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Uscite discografiche Aprile 2012 (2° parte): recensioni

Recensioni nuovi album di Afterhours, Chromatics, Spiritualized, Jason Mraz, Train, Alabama Shakes e tanti altri

pubblicato 19 Aprile 2012 aggiornato 30 Agosto 2020 16:10


Chromatics – Kill For Love : i Chromatics hanno tutto quello che serve per essere uno dei simboli di questo 2012. Mancavano dal 2007 dall’acclamato “IV: Night Drive”, primo vero traguardo dopo una lunga gavetta. Cinque anni nei quali sono tornati alla ribalta con (guarda caso…) la loro presenza all’interno della colonna sonora di Drive. Ed è proprio quella l’atmosfera che si respira nel lungo “Kill For Love”, guidare di notte in mezzo ad un buio intervallato da isolate luci colorate, aria fredda e un leggero effetto narcotico dovuto o al troppo alcool o al sonno. E’ un mix di dream pop e synth pop di melanconia eighties, curato nel dettaglio (e alcune trovate di effettistica assolutamente personali… quasi da trademark sound). In un sottogenere così affollato e ultimamente bello saturo, loro (assieme, ma in modo molto differente, ai i Beach House) guardano tutti dall’alto al basso. Lasciate perdere la copertina, questo non sarà il “Loveless” degli anni dieci, ma rimane comunque uno dei migliori album usciti negli ultimi mesi. (z.) Voto: 7,5

Afterhours – Padania: le premesse per il disastro c’erano tutte: una carriera che tra sbandate e qualche raro bagliore sembrava aver già detto tutto, il titolo provocatorio, la promozione negli store manco uscissero dai talent, il pieno appoggio di riviste “musicali” di dubbio spessore e l’aria da antipatiche prime dOnne (decisamente di TenDenza nel “mOvimento alternative” italiano). Invece la band di Manuel Agnelli (qui decisamente in forma… e gioca pure a fare il Demetrio) è riuscita a mettere insieme i cocci e realizzare un signor disco che riesce a suonare piacevole (nelle ballads semi-acustiche), lasciando comunque spazio anche a sperimentazioni per una volta funzionali e azzeccate. Insomma, dopo alcuni anni di transizione gli Afterhours si prendono una bella rivincita. (z.) Voto:7-

Spiritualized – Sweet Heart Sweet Light : ogni volta che esce un disco degli Spiritualized (procurarsi “Ladies and Gentlemen We Are Floating in Space” è d’obbligo) è un evento, se non altro per via della salute, completamente distrutta, del leader Jason Pierce (vicino alla morte più volte). L’ex Spaceman 3 e la sua band mancavano dal 2008 quando pubblicarono l’interlocutorio “Songs in A&E”. Anticipato dal coraggioso singolo “Hey Jane”, “Sweet Heart Sweet Light” si muove invece su territori meno rischiosi, quelli della cullante psichedelia diluita con soul e cori gospel che già in passato ha fatto la fortuna della band. La scrittura convince ancora (non in tutti i brani) e il risultato finale ci ricorda che tutto sommato l’importante è che gli Spiritualized siano ancora tra di noi. (z.) Voto: 7

Alabama Shakes – Boys & Girls : ebbene sì, l’hype non è solo questione di band per pubblico giovane, gli Alabama Shakes dimostrano che può essere un fenomeno aperto anche ad un target più attempato, magari amante degli stereotipi classic rock e incapace di rimanere al passo con i tempi. Gli Alabama Shakes sembrano fatti apposta per loro: il debutto “Boys & Girls” maneggia vecchio rock (meglio se southern o comunque contaminato con blues e soul) con sporadiche influenze più moderne (Kings of Leon). Nota di colore… leader del gruppo è Brittany Howard, personaggio piuttosto interessante… vocalmente (un po’ Janis…) e non. (z.) Voto: 6,5

The Wave Pictures – Long Black Cars : tra i maggiori esponenti dell’indie anni zero (pur non essendo mai stati baciati dal successo) i The Wave Pictures tornano con “Long Black Cars” (per la Moshi Moshi). Solite sonorità al limite del lo-fi e sguaiatezza sempre dietro l’angolo, ma è così che il concetto dell’indie vorrebbe le cose e loro, nel loro piccolo, continuano a starci dentro fino al collo. (z.) Voto: 6/7

Lotus Plaza – Spooky Action at a Distance : Lotus Plaza è il progetto di Lockett Pundt dei Deerhunter. Meno appariscente e “personaggio” di Bradford Cox/Atlas Sound, in realtà Lockett è un tassello fondamentale della band di “Halcyon Digest”. Lo si sente anche in “Spooky Action at a Distance”, secondo (e probabilmente migliore) album a nome Lotus Plaza. Indie pop/rock con influenze dream e lontananze psichedelico-gaze. Manca forse il pezzone da novanta, ma per il resto giù il cappello.(z.) Voto:7

Train – California 37 : il colpa di coda (la pessima “Hey, Soul Sister”) ha risanato una carriera che sembrava destinata ad un veloce declino. I Train non hanno perso troppo tempo tornando sul mercato con “California 37” un disco che conferma la mediocrità stilistica già dimostrata in passato ed esaspera se possibile i passaggi più banali (“50 Ways To Say Goodbye”, “Mermaid”). Evitabile. (z.) Voto:4/5

Jason Mraz – Love Is a Four Letter Word: quattro lunghi anni sono passati dal “We Sing. We Dance. We Steal Things”, caratterizzato da una grande longevità dovuta all’enorme successo spalmato a livello temporale e geografico di “I’m Yours”. I clichè ci sono tutti, il pop semi-acustico da tramonto sulla spiaggia (o da radio fm) è qui presente e in più di una occasione si ha l’impressione che la ricerca della nuova “I’m Yours” sia l’obiettivo primario. Jason non è più un ragazzino e si lascia andare anche in mood meno estivi (ma sempre piuttosto sdolcinati). Consigliato solo a chi fa di Jason Mraz la propria ragione di vita. (z.) Voto:5-

Cosmetic – Conquiste : tornano gli italianissimi Cosmetic (ve li presentai ai tempi di “Non Siamo di Qui”, 15° nella classifica italiana del 2009), che nonostante la giovane età calcano i palchi già da parecchio tempo. Nessuna maturazione veramente importante (soprattutto live hanno ancora l’attitudine da liceali) ma ancora una volta una manciata di buone canzoni a metà strada tra lo shoegaze più innocuo, l’alt-rock anni ’90 e melodie pop. Attendiamo il grande passo. (z.) Voto:6,5

CryBaby – CryBaby : Danny Coughlan in arte CryBaby sarebbe stato una perfetta meteora degli anni ’90. La sua “I Cherish The Heartbreak More Than The Love That I Lost” ha nel dna, la sensibilità pop e la giusta melodia per diventare una one hit wonder dei nostri giorni. Attorno ad essa ruotano brani dal sapore retrò (i riferimenti vanno dai crooner anni ’50, Roy Orbison e ovviamente Morrissey) sapientemente scritti ed eseguiti. Non è uno di quei dischi che si troveranno nelle classifiche di fine anno, ma non si può fare altro che apprezzare questo artista così fuori dagli schemi nel suo essere così ordinario e anti-cool. (z.) Voto: 7

M. Ward – A Wasteland Companion : uno dei grandi cantautori degli anni zero (e metà con Zooey Deschanel degli She & Him), M. Ward torna a tre anni da “Hold Time” con “A Wasteland Companion”, un disco onesto (e senza troppi picchi) di pop folk, tra tradizione e melodia sempre con gusto. (z.) Voto: 7-

Of Monsters And Men – My Head Is An Animal : in perenne pericolo Arcade Fire-plagio (o “Home” dei Edward Sharpe and the Magnetic Zeros in “Little Talks”) ma dannamente piacevoli. (z.) Voto: 6/7

Choir of Young Believers – Rhine Gold : seconda ambiziosa opera per la band danese. Qualche ottima intuizione sospesa, da sviluppare ancora pienamente.(z.) Voto: 6,5

Pond – Beard Wives Denim : da non confonderli con i Pond americani degli anni ’90, questi Pond arrivano dall’australia con forti dosi di rock acido che in questo “Beard Wives Denim” convince più che in passato. (z.) Voto: 6,5

Management Del Dolore Post-Operatorio – Auff! : secondo (e più riuscito album) di questa giovane realtà made in Italy. Rock di base, sfruttano la scia del recitato semi-spoken inserendosi a metà tra la colta supponenza del Teatro Degli Orrori e sonorità più cazzare alla Stato Sociale… ma non solo, c’è pure una lontana ombra del primo Vasco Rossi. (z.) Voto: 6,5

BADBADNOTGOOD – BBNG2 ; progetto free e completamente slegato dall’obsoleto modo di intendere la discografia, qui (tra gli altri) alle prese con Kanye West, James Blake e loro santità My Bloody Valentine in versione strumentalele hip hop-jazz. Grande gusto. (z.) Voto: 7

Ladyhawke – Anxiety : l’album di debutto di quattro anni fa aveva fatto ben sperare. Anche per questo motivo è un vero peccato che questo secondo disco della neozelandese deluda le aspettative. Il singolo “Black, White & Blue” è tra gli Abba e le ultime maleodoranti cose dei Garbage e anche altrove non si va tanto oltre il pop/rockettino dal sapore europeo con innocui innesti elettronici. (z.) Voto: 5,5

Il Pan Del Diavolo – Piombo, Polvere e Carbone : le buone (a tratti ottime) impressioni del debutto “Sono all’Osso” vengono qui confermate… anche se iniziano già ad affiorare alcune ripetizioni dei propri schemi stilistici. (z.) Voto: 6,5

Graham Coxon – A+E : l’ex Blur (come l’ex RHCP, Frusciante) può vantare una discografia intensa quanto confusionaria, ma nessuno degli album precedenti suonava come l’ultima fatica “A+E”. Un Graham libero e sperimentale… animo punk, riff garage, beat electro-kraut e quella scrittura pop che non lo ha mai abbandonato. Una volta tanto… non solo per fan. (z.) Voto:7-

Elaquent – The Scenic Route : bel disco di hip hop strumentale. Beat liquidi e contagiosi con interessanti micro-micro-micro spostamenti sui tempi delle battute che rendono meno prevedibile la proposta. (z.) Voto: 6/7

Keaton Henson – Dear : un po’ un Perfume Genius con la chitarra acustica… dolce e intenso. (z.) Voto: 7-

The Wedding Present – Valentina : venticinque anni dopo il debutto, tornano i Wedding Present con un discreto disco di discreto guitar-pop. Nulla più. (z.) Voto: 6+

Dino Fumaretto – Sono Invecchiato di Colpo : Dino si ritaglia nuovamente uno spazio più che onesto tra i nuovi cantautori italiani. (z.) Voto: 6,5

Pontiak – Echo Ono : sfornano in continuazione questi paladini della scena psychedelic/stoner rock americana. (z.) Voto: 6+

Grand Duchy – Let The People Speak : Frank Black (Pixies) e la moglie Violet Clark insieme per un prodotto decisamente scadente. (z.) Voto: 5

Alex Clare – The Lateness of the Hour : discreto debutto sospeso tra pop-soul da classifica e suggestioni elettroniche (versante dubstep). (z.) Voto: 6

Dr.John – Locked Down: ci voleva Dan Auerbach (Black Keys) per avere un Dr.John in forma come poche altre volte all’interno della sua lunghissima carriera? (z.) Voto: 7

Oberhofer – Time Capsules II : debutto sorretto paraticamente solo dal bel singolo “Away Frm U”… peccato. (z.) Voto:6-

De La Soul – First Serve : da una costola/quel che rimane dei De La Soul (stiamo parlando di storia del rap…) nasce il progetto/concept “First Serve”… del quale potevamo fare anche a meno. (z.) Voto:6-

Every Time I Die – Ex Lives: ridendo e scherzando la band di Buffalo è diventata un punto fermo della scena metalcore… o quello che ne rimane.(z.) Voto:6,5

Robert Pollard – Mouseman Cloud : chi ci sta dietro è bravo… (z.) Voto:6+

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LEGENDA 2012
10: la perfezione… non esiste
9: capolavoro, fra i migliori di sempre
8: grandissimo disco, probabilmente destinato a rimanere nella storia 5 stars1
7: album di buon livello, manca solo quel qualcosa che lo renda veramente memorabile 4 stars
6: discreto, passa abbastanza inosservato… innocuo 3 stelle
5: disco trascurabile, banale e poco degno di nota 2 stelle
4: album completamente inutile 1 stella
3: disco dannoso, difficile trovare di peggio.
2: neanche Justin Bieber
1: …

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Aprile 2012 – 1° Parte
Marzo 2012 – 2° Parte
Marzo 2012 – 1° Parte
Febbraio 2012 – 2° Parte
Febbraio 2012 – 1° Parte
Gennaio 2012 – 2° Parte
Gennaio 2012 – 1° Parte
Migliori Album Internazionali 2011
Migliori Album Italiani 2011
Migliori Album Internazionali 2010
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