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Uscite discografiche Luglio 2011: recensioni (1° parte)

Uscite discografiche 2011: Washed Out, Memory Tapes, Limp Bizkit, Raein, SBTRKT, Simple Plan e tanti altri

pubblicato 1 Luglio 2011 aggiornato 30 Agosto 2020 20:48


Washed Out – Within and Without : dopo vari EP e un singolo, “You And I”, capace di spopolare lo scorso anno all’interno di un certo ambiente , Washed Out (Ernest Greene) esce finalmente con l’atteso album di debutto: “Within and Without”. Un disco che mantiene le promesse e si candida a diventare uno dei dischi simbolo di tutta la scena chillwave (se preferite, hypnagogic pop o glo-fi), grazie ad una serie di brani veramente riusciti che presentano echi di balearic sound, synth pop e melodie vagamente dream pop che rendono il tutto decisamente orecchiabile. Perfetta background music per i tramonti estivi di questi giorni. (z.) Voto: 7+

Memory Tapes – Player Piano : due uscite praticamente contemporanee come quelle di Washed Out (vedi sopra) e Memory Tapes (un tempo conosciuto anche come Memory Cassette e Weird Tapes) rappresentano qualcosa di importante per la scena chillwave. Dayve Hawk (alias Memory Tapes) è stato uno dei pionieri del genere e il precedente “Seek Magic” (2009) ne è sicuramente uno dei migliori esempi. Il singolo “Today Is Our Life” (tra l’altro accompagnato da un ottimo video) sembrava anticipare un ritorno ad altissimo livello ed invece devo ammettere di essere rimasto in parte deluso. Ci sono infatti alcuni brani impalpabili… scialbi e vocalmente continua a non convincermi del tutto (come invece fa Washed Out). Buon disco, ma probabilmente inferiore rispetto all’esordio. (z.) Voto: 6/7

Limp Bizkit – Gold Cobra : riecco la band più odiata (prima dell’arrivo dei Linkin Park) della scena nu metal (di cui i Deftones rimangono senza dubbio i migliori esponenti). Se il precedente “The Unquestionable Truth (Part 1)” oltre a presentare sonorità forse più sincere, segnava il ritorno di Wes Borland, questo “Gold Cobra” segna il ritorno dietro le pelli di John Otto. Un disco che già dall’artwork e dai titoli mette in chiaro i clichè di bassa lega tipici della band. Sorvolando sui testi (a tratti imbarazzanti), è facile notare una sostanziale mancanza di idee… che si trasforma in un continuo auto-riciclo di riff, pseudo-rap e slogan del passato (qualche aggiornamento ai nostri giorni, vedi riferimenti all’autotune) che avevano poco senso dieci anni fa, figuriamoci oggi. Per carità, i Limp Bizkit rimangono una band che nei live (sanno suonare…) è capace di esprime una potenza e un’energia assolutamente invidiabile (sembrano ancora dei ventenni)… ma purtroppo in questa sede bisogna valutare esclusivamente il contenuto artistico/musicale dell’album. (z.) Voto: 4/5

Raein – Sulla Linea D’orizzonte Tra Questa Mia Vita e Quella di Tutti : sono da poco tornati i Death Of Anna Karina e ora, a dieci anni di distanza dall’esordio, tornano anche i romagnoli Raein (imparentati con La Quiete), padri indiscussi dello screamo/post-hc made in Italy. Una fama, la loro, che va ben oltre i confini nazionali. In “Sulla Linea D’orizzonte Tra Questa Mia Vita e Quella di Tutti” propongono dieci brani (il precedente album aveva sei “capitoli”) caratterizzati dalla solite sonorità corrosive che nascondono liriche di valore assoluto. Testi intensi e intelligenti, incastonati alla perfezione sotto alle sferzate strumentali, tanto da provocare i brividi in alcuni passaggi. Scaricabile gratuitamente (una piccola offerta sarebbe comunque meritata)… giù il cappello signori. (z.) Voto: 7

SBTRKT – SBTRKT : a volte mi chiedo perchè mai bisognerebbe continuare ad ascoltare sempre i soliti vecchi nomi e sempre la solita musica quando ogni due per tre escono nuovi artisti con qualcosa, di più interessante, da dire. SBTRKT (che sta per Subtract) del tutto nuovo non è, ma questo omonimo lavoro è il debutto su dimensione album. Propone un post-dub(two)step/new garage che sa essere pop e adatto ai club inglesi tanto quanto Katy B (ma in modo più credibile) e in alcuni momenti intenso e caldo come certe cose di James Blake/Jamie Woon. Non solo… qui c’è spazio anche per passaggi vicini al trip hop, house e jungle. Niente male… nonostante certe cose probabilmente evitabili (“Pharohas”). (z.) Voto: 6/7

One Dimensional Man – A Better Man : bisogna ammetterlo, ci è voluta l’esplosione mediatica dei il Teatro degli Orrori e dei loro due ottimi album, per far conoscere ai più gli One Dimensional Man. Il gruppo di Capovilla, torna (su disco… il ritorno live è notizia dello scorso anno) a sette anni di distanza da “Take Me Away” con “A Better Man”. L’esperienza con i TDO ha probabilmente influenzato (anche inconsciamente) la scrittura di “A Better Man”, sicuramente meno “noise” dei primi lavori, ma dire che gli One Dimensional Man del 2011 siano una versione english dei TDO sarebbe oltremodo errato. Il contesto, passatemi il termine, maggiormente pop rispetto al passato non impedisce diverse quanto gradite sperimentazioni (non sempre riuscite) inedite per la band. Un lavoro sicuramente interessante ma discontinuo e personalmente continuo a pensare che Pierpaolo Capovilla renda meglio (lato testi, interpretazione ed impatto) in italiano. Voto: 6,5 (z.)

Digitalism – I Love You Dude : i Digitalism arrivarono al successo in pieno periodo post-nu rave con “Pogo”, singolo perfetto nel suo intento di unire il mondo dance con quello rock (se non ricordo male passava persino su Virgin Radio… per quanto questo possa voler dire). Il disco che lo conteneva, “Idealism”, gravitava attorno a quel pezzo, con influenze vecchie di qualche anno (Daft Punk belli presenti, come altri della scena 95-00), aggiornate per il pubblico indie (soprattutto quello più giovane). Il discorso non cambia di una virgola con questo secondo album… ancora una volta brani pieni di energia adatti soprattutto a quelle serate in cui cervello e gusto critico diventano degli optional e quello che conta è lasciarsi andare. (z.) Voto: 5+

Emmy the Great – Virtue : a due anni di distanza da “First Love” torna Emma-Lee Moss (originaria di Hong Kong) in arte Emmy the Great. Immagine graziosa la sua, piena zeppa di quelle caratteristiche che fanno perdere la testa a le indie(pop)-girls inglesi, ben fotografata dall’artwork (quasi mainstream a dirla tutta) di questo “Virtue”. Un passo (difficile dire se in avanti o indietro) verso territori che si distaccano in parte dal folk-pop dell’esordio, impreziosendo la scrittura con chitarre e arrangiamenti meno scarni, garantiti da una produzione molto attenta alla pulizia. Il risultato finale non è male, ma nel complesso c’è una certa anonimia di fondo… quella che, per dire, non ha Laura Marling. (z.) Voto: 6+

Sons and Daughters – Mirror Mirror : ci sono band destinate ad essere dimenticate… forse è un po’ forte dirlo, ma molto probabilmente i Sons and Daughters sono una di quelle. Questo perchè sulla carta avrebbero influenze abbastanza varie… garage revival, post-punk, noir-pop, wave alla Devo/B-52’s fino a certe cose di Violent Femmers e Nick Cave… ma poi amalgamando il tutto il risultato è tutt’altro che convincente. Vuoi la voce di Adele Bethel (che si alterna a quella di Scott Paterson) a volte decisamente odiosa e stereotipata e vuoi la mancanza di pezzi veramente memorabili (se si esclude “Bee Song”)… ma questo “Mirror Mirror” è un disco che difficilmente lascerà traccia di sé. (z.) Voto: 6

Parsec – Reset : i bolognesi Parsec hanno appena dato alla luce “Reset”, un gran bell’EP di post-rock che, coprendo un po’ tutto il genere, riesce persino ad essere originale (cosa non facile, nel 2011, in questo ambito). C’è il post-rock epico, c’è (forse) un omaggio ai GYBE! in “Goya” (vedi “Moya”), c’è il post-rock più angolare, c’è (in “Monty Brogan”) l’amore per i concittadini Massimo Volume, ci sono incursioni quasi post-metal e ci sono inserimenti di violino e tastiere (molto riuscito l’intro di “Zenit”) che riescono a elevare sopra la media l’intero lavoro. (z.) Voto: 6/7

Simple Plan – Get Your Heart On! : durante gli anni zero il Canada ci ha regalato tanta buona musica… ma anche tanta roba evitabile… Nickelback, Avril Lavigne, Justin Bieber e… Simple Plan. Onestamente non avrei mai scommesso sul fatto che i Simple Plan sarebbero arrivati al 4° disco, ma evidentemente avrei dovuto farlo, dato che “Get Your Heart On!” è qui che certifica (stappiamo le bottiglie) la loro esistenza. Bisogna dire che musicalmente un minimo sono maturati dagli esordi teen, ma il target sembra essere lo stesso dato che ancora una volta (con il precedente avevano provato a fare qualcosa un minimo diverso… pasticciando) ci propongono il loro pop punk/pop rock da TRL caratterizzato da liriche da terza media. Se avete meno di sedici anni e se proprio non potete fare a meno di certe canzoncine potrebbe anche fare per voi, altrimenti meglio starne alla larga. (z.) Voto: 4+

Foster the People – Torches : dagli Hard-Fi in poi, abbiamo visto tanti gruppi “indie” trasformarsi in simil one-hit-wonder, capaci di azzeccare il singolo di lancio e poi finire nel dimenticatoio in poco tempo. Dico questo perchè questi Foster The People hanno tutte le caratteristiche per aggiungersi alla lista. La loro “Pumped Up Kicks” in USA (e non solo) è andata benissimo e difficilmente ripeteranno tale exploit. Gli ingredienti base non sono poi così interessanti: indie pop rock ballabile e un tocco di elettronica… divertimento e spensieratezza, nel complesso decisamente gradevole. Alcuni dicono che i MGMT avrebbero dovuto fare un disco come questo (al posto di “Congratulations”) per replicare il successo del debutto… beh, non hanno tutti i torti. (z.) Voto: 6+

The Feeling – Together We Were Made : che i The Feeling non fossero delle teste di serie sinceramente lo si era capito già dall’album di debutto, quel “Twelve Stops and Home” che conteneva la hit (tuttora uno dei loro brani migliori) “Sewn”. Se qualcuno aveva ancora dei dubbi, ci ha pensato il successivo e trascurabilissimo “Join With Us” a toglierli. “Together We Were Made” almeno non si presenta come un clone dei due lavori precedenti (alcuni passaggi quasi world-pop), ma a grandi linee siamo ancora in territori di soft rock/pop decisamente innocui e degni di nota. (z.) Voto: 5

Is Tropical – Native To : piuttosto chiacchierato questo album di debutto degli inglesi Is Tropical. Musicalmente parlando è veramente difficile capire il motivo di tutto ciò, dato che quello contenuto in “Native To” non è altro che un concentrato insipido di electro rock e indie pop. Più facile capirne il motivo se si guarda questo lavoro dall’ottica del business dato che le carte in regola per fare bene nei club indie (magari quelli sulla spiaggia, senza fare nomi) di mezzo mondo durante questa estate 2011. (z.) Voto: 5/6

Boris – Attention Please e Heavy Rocks : dire quanti sottogeneri musicali abbiano toccato i giapponesi Boris nell’arco della quasi ventennale carriera è un’impresa non da poco. Una tabella di marcia schizofrenica la loro, che viene manifestata anche dalla scelta di fare uscire contemporaneamente due nuovi dischi: “Attention Please” e “Heavy Rocks”. Due lavori piuttosto differenti, il primo presenta sonorità più dilatate e… pop, il secondo invece è caratterizzato da un violento stoner rock, duro e crudo (e un po’ casinista…). Due dischi che dimostrano ancora una volta la capacità di passare da un genere all’altro senza problemi, ma allo stesso tempo la difficoltà di definire un Boris-sound ben riconoscibile. (z.) Voto: 6+ e Voto: 6,5

Rival Sons – Pressure & Time : negli ultimi dieci anni abbiamo visto parecchie band fortemente influenzate dai Led Zeppelin, in grado però di aggiungere un tocco decisamente personale alla proposta musicale (Mars Volta, The Music, Wolfmother…). I californiani Rival Sons, all’interno del loro “Pressure & Time”, invece faticano parecchio a proporre qualcosa in grado di andare oltre al tipico blues-hard rock anni ’70 (a tratti sembrano veramente una cover band di Plant & co) che oggi, nel 2011, ha veramente poco da dire. Certo, sono bravi e hanno già un gran bel “tiro”, ma chi pensa che il “salvataggio del rock” debba passare per forza attraverso queste sonorità trite e ritrite si sbaglia di grosso. (z.) Voto: 6

Casino Royale – Io e La Mia Ombra : a cinque anni di distanza dall’ultimo “Reale” e a quattordici dal loro capolavoro “CRX” tornano i Casino Royale, una delle band più inclassificabili della storia della musica italiana. Agli esordi giocavano con lo ska, ma poi seppero spostarsi (con gran gusto) verso territori più elettronici, dub e hip hop. “Io e la Mia Ombra” è un frullato di tutte le loro influenze e il risultato finale è qualcosa che definirei electro-soul-reggae-pop… che, escludendo il lato black, potrebbe erroneamente anche far pensare ai Subsonica degli esordi. Un disco caratterizzato da un certo sbalzo qualitativo fra i pezzi più “oscuri” (“Solitudine di Massa”, “Città di Niente”) e i pezzi un po’ più “furbetti” (“Ora Chi Ha Paura”). (z.) Voto: 6+

City Final – How We Danced : negli ultimi tempi il grande nome legato a Roma è sicuramente quello de I Cani, ma la città presenta altre interessanti sorprese. I City Final provano a farsi largo con l’album di debutto “How We Danced”, una collezione di belle canzoni pop rock dalle tinte scure, nipote della scena inglese anni ’80 e figlio dell’ammodernamento anni zero ( The National, Editors…). Senza volere fare confronti scomodi, come nel post-punk originale (con Litfiba e Diaframma), anche nel revival siamo arrivati (vedi anche i Joycut) sicuramente in ritardo, ma nel modo giusto. (z.) Voto: 6,5

Xe-NONE – Dancefloration : una grande e grossa risata… (z.) Voto: 3/4

Pitbull – Planet Pit : per gli amanti dei Kuduri, delle Gasoline e di tutto il mondo latin-truzzo. (z.) Voto: 3

Shabazz Palaces – Black Up Voto: 7 (z.)
Junior Boys – It’s All True Voto: 6,5 (z.)
Taking Back Sunday – Taking Back Sunday Voto: 5 (z.)
Iceage – New Brigade Voto: 6/7 (z.)
Kangding Ray – OR Voto: 6/7 (z.)
Mini Mansions – Mini Mansions Voto: 6+ (z.)
Origin – Entity Voto: 6/7 (z.)
Cabeki – Il Montaggio Delle Attrazioni Voto: 6,5 (z.)
Gazebo Penguins – Legna Voto: 6,5 (z.)
Ty Segall – Goodbye Bread Voto: 6,5 (z.)
Selena Gomez – When the Sun Goes Down Voto: 4 (z.)
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LEGENDA
10: la perfezione… non esiste
9: capolavoro, fra i migliori di sempre
8: grandissimo disco, probabilmente destinato a rimanere nella storia
7: album di ottimo livello, manca solo quel qualcosa che lo renda veramente memorabile
6: discreto, passa abbastanza inosservato… innocuo
5: disco trascurabile, banale e poco degno di nota
4: album completamente inutile
3: disco dannoso, difficile trovare di peggio.
2: neanche Justin Bieber
1: …

—— Precedenti ——
Giugno 2011 – 2° Parte
Giugno 2011 – 1° Parte
Maggio 2011 – 2° Parte
Maggio 2011 – 1° Parte
Aprile 2011 – 3° Parte
Aprile 2011 – 2° Parte
Aprile 2011 – 1° Parte
PRIMO TRIMESTRE 2011
Dicembre 2010
Novembre 2010 – 2° Parte
Novembre 2010 – 1° Parte
Ottobre 2010 – 2° Parte
Ottobre 2010 – 1° Parte
Settembre 2010 – 2° Parte
Settembre 2010 – 1° Parte
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