Home Ultimo su Instagram: “Avevo più del 30% dei voti di Mahmood, questo non è il Festival del popolo ma dei giornalisti”

Ultimo su Instagram: “Avevo più del 30% dei voti di Mahmood, questo non è il Festival del popolo ma dei giornalisti”

Sanremo 2019 – Ultimo torna sulla delusione sanremese e accusa i giornalisti. Ecco le sue parole.

pubblicato 10 Febbraio 2019 aggiornato 16 Ottobre 2020 15:39

Sì, Ultimo l’ha presa con sportività. Attorno alle 20 di domenica 10 febbraio, all’indomani della finale del Festival di Sanremo 2019 e della conferenza “turbolenta”, il secondo classificato del Festival ha rotto il silenzio. No, non a Domenica In (dove ha rifiutato l’invito), ma su Instagram. Il giovane cantautore ha infatti dedicato alcune parole al suo pubblico, lamentandosi di fatto del regolamento della kermesse e attaccando (di nuovo) i giornalisti. Eccole.

“Faccio questo video perché sto leggendo un sacco di articoli… stanno scrivendo un sacco di cattiverie e cazzate. Voglio ringraziare tutte le persone: e sono tante, e siete tanti, che mi stanno inviando messaggi d’affetto e di sostegno, più di quanto pensano loro (ma loro chi?, ndri). Il discorso che faccio è molto semplice: la mia incazzatura è molto semplice. Io mi chiedo come sia possibile che il Festival dia l’opportunità di televotare da casa, quindi di spendere dei soldi… si riesce ad arrivare al 46,5% del televoto, un altro artista arriva al 14% e questa differenza di più del 30% viene completamente ribaltata dal giudizio di giornalisti. Gli stessi che quando annunciano che il Volo è arrivato terzo esultano come se fossero allo stadio gridando ‘merde, pezzi di merda’, gli stessi che mentre parlo io urlano ‘stronzetto, deficiente, imbecille, coglione’. La musica la sceglie la gente, non i giornalisti“.

Ancora:

“Com’è possibile che questa percentuale venga ribaltata dai giornalisti e da otto persone – la giuria “d’onore” (fa il gesto delle virgolette, ndr) – che con la musica c’entrano poco, anzi per non dire niente. Come è possibile? Mi viene da pensare che non è il Festival scelto dal popolo, è un popolo scelto dai giornalisti. Allora non fate votare la gente, non fate spendere i soldi per quattro serate alle persone. Perché se poi un artista riesce ad avere più del triplo dei voti rispetto a un altro artista, questa differenza non può essere poi ribaltata da otto persone che formano la giuria “d’onore” e trenta giornalisti. Mi sento in colpa e sono dispiaciuto per le persone che hanno televotato da casa, vi chiedo scusa in prima persona per l’impegno che non ha dato i suoi frutti. Sono dispiaciuto per voi. Non ne parlerò più: spero di chiudere questa pagina e di aprirne altre mille più belle”.

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