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Uscite discografiche Aprile 2011: recensioni (3° parte)

Fleet Foxes – Helplessness Blues : la seconda prova dei Fleet Foxes era uno dei dischi più attesi dell’anno, considerato quanto fatto con l‘omonimo album del 2008 (sicuramente uno dei migliori debutti degli ultimi anni). La band di Seattle ha scelto di andare sul sicuro con un lavoro che non si allontana molto da quanto

pubblicato 26 Aprile 2011 aggiornato 30 Agosto 2020 21:36


Fleet Foxes – Helplessness Blues : la seconda prova dei Fleet Foxes era uno dei dischi più attesi dell’anno, considerato quanto fatto con l‘omonimo album del 2008 (sicuramente uno dei migliori debutti degli ultimi anni). La band di Seattle ha scelto di andare sul sicuro con un lavoro che non si allontana molto da quanto proposto in passato, ponendosi come obiettivo quello di essere i Simon & Garfunkel o i CSN&Y dei nostri giorni. A ben vedere si nota un certo arricchimento degli arrangiamenti (che non sempre è un bene) a scapito forse dell’ immediatezza melodica dell’esordio. Notevole “The Shrine/An Argument” che nella prima parte presenta alcune delle armonie migliori del disco e nella parte finale un’inaspettato outro di free-sax. Un disco che, pur senza impressionare, consolida la reputazione di “teste di serie” della musica contemporanea. (z.) Voto: 7,5

TV On The Radio – Nine Types of Light : dopo aver regalato agli anni zero due grandi album come “Return to Cookie Mountain” e “Dear Science” i TV on the Radio si affacciano al nuovo decennio con “Nine Types of Light”. L’evoluzione della band è contemporaneamente lampante e misteriosa. Lampante perchè è chiaro che siano ripartiti dal caleidoscopio sonoro di “Dear Science”, sempre meno white (rock-wave) e sempre più black (funk, soul, pseudorap), misteriosa perchè è un disco pieno di sorprese, che dimostra il talento della band di New York nel maneggiare e rendere personali, sonorità e attitudini così diverse. “Nine Types of Light” nel complesso non è all’altezza dei due precedenti, ma avercene di album così… (z.) Voto: 7

tUnE-yArDs – w h o k i l l : faccio mea culpa… l’esordio di due anni fa, “Bird-Brains”, mi era letteralmente sfuggito. Forse anche per questo il primo impatto con “w h o k i l l” è stato abbastanza traumatico e spiazzante: il frullato di art/experimental pop, suoni funk/afro (Talking Heads) e una certa blackizzazione dell’indie pop (Dirty Projectors) non è subito digeribile. Con gli ascolti il disco è riuscito a farmi innamorare dei dettagli, dei ricami e della vocalità ambigua quanto affascinante di Merrill Garbus, la tuttofare del progetto tUnE-yArDs. Solo il tempo sarà in grado di dirci se siamo di fronte a qualcosa di veramente importante o meno, per ora godiamoci pezzi come l’ottima “Bizness”. (z.) Voto: 7

Battles – Gloss Drop : due ex componenti di gruppi importanti degli anni ’90, John Stanier (ex Helmet) e Ian Williams (ex Don Caballero), un genietto Tyondai Braxton e Dave Konopka nel 2007 diedero alla luce “Mirrored” l’album di debutto dei Battles… uno dei dischi simbolo di quell’anno, amato da (quasi) tutti. A quattro anni di distanza e con la pesante assenza di Braxton, i Battles suonano come un gruppo che rincorre un qualcosa che purtroppo non c’è più: l’alchimia. Siamo ancora in zona “math rock 2.0”, con quei suoni a metà fra post, prog, pop ed elettronica, ma il risultato finisce per essere meno interessante e riuscito del debutto. Guest del livello di Gary Numan e Kazu Makino non risollevano le sorti di un disco tutto sommato deludente… questo considerate le alte aspettative, perchè, nonostante tutto, rimangono una band unica nel panorama internazionale. (z.) Voto: 6,5

Thursday – No Devolución : Thrice e Thursday… entrambe le band iniziano con “th” (e qui il “the” non c’è), ma non è l’unico punto in comune. I due gruppi americani partendo da basi post-hardcore hanno saputo evolvere e maturare in modo molto convincente (più i Thrice a ben vedere). Ricerca sonora e atmosfere più dilatate e meno dirette che in passato fanno di questo “No Devolución” una tappa importante all’interno della loro discografia… forse un po’ meno per la musica a livello generale. (z.) Voto: 7-

Cat’s Eyes – Cat’s Eyes : Il nuovo progetto di Faris Badwan degli Horrors, che vede la collaborazione di Rachel Zeffira, si è fatto attendere qualche mese, dopo aver impressionato più che positivamente con il live video in Vaticano di “I Knew It Was Over” (qui in versione più corta). “I Knew It Was Over”, oltre ad essere uno dei più bei brani di quest’anno rappresenta uno dei due occhi (di gatto) dei Cat’s Eyes, quello maggiormente retrò, atmosferico e angelico. L’altro preferisce i territori più sporchi del rock psichedelico e oscuro, per certi versi non troppo distante da alcune cose proposte da Faris con la main band. Bel disco, nell’attesa del grande ritorno degli Horrors. (z.) Voto: 6/7

Dredg – Chuckles & Mr. Squeezy : sinceramente mi scoccia tirare sempre fuori “El Cielo” ed utilizzarlo come punto di riferimento, quando si parla dei Dredg. Il fatto è che quello era un grandissimo album (un capolavoro probabilmente) e vedere lo stesso gruppo completamente allo sbando dispiace molto. Già con il precedente “The Pariah, the Parrot, the Delusion” la delusione non fu poca, ma almeno c’erano tre o quattro brani in grado di salvare la baracca, qui invece niente (se si esclude la “sorpresa” acustica “Kalathat”)… canzoni insulse che ammiccano al pop ma che finiscono per essere solamente irritanti. Che il “ghigno” simbolo dell’album sia quello di chi ci sta prendendo in giro?? (z.) Voto: 4/5

Metronomy – The English Riviera : in forte crescita gli inglesi Metronomy che tornano a tre anni di distanza da “Nights Out” con “The English Riviera”. Copertina minimale e anni ’80 come minimale e anni ’80 potrebbe sembrare superficialmente anche la musica contenuta nel disco. In verità si nota un lavoro molto “cerebrale”, alla ricerca della giusta melodia, fra retrogusto soft-rock fine ’70 (chiamiamolo pure easy-listening), indie pop, elettronica e synth. Ottimo disco per l’estate che sta arrivando… vedremo se durerà anche oltre. (z.) Voto: 6/7

Bill Callahan – Apocalypse : negli anni ’90 sotto il moniker Smog ha fatto cose importanti, percorrendo la strada (tipicamente americana) del cantautorato e di tutto l’universo lo-fi. Dal 2007 esce con il suo nome di battesimo, spostando leggermente le coordinate verso l’americana e il country (e gli artworks vicini al mondo campagnolo/boscaiolo ne sono il contorno perfetto). “Apocalypse” è l’ennesima commovente conferma di un personaggio che ha sempre vissuto, senza mai deludere, all’ombra dei grandi riflettori e che probabilmente verrà giustamente rivalutato in un secondo momento. (z.) Voto: 6/7

Quakers And Mormons – Evolvotron : un breve quanto intelligente passaparola ha anticipato l’album di debutto degli italiani Quakers And Mormons, progetto di Maolo e Mancho (che qui si presentano con un look a metà fra Sunn O))) e immaginario witch house) dei My Awesome Mixtape. “Evolvotron”, che esce per La Valigetta (da sempre attenta a questi suoni), è fondamentalmente un disco hip hop che non disdegna le melodie “indie pop”, vicino alle sperimentazioni di scuola Antipop Consortium/Warp… il tutto coordinato da quel genio che risponde al nome di Rico (Uochi Toki). Ancora una volta siamo in zona “italiani da esportazione”… (z.) Voto: 6,5

Blut aus Nord – 777-Sect(s) : attivi da 17 anni, i francesi (vengono dalla Normandia) Blut aus Nord danno alla luce (nel loro caso parlare di luce è un controsenso ma va beh…) la prima parte della trilogia “777”. Nati nel periodo d’oro del black e dell’industrial metal, hanno saputo unire i due mondi in modo piuttosto personale… come del resto fanno anche in “777-Sect(s)”. Bell’album denso di atmosfera oppressiva e avvolgente, formato da sei lunghi “Epitome”, destinato però soprattutto ai fan del genere. (z.) Voto: 6/7

John Foxx & the Maths – Interplay : leader pre-Midge Ure degli storici Ultravox, John Foxx ha continuato la sua iperprolifica carriera solista sempre più lontano dai riflettori, per poi riguadagnare negli ultimi anni una certa fama, grazie ad uscite in collaborazione con altri artisti (vedi Robin Guthrie). “Interplay” è il primo disco con il progetto The Maths (Benge) ed è un viaggio che porta diretti a cavallo fra ’70/’80 fra elettronica primordiale, new wave e post-punk, Kraftwerk, Clock DVA, Gary Numan e ovviamente i primi Ultravox. Consigliato a tutti gli amanti degli anni ’80 che però fanno fatica a digerire il revival dell’ultimo decennio. (z.) Voto: 6,5

The Feelies – Here Before : Con “Here Before”, i The Feelies aggiungono un altro tassello alla loro particolare carriera, iniziata più di trent’anni fa con quello che è ancora oggi il loro album simbolo: “Crazy Rhythms”. Un esordio fulminante (ma di scarso successo) capace di influenzare parte della scena alternative pop/rock dei due decenni sucessivi… un disco “normale”, con le idee giuste per rimanere. Quelle che probabilmente mancano a “Here Before” (che esce a 20 anni di distanza dal precedente “Time for a Witness”), che è certamente un disco discreto, ma che nel 2011 non ha molto da dare. (z.) Voto: 6+

Trap Them – Darker Handcraft : l’attitudine punk/HC nel 2011 è cosa rara, fra porcherie da MTV e pesanti contaminazioni più o meno riuscite, trovare qualcuno in grado di proporre roba tosta senza compromessi, diretta, abrasiva e sfacciata non è facile (Fucked Up e pochi altri). I Trap Them lo fanno, schiaffandoci dentro la loro passione per i suoni crust-punk e grind, un disco che passa per momenti vicini ai vecchi Entombed ad altri in zona Converge. (z.) Voto: 6/7

Metal Carter – Società Segreta : Ci sono casi in cui i difetti sono talmente evidenti che finiscono per dare un senso a tutto il resto. Negli ultimi anni ho consumato i video di Metal Carter, cercando di capire dove fosse realmente la sottile linea che separa il ridicolo dal serio. I testi sono a tratti geniali, talmente splatter da risultare esilaranti… il flow terribilmente cadenzato e didattico fa il resto. Togliendo di mezzo tutto ciò che fa di Metal Carter un personaggio positivo o negativo a seconda dei punti di vista, il più grande problema di “Società Segreta” è che si ha l’impressione che ormai l’immaginario in cui si muove Metal Carter non sia in grado di regalare margini di crescita… ormai certe rime e certe tematiche non sorprendono più… (z.) Voto: 4,5

Fratelli Calafuria – Musica Rovinata : arrivati al “successo” (se così si può dire qui in Italia) con lo scorso album grazie soprattutto al singolo (irritante quanto i Fall Out Boy) “La Nobile Arte” passato in high rotation su Virgin Radio. Per fortuna i Fratelli Calafuria non sono (solo) questo… certo l’attitudine giovanile/cazzara è caratterizzante anche di buona parte dei brani contenuti in “Musica Rovinata”, però i Fratelli dimostrano si saperci fare, spaziando con una certa ecletticità, fra generi diversi… una sorta di Ok Go (con tutti i pro e contro) made in Italy. (z.) Voto: 6+

Guillemots – Walk the River : avevano creato scompiglio circa cinque anni fa ai tempi del singolo “Trains to Brazil”, contenuto nel loro buon album di debutto “Through the Windowpane”. Poi il disastroso tentativo di entrare nel mondo mainstream con un disco da dimenticare come “Red”, che non ha fatto altro che allontanare le attenzioni verso la band. I Guillemots tornano quindi in sordina, senza suscitare clamore, con “Walk the River” un disco più sincero e riuscito del precedente, ma che probabilmente non riuscirà ad allontanare il gruppo di Fyfe Dangerfield dall’anonimato. (z.) Voto: 6-

Kode9 & The Spaceape – Black Sun Voto: 7- (z.)
Pentagram – Last Rites Voto: 6,5 (z.)
Paul Simon – So Beautiful or So What Voto: 6,5 (z.)
Vivian Girls – Share the Joy Voto: 6+ (z.)
Atmosphere – The Family Sign Voto: 6,5 (z.)
Nada – Vamp Voto: 6 (z.)
Alela Diane – Alela Diane & Wild Divine Voto: 6 (z.)
Cat Claws – Cat Laws Voto: 6+ (z.)
Ghostpoet – Peanut Butter Blues and Melancholy Jam Voto: 6,5 (z.)
OvO – Cor Cordium Voto: 6 (z.)
Timber Timbre – Creep On Creepin’ On Voto: 6/7 (z.)
Belong – Common Era Voto: 6+ (z.)
Chipmunk – Transition Voto: 4 (z.)

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LEGENDA
10: la perfezione… non esiste
9: capolavoro, fra i migliori di sempre
8: grandissimo disco, probabilmente destinato a rimanere nella storia
7: album di ottimo livello, manca solo quel qualcosa che lo renda veramente memorabile
6: discreto, passa abbastanza inosservato… innocuo
5: disco trascurabile, banale e poco degno di nota
4: album completamente inutile
3: disco dannoso, difficile trovare di peggio.
2: neanche Justin Bieber
1: …

—— Precedenti ——
Aprile 2011 – 2° Parte
Aprile 2011 – 1° Parte
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Dicembre 2010
Novembre 2010 – 2° Parte
Novembre 2010 – 1° Parte
Ottobre 2010 – 2° Parte
Ottobre 2010 – 1° Parte
Settembre 2010 – 2° Parte
Settembre 2010 – 1° Parte
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