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Uscite discografiche Aprile 2012 (1° parte): recensioni

Recensioni nuovi album di Nicki Minaj, Killing Joke, Anathema, Voices From The Lake, Meshuggah, Shinedown e tanti altri

pubblicato 5 Aprile 2012 aggiornato 30 Agosto 2020 16:21


Anathema – Weather Systems: abbandonate ormai da tanti anni le componenti metal, gli Anathema tornano con “Weather Systems” a due anni di distanza dal buon “We’re Here Because We’re Here”. Il disco inizia nel miglior dei modi con “Untouchable, Part 1” seguita dalla pericolosamente sdolcinata (musicalmente) “Untouchable, Part 2” (come anche “Lightning Song”). Ricerca della melodia evocativa come nella epica “Internal Landscapes” con la solita maestria tecnica e pulizia sonora. Continua l’evoluzione prog-melodiosa degli Anathema, apprezzabile o meno a seconda dei gusti, ma comunque di qualità. (z.) Voto: 7

Killing Joke – MMXII : negli ultimi anni gli storici Killing Joke sembrano rinati, predicando per pochi e senza troppa concorrenza, il verbo dell’industrial rock. “MMXII” è un titolo adattissimo alle sonorità apocalittiche di Jaz Coleman e soci, che pur continuando a macinare riff e atmosfere ossessivo-opprimenti con grande mestiere, risentono inevitabilmente (e comunque molto meno della maggioranza dei gruppi con più di 3 decenni di attività alle spalle) dell’età che avanza e della proporzionale mancanza di grosse nuove idee. Per il resto “MMXII” è un lavoro che si fa apprezzare non poco, soprattutto se si è fan. (z.) Voto:6,5

Nicki Minaj – Pink Friday: Roman Reloaded : rinviato e rinviato, il successore del fortunato (ognuno spreca i soldi come preferisce, no?) debutto di Nicki Minaj è finalmente (?) tra noi. “Pink Friday: Roman Reloaded”, se possibile è quasi inferiore al primo: pop-rap dozzinale e irritante (presenziano tra gli altri Lil Wayne e il male assoluto Chris Brown) con infiltrazioni disney-pop (“Marilyn Monroe”) e dance-pop della razza peggiore (“Pound The Alarm”, “Automatic”). (z.) Voto:4-

Voices From The Lake – Voices From The Lake : un mesetto fa scrissi il post sugli italiani d’esportazione, ecco, aggiungeteci anche i Voices From The Lake. Gli italiani Donato Dozzy e Neel debuttano, dopo Silent Drops EP dello scorso anno, con questo disco di cassa dritta lontana e ovattata in un perpetuo ipnotico arricchito da suggestioni minimal-ambientali dal sapore tropicale. Ci si immerge nella foresta pluviale, pare di sentire l’umidità addosso, le goccioline che cadono sulle foglie e distanti richiami faunistici. Un viaggio mentale da fare assolutamente. (z.) Voto: 7

Meshuggah – Koloss : il ritorno di una delle metal band più importanti degli ultimi venti anni. Gli svedesi Meshuggah hanno coniato uno stile personalissimo fatto di grande tecnica unita ad una potenza veramente incredibile, tanto che a volte non sembrano neanche umani e si finisce per pensare di star ascoltando dei robot programmati per macinare riff. Mancavano dal 2008, dall’ottimo “obZen” (“Bleed” rimane un pezzo clamoroso) e li ritroviamo quattro anni dopo con Koloss, un lavoro nuovamente violento e d’impatto, un po’ troppo confinato nel loro trademark sound con qualche limitazione a livello di scrittura che tende ad avanzare album dopo album. (z.) Voto: 6/7

Kindness – World, You Need a Change of Mind : la copertina è di quelle che fanno immediatamente pensare ad una nuova icona della scena indie. Il primo approccio con il contenuto musicale è altrettanto d’impatto: post-chillwave contaminata da vibrazioni black. Basso sinuoso e profumi soul in “Anyone Can Fall In Love”, psichedelia in “Gee Wiz”, discofunk sulla scia dei primi Phoenix in “Cyan” e i sei minuti di pappone-music dell’iniziale “SEOD” delineano un debutto di un personaggio interessante con alcune idee valide, ma che forse deve ancora trovare la giusta formula. (z.) Voto: 6,5

Lee Ranaldo – Between the Times and the Tides: di vecchie chiome alt rock con la sindrome di peter pan ne abbiamo viste parecchie lo scorso anno (J Mascis, Thurston Moore, Stephen Malkmus). Quest’anno ad aprire le danze ci pensa Lee Ranaldo, l’ex compagno di Thurston Moore negli storici Sonic Youth con un disco che suona come un lavoro di un vecchio rocker che non riesce a distaccarsi dal periodo d’oro della sua carriera artistica (fine anni ’80)… e così ci troviamo l’alt rock americano tinteggiato di college sound alla R.E.M. e una manciata di brani ben scritti, ben suonati (dalla band di supporto) e decisamente riusciti. (z.) Voto: 7-

Young Prisms – In Between : a praticamente un anno esatto dal debutto “Friends for Now” tornano i dreamgazer di San Francisco. I dubbi che aveva alzato il precedente disco in parte rimangono ma sembra migliorata la qualità di scrittura, come dimostra il bel singolo “Floating In Blue”, nonostante il suo ricordare i padri del genere di 20 anni fa. Devono dimostrare ancora tanto… (z.) Voto:6+

Miike Snow – Happy to You : seconda prova per il conigliocornuto (o meglio jackalope) progetto svedese, a tre anni di distanza dal chiacchierato omonimo. Indie pop elettronico molto ben prodotto con lontane influenze dal sapore Vampire Weekend (“Enter The Jokers Lair”, “Archipelago”) via Death Cab for Cutie&Coldplay (“Devil’s Work”). Presente la connazionale Lykke Li in “Black Tin Box”. Manca ancora qualcosa… (z.) Voto: 6,5

Shinedown – Amaryllis : ai tempi dell’esordio li apprezzavo non poco… certo la giovane età aiutava, ma etichettare la band guidata da Brent Smith come “rock band per ragazzini/e” è sbagliato, tanto che anche in questo quarto disco dimostrano di essere forse il gruppo più credibile (insieme agli Alter Bridge) tra tutta la marmaglia rock-fm che ha invaso il Nord America nell’ultimo decennio (Nickelback, Hinder, Daughtry, Theory of a Deadman…). (z.) Voto: 6

Whirr – Pipe Dreams : ormai è chiaro che se vuoi fare shoegaze, il mix di guitar-wall e voci eteree non basta più (tutto ciò non può continuare ad impressionare)… bisogna avere le canzoni. “Pipe Dreams”, il debutto dei Whirr ne ha almeno cinque (l’impatto di “Flashback” è un gran bel numero) e in generale si muove decisamente bene tra le lentezze dreamy in zona Slowdive (“Reverse”) e ritmi più sbarazzini (“Bogus”). (z.) Voto:7-

The All-American Rejects – Kids in the Street : Ridendo e scherzando sono passati dieci anni dalla modern rock hit “Swing, Swing” e sempre ridendo e scherzando siamo arrivati al quarto disco per la band di Tyson Ritter. Ancora power-pop da classifica senza nessua velleità artistica. Diretto, orecchiabile quanto banale e plasticoso. Qualche minima variazione nella seconda parte dell’album. Destinato ad un pubblico under-20. (z.) Voto: 5+

Melanie Fiona – The MF Life : tolta la voce, “The MF Life” (che nel complesso non è neanche male) potrebbe appartenere a qualsiasi act soul/r&b/pop uscito negli ultimi quindici anni. Mancano trovate stilistiche che la rendano unica. (z.) Voto: 5,5

The Used – Vulnerable & Lostprophets – Weapons: fotografie attuali di due band intrappolate nei propri limiti. Due progetti che vanno avanti per la propria strada accontentando i (sempre meno numerosi) fan, senza essere più in grado di trovare il successo (un po’ fortunoso…) di dieci anni fa. (z.) Voto: 5 e 5

Rocket Juice and the Moon – Rocket Juice and the Moon : diversivo in chiave world music per Damon Albarn, Flea (RHCP) e Tony Allen. Tanto mestiere ed esperienza, ma probabilmente si divertono più che altro loro. (z.) Voto: 6

Soap&Skin – Narrow: secondo disco, o meglio mini-album, per l’austriaca. Brava, ma attendiamo un lavoro più corposo. Interessante la cover di Voyage Voyage. (z.) Voto: 6/7

Mirrorring – Foreign Body: suggestivo debutto per il progetto creato da Liz Harris (ovvero Grouper) e Jesy Fortino (ovvero Tiny Vipers) tra passaggi eterei al limite dell’ambient e dronizzazione delle sonorità pastorali tipiche della folk music. (z.) Voto: 7

Delta Spirit – Delta Spirit : dopo un debutto promettente, con questo terzo disco si giocano probabilmente l’ultima possibilità di fare il grande passo. Gradevole quanto anonimo. (z.) Voto: 6

If These Trees Could Talk – Red Forest : buona anche la seconda prova per la band post-rock di Akron(z.) Voto: 6/7

THEESatisfaction – awE naturalE : il duo (Stasia Irons e Catherine Harris-White) di Seattle alle prese con black music a 360°, tra hip hop, neo soul, r&b e intuizioni sperimentali. Esce per la Sub Pop, non esattamente famosa per queste sonorità. (z.) Voto:7

Unsane – Wreck : i sopravvissuti della scena posthc/noise-rock di NY tornano a mostrare a tutti come si fa a lacerare il suono (e non solo). Suonano un po’ passati, ma è un gran bel sentire… (z.) Voto:7

Gazpacho – March of Ghosts : ottimo prog-art rock per l’ormai rodata formazione norvegese. (z.) Voto:7-

Civil Twilight – Holy Weather : questi me li pompano di continuo nei banner di Spotify… nuovi Muse? Ma manco per sogno (nonostante la brutta piega presa con il passare degli anni dalla band di Bellamy). Rock con il pop nel sangue e l’obiettivo classifica nonostante l’assenza di canzoni incisive. Si sfiora la boy band in “Sweet Resistance”. (z.) Voto:5,5

Sycamore Age – Sycamore Age: interessante debutto di folk diversificato. Come un Jeff Buckley che va su e giù su tappeti mutaformi. Made in Italy. (z.) Voto:6/7

Blood Red Shoes – In Time to Voices : arrivati al terzo album, continuano a convincere senza sorpendere e soprattutto ancora una volta senza fare il grande salto… e intanto il tempo passa… (z.) Voto:6+

La Sera – Sees the Light : seconda fatica per il progetto di Katy Goodman (Vivian Girls). Nulla di eccezionale, ma almeno coerente e non inferiore al debutto. (z.) Voto: 6+

Sigh – In Somniphobia : nono album in più di vent’anni di carriera per la stralunata metal band di Tokyo. Per chi ama il metal, ma anche l’approccio sperimental-giullaresco dei giapponesi. (z.) Voto: 7-

Rusko – Songs : secondo lavoro per Rusko e il suo brosetp (ovvero la dubstep sputtanata) sporco di pop e odori jamaicani. Palati fini statene lontani. (z.) Voto: 5-

CALLmeKAT – Where The River Turns Black : prodotto di indie pop al femminile dalle intenzioni vagamente art e folk senza grossi spunti interessanti (utilizzo di tastiere vintage a parte). (z.) Voto:6+

Esperanza Spalding – Radio Music Society : il talento vocale c’è, il livello tecnico del supporto jazzy anche… manca ancora un po’ di coraggio. (z.) Voto:6

Anti-Flag – The General Strike : veloci, immediati, si confermano ancora dopo tanti anni nome importante (seppure senza troppi guizzi) della scena punk-rock americana. (z.) Voto: 6

White Rabbits – Milk Famous : terza prova, più articolata e creativa, di mosaico indie pop rock. La strada l’hanno trovata, ora devono arrivare alla meta. (z.) Voto:6,5

Seth Lakeman – Tales from the Barrel House : discreto disco per Seth, ma pubblicarlo così vicino all’ultimo ottimo Andrew Bird è un po’ un suicidio…. (z.) Voto:6

EP Consigliato: Daniel Rossen – Silent Hour/Golden Mile

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LEGENDA 2012
10: la perfezione… non esiste
9: capolavoro, fra i migliori di sempre
8: grandissimo disco, probabilmente destinato a rimanere nella storia 5 stars1
7: album di buon livello, manca solo quel qualcosa che lo renda veramente memorabile 4 stars
6: discreto, passa abbastanza inosservato… innocuo 3 stelle
5: disco trascurabile, banale e poco degno di nota 2 stelle
4: album completamente inutile 1 stella
3: disco dannoso, difficile trovare di peggio.
2: neanche Justin Bieber
1: …

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Marzo 2012 – 2° Parte
Marzo 2012 – 1° Parte
Febbraio 2012 – 2° Parte
Febbraio 2012 – 1° Parte
Gennaio 2012 – 2° Parte
Gennaio 2012 – 1° Parte
Migliori Album Internazionali 2011
Migliori Album Italiani 2011
Migliori Album Internazionali 2010
Migliori Album Italiani 2010
Migliori Album Internazionali 2009
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