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Uscite discografiche Marzo 2012 (1° parte): recensioni

Recensioni nuovi album di Bruce Springsteen, Uochi Toki, Offlaga Disco Pax, The Mars Volta, Drink To Me , Dry The River e tanti altri…

pubblicato 8 Marzo 2012 aggiornato 30 Agosto 2020 16:43


Bruce Springsteen – Wrecking Ball: il Boss in versione studio album mancava dal 2009, dal non proprio riuscitissimo “Working on a Dream“, uno degli episodi più trascurabili (ecco… non quanto i primi anni ’90) della onorata carriera di Bruce Springsteen. “Wrecking Ball” è il classico disco senza troppe sorprese che però riesce a convincere fin da subito grazie ad una ritrovata scrittura di livello. Suggestioni irlandesi (“Easy Money”, “We Are Alive” e soprattutto “Death To My Hometown”), i toni dimessi da classicone (“Jack Of All Trades”) con i cori gospel a fare da contraltare (“This Depression”), l’US-roots-rock marchio di fabbrica (“We Take Care Of Our Own”) e l’immancabile caduta di stile (“Rocky Ground”). I testi sempre belli densi e sentiti che incredibilmente sfiorano la retorica senza mai finirci dentro con tutto il piede. Nel 2012, difficile chiedergli tanto di più…(z.) Voto: 6/7

Uochi Toki – Idioti: ricapitoliamo… “Libro Audio”, 3° miglior album italiano del 2009, “Cuore Amore Errore Disintegrazione”, migliore album italiano del 2010, senza contare quanto abbia amato “Laze Biose” e i primissimi vagiti che popolavano i forum da music-nerds. E’ proprio il nerdismo più estremo che viene fuori qui in “Idioti”, ancora più che nei precedenti lavori. Ma la cosa bella è che pur rimanendo all’interno di uno stile personalissimo e ripetendo alcuni loro clichè (la natura, la tecnologia ecc..), ogni volta riescono a riempire i propri dischi di spunti interessanti, di nuovi affreschi cinici/ironici di microrealtà quotidiane, di nuovi giochi e sperimentazioni sia a livello di lessico che di metriche. “Idioti” forse non è il loro album migliore, ma è impossibile non rimanere ancora una volta affascinati dal genio lirico/musicale di Napo e Rico. (z.) Voto: 7

Offlaga Disco Pax – Gioco di Società : metà anni zero, dal nulla iniziano a girare per la rete e nelle radio locali (almeno qui nella zona di Bologna) i pezzi degli all’epoca sconosciuti reggiani Offlaga Disco Pax. Il debutto “Socialismo Tascabile (Prove Tecniche di Trasmissione)” diventò subito un caso e oggi può essere tranquillamente inserito tra i dieci album italiani più importanti dell’ultimo decennio. Il secondo “Bachelite” si limitò a confermare le qualità. In “Gioco di Società” grossi cambiamenti strutturali non ci sono (o meglio ci sono, ma sono fin troppo nascosti…), rimangono comunque piccoli ritratti della provincia che fu. Si prediligono i ritmi lenti, sempre più “sottofondo atmosferico” ai racconti in spoken di Collini, che riesce a dare il meglio quando il tono assume colorazioni più nostalgiche ed emozionali (“Sequoia”, “Tulipani”). (z.) Voto: 6/7

Drink To Me – S : dei torinesi Drink To Me ve ne avevo già parlato due anni fa per il loro “Brazil”, proponendovi lo streaming e inserendo il disco in 6° posizione tra gli album italiani migliori del 2010. Due anni dopo, l’effetto “sorpresa” dell’aver trovato “i Liars italiani” non c’è più ma rimane (e anzi forse aumenta) la capacità della band di scrivere grande musica contemporaneamente sia “sperimentale” che “pop” in uno stile, oggi, del tutto riconoscibile. Elettronica, melodia, psichedelia di scuola Animal Collective (“Future Days” contagiosa come poche), una buona dose di pazzia e pezzi come “Henry Miller” che se provenissero da qualche band inglese o americana finirebbero nelle playlist più hyped di mezzo mondo… MGMT who?(z.) Voto: 7

The Mars Volta – Noctourniquet : ok, non giriamoci attorno… i Mars Volta sono la più importante prog band degli ultimi 10 anni. Grossa parte del merito va a quel grande debutto che rispondeva al nome di “De-Loused in the Comatorium”, talmente riuscito da scacciare via i fantasmi degli immortali At The Drive-In. Se “Frances the Mute” risultava ancora positivo, i successivi “Amputechture”, “The Bedlam in Goliath” e “Octahedron” fecero capire che probabilmente la band di Omar e Cedric (look stravolto…) ormai non sapeva più da che parte sbattere la testa per non risultare pacchiani e auto-inneggianti. “Noctourniquet” arriva a tre anni da “Octahedron” con formazione priva del tastierista Ikey Owens e con alcune idee riviste (in meglio). Più gradevole delle ultime cose ma c’è ancora la sensazione che la voglia di strafare abbia la meglio sul resto. (z.) Voto: 6,5

Dry The River – Shallow Bed : hype, BBC Sound of 2012 ma anche un paio di belle canzoni (le qui presenti Weights & Measures e No Rest) hanno aperto la strada agli inglesi Dry The River. Inglesi ma è più facile che riescano a sfondare negli States seguendo quella tendenza “indie into mainstream” degli ultimi tempi, saltando però parecchi passaggi (un po’ come i Mumford & Sons). Folk Rock emozionale che tende sempre al pathos (ottima la voce tra Jeff Buckley e Hayden Thorpe di Peter Liddle) e alle aperture corali adatte ad essere cantate in dimensione live. A volte esce un po’ di patina, ma il debutto dei Dry The River è abbastanza buono per poter puntare su di loro.(z.) Voto: 7

The Magnetic Fields – Love at the Bottom of the Sea : una carriera particolare ma allo stesso tempo simile ad altre quella dei Magnetic Fields di Stephin Merritt: anni tra underground e culto (nonostante un singolo come “100,000 Fireflies”) , il grande capolavoro (“69 Love Songs”) al quale fanno seguito lavori poco riusciti, appesantiti anche dall’inevitabile confronto. Dopo più di un decennio, i Magnetic Fields tornano a fare uso di synth e riscoprono il loro pop rock eclettico. “Andrew in Drag” è un perfetto singolo, “Infatuation” è un omaggio con inchino agli anni ’80, mentre la Beatles-ballata “The Only Boy In Town”, la decadenza stralunata di “All She Cares About Is Mariachi” sono alcuni dei brani più riusciti. Una lodevole raccolta di 15 veloci tracce (nessuna supera i 2 minuti e 35) caratterizzate da una varietà stilistica e attitudinale degna di nota, che cade raramente nel banale (l’iniziale “God Wants Us To Wait”). (z.) Voto: 6,5

Scuba – Personality : dietro a Burial, fra i più importanti nomi della scena elettronica degli ultimi anni c’è sicuramente quello di Scuba. Sono bastati due dischi diversi ma ugualmente interessanti (“A Mutual Antipathy” e “Triangulation”) a farlo emergere. “Personality” doveva essere il disco della conferma e Scuba se lo è giocato, guardando più al passato che al futuro, buttandoci dentro quantità industriali di house e techno in alcuni frangenti decisamente di vecchia scuola… uno Scuba meno scuro. La “personalità” viene fuori quando te ne esci con un disco che, invece di inseguire facili mode, suona come un grande “faccio quello che mi pare”… e bene. (z.) Voto: 7

Les Discretes – Ariettes Oubliées… : nato come costola degli Alcest (da poco usciti con il buon “Les voyages de l’ame“), il progetto Les Discretes ha saputo fin da subito convincere i fan della main band ed in generale trovare consensi sia tra i metallari sia tra il pubblico “indie”. Dopotutto si parla sempre di quell’ibrido di metallo nero e eterei muri sonori shoegaze, chiamato blackgaze. Rispetto all’ultima fatica degli Alcest, in “Ariettes Oubliées…” concede meno spazio a certi paesaggi “soft” e rimane maggiormente su tinte scure, ma come nel caso di “Les voyages de l’ame”, anche “Ariettes Oubliées…” deve rappresentare l’ultimo tassello prima di una necessaria rivoluzione stilistica… altrimenti alla lunga, i sempre belli landscape sonori che questi francesi riescono a creare, inizieranno a non sorprendere più. (z.) Voto: 7

School of Seven Bells – Ghostory : primo album dopo l’abbandono di una delle due sorelle Deheza (Claudia). Rispetto a “Disconnect From Desire”, il terzo disco “Ghostory” (il concept di base sono i fantasmi…) rappresenta una sterzata in direzione pop music. Pop music bella pomposa e iperprodotta ma sempre ben calibrata con le origini dreamy, elettroniche e leggermente shoegaze, ricordando un po’ il percorso intrapreso dagli M83 con l’ultimo lavoro. Le prime due tracce delineano il territorio di “Ghostory”: il pop contagioso di “The Night” rappresenta il lato più spensierato (poi ripreso anche da “Lafaye”) della proposta dei SoSB, mentre la successiva “Love Play” quello più epico ed evocativo (al limite del fakedubstep). Disco sicuramente furbo e studiato per piacere, ma a conti fatti gradevolissimo. (z.) Voto: 6,5

Shearwater – Animal Joy : torna il side-project (che poi proprio side non è dato che ufficialmente debuttarono prima…) degli Okkervil River. Guidati da Will Sheff ed esplosi sulla scia degli Okkervil prima con “Palo Santo” e poi con “Rook”, gli Shearwater dovevano rifarsi del mezzo passo falso dell’ultimo “The Golden Archipelago”. Con la solita cadenza biennale, “Animal Joy” si fa apprezzare per un approccio maggiormente rock, caratterizzato dall’elegante veste middle-aged (National, Elbow e persino l’inaspettato retrogusto eighties alla Mark Hollis/Talk Talk). Per la band di Austin era ormai arrivato il momento di guardare oltre e “Animal Joy”, nonostante sia un continuo saliscendi tra alti e bassi compositivi, in questo senso rappresenta un passaggio importante per la band… un po’ meno per gli altri. (z.) Voto: 6,5

Young Magic – Melt : l’unione di mondi lontani, a volte opposti, ha sempre dato alla musica la spinta per andare avanti ed evolversi. L’operazione della band di Brooklyn (che ultimamente sta sfornando nuovi artisti in continuazione) è quella di far convergere la psichedelia (che sia gaze, dream o più classica poco importa) con passaggi vicini all’hip hop. Il rap psichedelico esiste da anni, ma qui è l’opposto: la componente yo è solo contorno. Idealmente si vanno a posizionare a metà tra l’ultimo Panda Bear (e ovviamente Animal Collective), Yeasayer, MGMT e glo-pop da una parte ed alcune induzoni post-rap di Dälek dall’altra… classico disco in cui la ricerca stilistica supera il resto. (z.) Voto: 6+

Highasakite – All That Floats Will Rain : un nome che a prima vista mi ricorda che dovrei continuare studiare giapponese invece che scrivere queste righe, ma che in realtà è High As A Kite compattato. Pochissime informazioni per la rete, giusto un paio di foto e a quanto pare sono norvegesi. I 1000 fan su Facebook non mi sono d’aiuto… per fortuna esiste Spotify ed ecco che “All That Floats Will Rain” si rivela essere un album probabilmente non troppo interessante, ma molto gradevole. Musicalmente è nel punto di incontro tra il pop scandinavo, midstream di scuola Lykke Li e un certo tipo di rock/pop al femminile che negli anni ’90 ha avuto i suoi momenti di gloria. “Son Of A Bitch”, “Winners Don’t Come Easy” e “Indian Summer” formano un ottimo trittico iniziale, mentre nella seconda parte del disco si intravede una certa monotonia compositiva. (z.) Voto: 6,5

Memoryhouse – The Slideshow Effect : delusione?? Mi avevano stregato ormai un paio di anni fa (come passa il tempo…) con una manciata di perfetti singoli (“Lately”, “Caregiver”) a metà tra catarsi dream pop e il crescente movimento chillwave privato di beat. Oggi, due anni dopo, esce finalmente l’album di debutto (sulla prestigiosa Sun Pop) del duo canadese intitolato “The Slideshow Effect”. Purtroppo le attese erano troppo alte e probabilmente i loro primi brani erano lontani da quello che realmente “volevano fare da grandi”: “The Slideshow Effect” è un disco piuttosto piatto, dove la componente eterea lascia spazio a incursioni acustiche piuttosto noiose (“Bonfire”, “Punctum”). Per fortuna non mancano i brani in grado di catturare e cullare l’ascoltatore come sanno fare, ad esempio, i Beach House (“Kinds Of Light”, “The Kids Are Wrong” e “All Out Wonder”)(z.) Voto: 6

Fanfarlo – Rooms Filled With Light: 2009, dal nulla esce “Reservoir” disco di debutto degli inglesi Fanfarlo. In molti parlarono di Arcade Fire made in UK… beh, “Reservoir” non era male, ma i livelli dei canadesi erano ancora lontani. Prova importante questo “Rooms Filled With Light” con il peso di dover evitare la sorte di tantissime indie-band uscite dal giro che conta al secondo disco. Inseguono ancora gli Arcade Fire (per i quali aprirono qui a Bologna) in “Deconstruction”, “Tightrope” e “Feathers”, ma giocano a fare il Patrick Wolf di turno (“Replicate”) o a beccare i ritornelli dell’ultimo Noah & The Whale (“Shiny Things”). Indie pop/rock studiato bene, a volte anche articolato, ma che difficilmente sarà in grado di lasciare traccia. Sulla (bella) copertina è raffigurato un ponte… ecco, possiamo parlare di disco di transizione?? (z.) Voto: 6+

Three Steps To The Ocean – Scents : dopo il debutto Until Today Becomes Yesterday, arriva il secondo album della post-rock/post-metal band italiana. Ascoltabile e scaricabile gratis (z.) Voto: 7-

Crippled Black Phoenix – (Mankind) The Crafty Ape : le superband solitamente sono tutto fumo e niente arrosto, i CBP (tra le fila ci sono/c’erano membri di Mogwai, Portishead e tanti altri) invece dimostrano ancora il loro valore. (z.) Voto: 7-

Meat Loaf – Hell in a Handbasket : la cosa più interessante dell’album è la copertina (diversa in ogni continente). (z.) Voto: 5
WZRD – WZRD : non era bastato il terribile tentativo di Lil Wayne? Perchè anche Kid Cudi ci prova con il rock?? (z.) Voto: 4,5
Napalm Death – Utilitarian : la band deathgrindcore festeggia nel miglior modo possibile i 30 anni di attività.(z.) Voto: 6/7
Damien Jurado – Maraqopa : ennesimo solido album per il cantautore di Seattle. (z.) Voto: 6/7
James Levy and The Blood Red Rose – Pray To Be Free : retro-pop e venature country dal sapore decisamente melodico, ma il gioco funziona più che bene. (z.) Voto: 6/7
Drudkh – Eternal Turn of the Wheel: non male, ma la band black ucraina sembra un po’ superata (z.) Voto: 6,5
Dirty Three – Toward the Low Sun : ritorno, dopo 7 anni, un po’ in sordina per i Dirty Three. Procurarsi “Ocean Songs” del 1998. (z.) Voto: 6/7
Terry Malts – Killing Time : prima o poi qualcuno doveva ritirare fuori i Ramones in versione lo-fi/noise…(z.) Voto: 6,5
Lovedrugs – Wild Blood: mediocre modern rock made in USA (z.) Voto: 5,5
Hanne Hukkelberg – Featherbrain : torna la Norvegese Hanne Hukkelberg che qui si impegna (fin troppo) a voler far vedere quanto sia brava… (z.) Voto: 6,5
Lionel Richie – Tuskegee: duetti dal sapore fake-country… perchè?? (z.) Voto: 4
Morning Parade – Morning Parade: questo è quello di cui la musica rock non ha bisogno… (z.) Voto: 5

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