare dischi… per il nu metal, purtroppo, non è così (negli ultimi mesi P.O.D. e Papa Roach solo per fare due nomi). (z.) Voto: 5

Pinback – Information Retrieved : nome importante dell’indie rock USA dello scorso decennio alle prese con i segni del tempo. (z.) Voto: 6

Sic Alps – Sic Alps : l’apporto lo-fi psichedelico della band di S.Francisco non riesce ancora a fare la differenza.(z.) Voto: 6+

The Sword – Apocryphon : quarto album ancora nel segno dell’heavy ’70 sporcato stoner per la band texana.(z.) Voto: 6/7

Diamond Rings – Free Dimensional : uscito in sordina dopo il buzz dell’esordio di due anni fa, il sophomore dell’electropopper Diamond Rings non bissa l’impresa. Mediocre. (z.) Voto: 6

Kaki King – Glow : dopo il miracolo che l’ha vista passare su MTV o simili con il video di “Playing with Pink Noise”, Katherine Elizabeth King con meno riflettori puntati addosso ha continuato il suo percorso a metà strada tra i virtuosimi acustico-chitarristici e tocchi post. L’ultimo “Glow” non fa eccezione. (z.) Voto: 7-

Stubborn Heart – Stubborn Heart : debutto del duo londinese Luca Santucci e Ben Fitzgerald che sa mischiare abilmente le ultime tendenze elettroniche con le vocalità soul/crooner. (z.) Voto: 6/7

Actually – Actually : divetta DIY autrice di un debutto che guarda al pop anni ’80. Alcuni brani (“Hush”) vanno a segno, ma sono pochi. (z.) Voto: 5,5

Tender Trap – Ten Songs About Girls : indie/twee pop senza troppe pretese, consigliato per qualche minuto di spensieratezza. (z.) Voto: 6+

Mark Eitzel – Don’t Be a Stranger : leader degli storici American Music Club, Mark Eitzel ha da tempo intrapreso una carriera solista di buona fattura ma senza grosse vette creative. Lo stesso si può dire di “Don’t Be a Stranger”. (z.) Voto: 6,5

Pig Destroyer – Book Burner : buon ritorno per i più grandi grindcorer del nuovo millennio. (z.) Voto: 7-

Ryan Bingham – Tomorrowland : nonostante il look da belloccio e il fatto che abbia vinto più o meno tutto con la canzone “The Weary Kind” contenuta nel film Crazy Heart, Ryan Bingham fatica a trovare il grande successo. In “Tomorrowland” accentua il lato maggiormente rock del suo US country contaminato. (z.) Voto: 6,5

Gary CLark Jr. – Blak and Blu : il bravo Gary debutta su major e il risultato ne risente. C’è la summa della black music (blues, soul… ma anche rock e pop) e della retorica vintage, ma alcuni brani già presentati live perdono vigore e l’intera opera sembra più furba che onesta. (z.) Voto: 5/6

The D.O.T. – And That : pena… si prova pena vedere Mike Skinner/The Streets, Rob Harvey (The Music) ridotti a produrre musica di questo tipo: tamarraggini prive di ispirazione. (z.) Voto: 4/5

Moon Duo – Circles : sophomore per gli americani Erik Johnson e Sanae Yamada. Ancora (tanta) psichedelia ad ampio spettro. (z.) Voto: 6/7

Letting Up Despite Great Faults – Untogether : nome d’effetto ma proposta più anonima: il loro post-punk tinto Uk-80s e dream-pop finisce per sembrare un mix tra Pains of Being Pure at Heart e Postal Service, carino (anche molto) ma che lascia poco.(z.) Voto: 6

Calvin Harris – 18 Months : welcome to truzzolandia e via di autoscontri! (z.) Voto: 4,5

Taylor Swift – Red : numeri enormi, sempre più enormi. Crescita artistica credibile, sempre più credibile. Non ancora abbastanza però… (z.) Voto: 5/6

Chad Valley – Young Hunger : dopo due EP abbastanza interessanti mi aspettavo molto di più dal debutto lungo dal singer di Oxford. Anni ’80, qualche spruzzo di balearic e un po’ troppa patina… non mancano gli episodi riusciti, ma nel complesso non decolla nonostante guest di livello (Twin Shadow, Active Child, Glasser…). (z.) Voto: 6+

Vitalic – Rave Age : torna il dj francese di “My Friend Dario” con un disco un po’ troppo telefonato. (z.) Voto: 6+

Jason Lytle – Dept. Of Disappearance: si rifà vivo l’ex Grandaddy (la titletrack poteva essere una loro b-side) con un disco onesto che potrebbe tornare utile a chi soffre ancora per il prematuro scioglimento della band di “The Sophtware Slump”. (z.) Voto: 6,5

RNDM – Acts : debutto per la band di Jeff Ament (Pearl Jam) e Joseph Arthur i quali sembrano intrappolati nell’alt-poprock anni 90. Senza infamia e soprattutto senza lode. (z.) Voto: 6

Niccolò Fabi – Ecco : ulteriore conferma. (z.) Voto: 6,5

LEGENDA 2012
10: la perfezione… non esiste
9: capolavoro, fra i migliori di sempre
8: grandissimo disco, probabilmente destinato a rimanere nella storia 5 stars1
7: album di buon livello, manca solo quel qualcosa che lo renda veramente memorabile 4 stars
6: discreto, passa abbastanza inosservato… innocuo 3 stelle
5: disco trascurabile, banale e poco degno di nota 2 stelle
4: album completamente inutile 1 stella
3: neanche Justin Bieber, difficile trovare di peggio.
2: non c’è limite al peggio
1: …

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