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Uscite discografiche Settembre 2012 (2° parte): recensioni

The Killers – Battle Born : “Hot Fuss” era un buon incrocio tra palaculaggine e gusto indie, “Sam’s Town” tra alti e bassi non fallì ma con “Day & Age” (preludio alla pausa) mostrarono il lato più pacchiano della loro proposta musicale (non sorprende che gli italiani abbiano gradito). In un certo senso con “Battle

pubblicato 19 Settembre 2012 aggiornato 30 Agosto 2020 13:49


The Killers – Battle Born : “Hot Fuss” era un buon incrocio tra palaculaggine e gusto indie, “Sam’s Town” tra alti e bassi non fallì ma con “Day & Age” (preludio alla pausa) mostrarono il lato più pacchiano della loro proposta musicale (non sorprende che gli italiani abbiano gradito). In un certo senso con “Battle Born” si riprendono da tentazioni iper-glitter ma lo fanno affossando il colpo in un mare di generico pop rock stadium-oriented (il boss, U2) con alcuni passaggi decisamente evitabili (incommentabile l’arrangiamento di Be Still). (z.) Voto: 5+

Grizzly Bear – Shields : Daniel Rossen questa primavera è uscito con un ottimo EP solista ma i più era il ritorno dei Grizzly Bear che aspettavano. Il precedente “Veckatimest” fu l’album della consacrazione, “Shields” doveva confermare. Lo fa ma lo si scopre dopo parecchi ascolti: il primo impatto lascia poco, poi tutto cresce molto bene e rischia di affascinare non poco. Bel disco, ma penso che possano ancora fare meglio. (z.) Voto: 7

Band Of Horses – Mirage Rock : va beh, i sentori c’erano già nel precedente e abbastanza anonimo “Infinite Arms” ma qui purtroppo (e lo dico davvero) c’è la conferma di una band che ha perso la retta via. Lungo le tracce di Mirage Rock è veramente difficile riconoscere la stessa band che appena sei anni fa esordiva con un brano eccelso (e ormai storico) come “Funeral”. In “Mirage Rock” suonano come mestieranti pop-rock via americana senza idee e hook degni di nota. Passano dalla noia “Show Cruel Hands Of Time” ad ingenui passaggi power-pop (“Knock Knock”, “A Little Biblical”) senza lasciar traccia.(z.) Voto: 5

Dave Matthews Band – Away From The World : da 20 anni la Dave Matthews Band è sinonimo di grandi live guidati da una tecnica assoluta ma anche di una discografia costellata da alti e bassi. Fortunatamente “Away From The World” non sembra rientrare in quest’ultima categoria. (z.) Voto: 6,5

Bob Mould – Silver Age : cinquantadue anni e non sentirli. Lo storico leader degli Hüsker Dü realizza un disco bello compatto, rock diretto e senza troppe pretese. Il gioco funziona a più riprese (alzuni pezzi non fanno sentire la mancanza dei R.E.M.) ed è una fortuna che in giro ci siano ancora personaggi come Mould e Mascis (vedi ultimo Dinosaur Jr.) che continuano a tenere alta la bandiera di tutta la scena alt americana di venticinque anni fa. (z.) Voto: 6/7

Mount Eerie – Ocean Roar : due bei dischi nel giro di quattro mesi? Possibile se ti chiami Phil Elverum/Mount Eerie. Meno “cantautorale” del fratellastro “Clear Moon” uscito a maggio, “Ocean Roar” è orientato maggiormente verso territori scuri, post, dronizzati… insomma potrebbe piacere di più ai metal hearts che ai folksters.(z.) Voto: 7

Cult Of YOuth – Love Will Prevail : secondo album via Sacred Bones per il quartetto di Brooklyn dopo l’omonimo e tutto sommato apprezzabile disco dello scorso anno. In “Love Will Prevail” non sembrano riuscire ad evolvere (e variare) più di tanto la loro personale formula neofolk+postpunk.(z.) Voto: 6,5

The Raveonettes – Observator : così zitti zitti, mai sopra le righe e senza mai deludere il duo danese superano il decennio di carriera con “Observator”. Non innova, non passerà alla storia ma tra le nove canzoni che compongono il disco non c’è un pezzo debole ed in generale è sicuramente tra le cose migliori mai fatte dai due. (z.) Voto: 7-

John Frusciante – PBX Funicular Intaglio Zone : John fa un po’ quello che gli pare e va rispettato anche solo per questo motivo. Poco importa se “PBX Funicular Intaglio Zone” a volte sembra più un pasticcio (synth, beats, drumn & bass, breakcore, rap…) che altro: mentre i RHCP rimangono incastrati – affondando – nel music business, John porta avanti il suo personalissimo percorso artistco vario e fuori dal mondo. (z.) Voto: 6+

Woodpecker Wooliams – The Bird School of Being Human : per la giovane polistrumentisa (anche in contemporanea) inglese questo potrebbe essere l’album in grado di darle un briciolo di popolarità dopo varie uscite home-made o quasi. Crea un microuniverso da infanzia in casa di campagna, tra natura (leitmotiv del disco gli uccelli), folk e sperimentazioni alt-pop sempre e comunque a bassa fedeltà. Un mix di Joanna Newsom con meno pretese e una Bjork fatta in casa. (z.) Voto: 7

David Byrne & St. Vincent – Love This Giant : il rischio era tanto… far convivere due artisti di questo livello ma appartenenti a due generazioni così diverse non era facile. Onestamente non erano in tantissimi quelli sentivano il bisogno di un disco come “Love This Giant” dove sia David che l’autrice di uno dei migliori dischi dello scorso anno dimostrano comunque il loro grande talento… dimostrano, ma sotto sotto c’è poco di memorabile. (z.) Voto: 6+

Billy Talent – Dead Silence : a quasi dieci anni dall’esordio i canadesi Billy Talent escono con il loro quarto album. Considerando i precednti, stranamente non si chiama “Billy Talent IV” ma musicalmente non si discosta molto dalle prove passate. La loro è comunque una evoluzione (dovuta anche all’età… non sono più dei pischelli) graduale e naturale che potrebbe garantire qualche ora di intrattenimento a chi rimarrà deluso dal nuovo dei Green Day. Non danno fastidio a nessuno e non vengono iperosannati (a parte in madrepatria)… onesti. (z.) Voto: 6

Pet Shop Boys – Elysium : nulla di nuovo sotto il sole, ma nel complesso è un discreto disco pop realizzato con astuzia e esperienza. (z.) Voto: 6

Wax Poetic – On a Ride : il progetto newyorkese post-triphop non ha mai conosciuto il successo e forse non è del tutto ingiusto. Tantissimi guest (tra cui anche Jovanotti… dai festeggiamo…) ma poca sostanza. (z.) Voto: 5/6

The Helio Sequence – Negotiations : fermi da quattro anni il duo di Portland torna dopo il successo di “Keep Your Eyes Ahead”. La scrittura è buona (anche se i picchi sono pochi) ma sono rimasti un po’ fermi all’US indie pop-rock anni zero. (z.) Voto: 6+

Deerhoof – Breakup Song : ennesimo eclettico disco per i Deerhoof, sempre imprevedibili ma sempre più prevedibili nella loro imprevedibilità. (z.) Voto: 6+

Skunk Anansie – Black Traffic : non c’è bisogno di fare un disco per andare in tour… alcune band in zona sopravvivenza dovrebbero impararlo. (z.) Voto: 5-

Bob Dylan – Tempest : Dei grandi vecchi Bob Dylan è uno dei pochi che continuano a realizzare dischi di valore. Non fa difetto “Tempest”, ma fossilizzarsi qui e/o osannare a livelli estremi come fanno alcuni (i soliti retrogradi…) sarebbe sbagliato.(z.) Voto: 6/7

Calexico – Algiers : via liscio e senza sussulti… se la cavano di mestiere. (z.) Voto: 6,5

Beachwood Sparks – The Tarnished Gold : armonie, atmosfere e indubbio valore… ma la noia rischia di cancellare tutto. (z.) Voto: 6+

Aimee Mann – Charmer : album tranquillamente trascurabile. (z.) Voto: 5/6

Jon Spencer Blues Explosion – Meat And Bone : la candela punk-blues si sta spegnendo… (z.) Voto: 6-

Smash Mouth – Magic: via via… (z.) Voto: 4,5

Alessandro Fiori – Questo Dolce Museo : cantautorato intelligente. Cuore e cervello. (z.) Voto: 7

P!nk – The Truth About Love : tra ballads e uptempo, disco pop con poche idee e spesso stucchevole, ma in radio c’è di peggio. (z.) Voto: 5

ZZ Top – La Futura: tanta barba (z.) Voto: 5/6

LEGENDA 2012
10: la perfezione… non esiste
9: capolavoro, fra i migliori di sempre
8: grandissimo disco, probabilmente destinato a rimanere nella storia 5 stars1
7: album di buon livello, manca solo quel qualcosa che lo renda veramente memorabile 4 stars
6: discreto, passa abbastanza inosservato… innocuo 3 stelle
5: disco trascurabile, banale e poco degno di nota 2 stelle
4: album completamente inutile 1 stella
3: neanche Justin Bieber, difficile trovare di peggio.
2: non c’è limite al peggio
1: …

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Febbraio 2012 – 1° Parte
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