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Muse, Drones: recensione e commenti dei lettori

Drones è il settimo album in studio dei Muse a due anni di distanza da The 2nd Law: cosa ne abbiamo pensato noi di Soundsblog, il web e i lettori.

pubblicato 11 Giugno 2015 aggiornato 15 Ottobre 2020 16:32

I Muse sono tornati con Drones e sulla carta poteva essere l’album definitivo del rientro nel rock, anche se l’eccesso di enfasi avrebbe dovuto funzionare da campanello d’allarme. Ci abbiamo creduto, o meglio abbiamo voluto crederci che i Muse potessero consegnarci un vecchio-nuovo modo di concepire il rock.

Niente di tutto questo. Drones dei Muse è un album imperfetto: lo è nell’eccesso di pretenziosità di certi brani fastidiosi che suonano come riempitivi della tracklist di dodici pezzi, perché ascoltare canzoni come Revolt o Mercy ti trasporta magicamente lontano dai Muse, come se si incarnassero nei peggiori U2 o in qualche dispersa band pop-rock annacquata. Dove sono finiti i Muse granitici dai riff in grado di inchiodarsi nel cervello?

Ci sono, per fortuna, ma sono piccole gemme grezze che una produzione pesante e patinata non riesce ad esaltare. Si salvano Dead Inside, Reapers, The Handler. La prova dal vivo sarà quella del nove ma sarà vinta, perché come sempre i Muse rendono il loro meglio con le esibizioni live (suoneranno il 18 Luglio al Postepay Rock In Roma 2015), ma dispiace vedere come Drones non sia stato in grado di essere all’altezza della band che lo ha scritto.

Aspettiamo i vostri commenti su Drones dei Muse: cosa pensate di questo nuovo album?

Muse, Drones: recensioni del web

muse

Rolling Stone
Il cuore dell’azione nella maggior parte di queste canzoni è il massiccio aggiornamento della carica basso-chitarra-batteria di “New Born” e “Stockholm Syndrome” di Absolution, nel 2003. È quello che i Muse sanno fare meglio: è un bene ascoltare di più cose così.

Q Magazine
Il produttore Mutt Lange è un ottimo compagno. Le chitarre di Bellamy non sono mai suonate così speciali.

New Musical Express (NME)
È il lavoro di Bellamy tirare fuori le più profonde dimensioni socio-politiche esattamente come un commento sui tempi moderni, e i Muse riescono a sposare la sua vicenda avventurosa al meglio.

Spin
È un disco pieno di attacchi e spunti, successi stupefacenti e simpatici fallimenti.

Pitchfork
Qualunque sia il piacere generato dal senso ammirevole per le melodie di Bellamy e i ganci esagerati viene negato dall’insistenza dei Muse di dire che sono più profondi che divertenti.

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