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Uscite discografiche Febbraio 2011: recensioni (2° parte)

Radiohead – The King of Limbs: impossibile recensire in poche righe un album dei Radiohead… proviamo così: Cosa c’è : sezione ritmica sugli scudi, tanta elettronica… soprattutto le ultime tendenze, Flying Lotus sound, cura nei particolari, ipnosi sonora, il Thom Yorke solista. Cosa manca : alcune soluzioni melodiche degne dei loro classici e un paio

pubblicato 21 Febbraio 2011 aggiornato 30 Agosto 2020 22:22


Radiohead – The King of Limbs: impossibile recensire in poche righe un album dei Radiohead… proviamo così:
Cosa c’è : sezione ritmica sugli scudi, tanta elettronica… soprattutto le ultime tendenze, Flying Lotus sound, cura nei particolari, ipnosi sonora, il Thom Yorke solista.
Cosa manca : alcune soluzioni melodiche degne dei loro classici e un paio di tracce in più ci potevano anche stare.
Ancora una volta gruppo che fa storia a sé (anche a livello di marketing) e ancora una volta un grande lavoro. Rimane però difficile da capire se si tratta semplicemente di un bel disco, ingigantito dal brand che si porta dietro, o di un mezzo capolavoro ridotto al semplice status di “bel disco” per via dalle aspettative irreali che si hanno ogni volta che esce un loro album. (z.) Voto: 7/8

PJ Harvey – Let England Shake : PJ Harvey con “Let England Shake” entra nella ristretta cerchia di artisti che in carriera non hanno mai “sbagliato” un disco: se togliamo di mezzo i Radiohead (vedi sopra), negli ultimi due decenni è difficile trovare qualcuno con una costanza qualitativa come quella di Polly Jean. In “Let England Shake” riesce ancora una volta a mescolare le carte in tavola pur rimanendo, in fondo, fedele al suo trademark sound. Ad un primo ascolto tutto fila via senza impressionare, poi si scoprono le trame sonore, il sapiente e calibrato utilizzo di svariati strumenti e soprattutto le liriche, vero filo conduttore dell’opera. Disco fuori da qualsiasi scena, movimento o moda e libero da qualsiasi limitazione commerciale… in una parola, sincero. (z.) Voto: 7,5

Modà – Viva i romantici : arrivati al successo ormai cinque anni fa con la hit “Quello che non ti ho detto (Scusami)”, i Modà sono poi esplosi durante il 2010. Il problema dei Modà non è la loro bravura nel fare quello che fanno (sono capaci… furbi) ma è proprio quello che fanno che risulta essere poco digeribile. Una versione iper-sentimentale e ancora più commerciale della proposta pop-rock dei Negramaro. “Viva i romantici” è un prodotto studiato per colpire nel segno in classifica (sono ovviamente presenti sia “La Notte” che “Sono già Solo”) e nel cuore di un target (escursione anagrafica piuttosto elevata) che molto sapientemente hanno saputo crearsi (la collaborazione con Emma la dice lunga). Preparate i fazzoletti e le bandane da concerto… i romantici sono tornati. (z.) Voto: 4,5

Cut Copy – Zonoscope : i Cut Copy hanno dovuto aspettare il secondo album (“In Ghost Colours”) per esplodere su scala mondiale, come portavoci (in tono minore anche Empire of the Sun, Presets e Midnight Juggernauts) dell’importante scena electro-pop australiana. L’attesa per “Zonoscope” (che ha la classica copertina degli album “che rimangono”) era tanta e il trio di Melbourne risponde con un disco probabilmente inferiore al precedente e dove forse manca la “Hearts on Fire” di turno, ma che riesce a sorprendere per la maggiore varietà di influenze, tra l’altro ben amalgamate. Un prodotto che potrebbe piacere contemporaneamente agli indie kids e ai clubbers del sabato sera… non è poco. (z.) Voto: 7

Giusy Ferreri – Il Mio Universo : il music business italiano attendeva molto questo disco di Giusy Ferreri, ovvero la cantante che è riuscita a vendere il maggior numero di copie, fra gli ex-Talent. “Il Mio Universo” segna un cambio di rotta rispetto agli esordi post-Winehouse, in favore di un suono mainstream pop-“rock” abbastanza generico. Un po’ di Linda Perry (“Piccoli dettagli”), un po’ di richiami a certe canzonette cantautorali (“Noi brave ragazze”) e una generale patina che affoga qualsiasi velleità da “rocker”. Il livello si alza leggermente con le conclusive “Niente promesse” e “Linguaggio immaginario”. (z.) Voto: 5-

Nathalie – Vivo Sospesa : dopo la vittoria a X-Factor e un EP un po’ “vuoto”, per Nathalie è giunto il momento del primo vero album. Personalmente ritengo che il suo sia il pezzo migliore (non che ci volesse tanto…) fra quelli presentati a Sanremo e uno dei più riusciti fra quelli presenti su disco, dove Nathalie, pur senza impressionare, dimostra di saper scrivere (cosa non da poco nel pop italiano) bei pezzi, ma allo stesso tempo di avere le carte in regola per fare ancora meglio. Probabilmente non sarà mai la Tori Amos italiana, ma forse sarebbe chiedere troppo… (z.) Voto: 6

Bright Eyes – The People’s Key : quattro anni, tanti sono passati da “Cassadaga”, ultimo album (e tentativo non del tutto riuscito di ripetere l’ottimo “I’m Wide Awake, It’s Morning”) di Conor Oberst e compagni. Da allora un disco solista (2008) e l’importante progetto Monsters Of Folk (2009). i Bright Eyes tornano con “The People’s Key”, un disco dal suono meno folk, più corposo ed eclettico a cui mancano però le canzoni davvero in grado di fare la differenza. Probabilmente è il loro ultimo lavoro. (z.) Voto: 6+

Beady Eye – Different Gear, Still Speeding : per vari motivi non ero partito molto ben predisposto verso il debutto dei Beady Eye, il post-Oasis targato Liam Gallagher. Chi si aspetta un gruppo clone degli Oasis si dovrà ricredere, qui suona tutto molto più retrò, molto ’60. La prima parte del disco è più tirata (zona mod) e forse convince meno di una seconda parte che invece, facendo leva su brani maggiormente ballad-oriented, riserva qualche spunto molto gradevole. Non pensavo…mi devo ricredere, il progetto Beady Eye ha un senso… (z.) Voto: 6+

Toro Y Moi – Underneath the Pine : ad appena un anno di distanza dal debutto “Causers of This” (piuttosto importante, almeno all’interno del movimento chillwave), Chazwick Bundick aka Toro Y Moi torna con “Underneath the Pine”. L’album rappresenta un’evoluzione del sound, qui maggiormente amico degli anni ’80, della black music e della lounge/jazzy… in due parole “smooth & cool” (due aggettivi che si potrebbero applicare anche a due delle migliori prove di inizio 2011, Destroyer e Dumbo Gets Mad). Probabilmente deve ancora dimostrare di essere un grande genio della musica contemporanea, ma può crescere ancora molto… e per il momento non ci lamentiamo di certo. (z.) Voto: 7-

DevilDriver – Beast : ricordo con un po’ di nostalgia adolescenziale i Coal Chamber (fra i primi nu metallers) del crazy singer Dez Fafara. Il buon Dez, abbandonati i Coal Chamber ha dato vita al progetto DevilDriver, ben presto diventato uno dei nomi da classifica del metal americano. “Beast” è il quinto disco del gruppo californiano e continua a portare acqua al mulino di chi sostiene che i DevilDriver abbiano un tiro e una potenza assolutamente invidiabile ma che siano un gruppo che suona soprattutto per i loro fan, quindi non per creare qualcosa di nuovo o interessante ma per sfamare i seguaci con album più o meno tutti molto simili fra loro, senza idee capaci di smuovere qualcosa all’interno della scena metal. (z.) Voto: 6

The Twilight Singers – Dynamite Steps : personalmente continuerò ad associare Greg Dulli ai mitici The Afghan Whigs e in generale agni anni ’90. Ma di tutto rispetto è anche la carriera che ha saputo mettere su con i Twilight Singers (e con Mark Lanegan nel progetto Gutter Twins), che dal debutto (“Twilight as Played by the Twilight Singers” 2000) ad oggi hann0 sempre dato prova di grande classe, compreso questo “Dynamite Steps” che suona tanto come un vecchio vestito elegante che fa ancora sfoggio del suo tessuto raffinato, nonostante i segni dei tempi inizino a farsi strada… inevitabilmente. (z.) Voto: 6/7

JoyCut – Ghost Trees Where To Disappear : una carriera in crescita quella degli italiani Joycut, tanto che la scorsa estate hanno avuto l’onore di aprire la serata indie dell’I-Day. Il nuovo “Ghost Trees Where To Disappear” potrebbe essere l’album della consacrazione: tutto suona in modo impeccabile e nonostante un evidente debito verso la scena post-punk/wave anni ’80, la loro proposta musicale risulta essere ben distinguibile già dopo pochi ascolti. A completare il cerchio, il lavoro nasconde un concept colto ed interessante. (z.) Voto: 6/7

The Dirtbombs – Party Store : i Dirtbombs nello scorso decennio hanno saputo modellare un genere fin troppo “confinato” come il garage rock a proprio piacimento (degno di nota “Ultraglide in Black” del 2001). Con “Party Store” hanno vouto spingersi ancora oltre: rivisitare vecchi brani della scena techno di Detroit (la loro città) in chiave garage. L’idea è sicuramente apprezzabile ma il risultato complessivo non convince del tutto e si fa amare soprattutto quando i suoni ossessivi prendono il sopravvento e si trasformano in qualcosa simil kraut. (z.) Voto: 6+

The Streets – Computers and Blues : con questo disco Mike Skinner mette la parola fine al progetto The Streets. Il cerchio si chiude e forse non per nulla troviamo nuovamente una sorta di hotel in copertina (come nell’ormai classico debutto “Original Pirate Material” del 2002). All’interno di “Computers and Blues” non c’è nulla che lo faccia rimpiangere particolarmente, da segnalare giusto la presenza in più brani del cantante dei The Music, altra grande promessa della musica inglese dello scorso decennio non mantenuta. Rimane un briciolo di nostalgia per i primi lavori, quelli per cui ancora oggi (e chissà per quanto) quello dei The Streets è uno dei primissimi nomi che vengono in mente dall’associazione rap+Inghilterra. (z.) Voto: 6

Smart Cops – Per Proteggere E Servire : La Tempesta negli ultimi tre/quattro anni non ha fatto altro che spazzare via le concorrenti. La ultima trovata risponde al nome Smart Cops, quartetto che si rifà in tutto e per tutto (look compreso) all’immaginario garage punk di fine anni ’70. Suoni sporchi, grezzi e diretti che su disco probabilmente riescono a convincere meno rispetto alla ferocia dei live. (z.) Voto: 6+

Drive-By Truckers – Go-Go Boots : attivi ormai da quindici anni, gli americani Drive-By Truckers hanno avuto una carriera dal successo sempre crescente fino a “Brighter Than Creation’s Dark” (2008) e il sucessivo “The Big To-Do”, uscito appena un’anno fa. “Go-Go Boots” aggiunge giusto qualche retrogusto maggiormente “black” rispetto alla loro solita genuina (ma non esattamente innovativa) miscela di suoni roots, southern e country-rock. Il loro viaggio può essere ancora lungo e non hanno ancora finito la benzina, ma avrebbero sicuramente bisogno di un pieno alla prossima sosta. (z.) Voto: 6,5

Spokes – Everyone I Ever Met : gli Spokes vengono da Manchester ma non hanno influenze radicate nella loro città. La musica contenuta nel loro secondo album “Everyone I Ever Met” (che segue “People Like People Like You” del 2008) è infatti qualcosa a metà strada fra l’anonimato folk, l'”indie” pop/rock alla Arcade Fire (il singolo “We Can Make It Out” ad esempio) e sviolinati quanto affascinanti paesaggi post-rock (seguendo le lezioni di Explosions In The Sky e Balmorhea). Il risultato finale è sicuramente piacevole, a tratti emozionante, ma si sente che gli Spokes avrebbero le capacità per fare ancora meglio. (z.) Voto: 6,5

Tim Hecker – Ravedeamth, 1972 Voto: 7 (z.)
Oh No Oh My – People Problems Voto: 6+ (z.)
Cave Singers – No Witch Voto: 6+ (z.)
Deicide – To Hell With God Voto: 6 (z.)
Banjo Or Freakout – Banjo Or Freakout Voto: 6/7 (z.)
Akron/Family – S/T II: The Cosmic Birth and Journey of Shinju TNT Voto: 6 (z.)
Nayked – Metamorphose Me Voto: 3,5 (z.)
Falkenbach – Tiurida Voto: 6,5 (z.)
Puro Instinct – Headbangers in Ecstasy Voto: 6 (z.)
Malachai – Return to the Ugly Side Voto: 6+ (z.)
Decoder – Decoder Voto: 6/7 (z.)
Germanotta Youth – The Harvesting of Souls Voto: 6,5 (z.)
Bayside – Killing Time Voto: 5 (z.)
MEN – Talk About Body Voto: 5 (z.)
Max Pezzali – Terraferma Voto: 5- (z.)
Jonny – Jonny Voto: 6 (z.)

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LEGENDA
10: la perfezione… non esiste
9: capolavoro, fra i migliori di sempre
8: grandissimo disco, probabilmente destinato a rimanere nella storia
7: album di ottimo livello, manca solo quel qualcosa che lo renda veramente memorabile
6: discreto, passa abbastanza inosservato… innocuo
5: disco trascurabile, banale e poco degno di nota
4: album completamente inutile
3: disco dannoso, difficile trovare di peggio.
2: neanche Justin Bieber
1: …

—— Precedenti ——
Febbraio – 1° Parte
Gennaio 2011 – 2° Parte
Gennaio 2011 – 1° Parte
Dicembre 2010
Novembre 2010 – 2° Parte
Novembre 2010 – 1° Parte
Ottobre 2010 – 2° Parte
Ottobre 2010 – 1° Parte
Settembre 2010 – 2° Parte
Settembre 2010 – 1° Parte
Agosto 2010

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