Home Festival di Sanremo Wrongonyou in gara alla finale di Sanremo Giovani con Lezioni di volo: “Una canzone nata con la voglia di evasione, libertà” (intervista)

Wrongonyou in gara alla finale di Sanremo Giovani con Lezioni di volo: “Una canzone nata con la voglia di evasione, libertà” (intervista)

Wrongonyou in gara alla finale di Sanremo Giovani con il brano “Lezioni di volo”: ecco l’intervista rilasciata dal cantante a Soundsblog.it

17 Dicembre 2020 00:23

 

Lezioni di volo” è il brano con cui Wrongonyou concorre alla finale di “Sanremo Giovani” di giovedì 17 dicembre, il contest che permette l’accesso alla categoria “Nuove proposte” di Sanremo 2021.

La canzone è scritta e prodotta insieme ad Adel Al Kassem e Riccardo Scirè. Il pezzo è un inno che sprona al coraggio, un invito a lasciarsi andare, a lanciarsi senza timore e con sicurezza per affrontare le esperienze che la vita ci mette di fronte. Un salto da fare da soli o con al fianco la persona che si ama.

“Lezioni di volo” è una di quelle canzoni arrivate al momento giusto e che funzionano da terapia, innanzitutto per me stesso, ma spero anche anche per chi ascolta e ci vede un po’ di sé: serve a ricordare quanto sia importante non avere paura di sentirsi liberi e di lanciarsi, magari appoggiandosi ad un’altra persona. Ho viaggiato in tutta Europa e negli Stati Uniti per presentare la mia musica. Ho macinato chilometri e preso tanti aerei, ma solo nell’ultimo anno, qui, fermo, ho capito come imparare a volare. Ci prendiamo solo il meglio che c’è”

Wrongonyou, biografia

Marco Zitelli (nato a Grottaferrata – Roma – nel 1990), ma c’era un appuntamento con la musica che lo attendeva. A 9 anni si fa notare come piccolo prodigio del calcio. Viene chiamato Bruno Conti a vederlo, ma quel giorno Marco cade, si rompe una caviglia e si presenta al provino con le stampelle. A 15 anni entra in una squadra di basket, ma in ritiro estivo si rompe un ginocchio. Messo da parte lo sport, scopre la musica da autodidatta, diventa un virtuoso della chitarra, si accompagna col pianoforte, compone canzoni e trova la sua voce, ma non sente di volersi esibire in pubblico, la sua timidezza lo blocca. Una sera a un festival musicale indipendente salta una performance e resta un buco in scaletta. Marco ha 21 anni e nessuna esperienza, ma si butta e si offre all’organizzatore per suonare qualche cover. Sale su quel palco, raccoglie il suo primo applauso e trova la sua strada. Nasce Wrongonyou.

Nella sua carriera ha calcato i palchi di grandi festival internazionali come South by Southwest festival ad Austin in Texas (USA) e all’Europa Vox in Francia, Eurosonic Noorderslag in Olanda, Primavera Sound in Spagna e Home Festival in Italia. I suoi brani sono spesso diventati colonne sonore di film e serie tv (BABY su Netflix o il film “IL Premio” di Alessandro Gassman per citarne alcuni), in Italia e nel mondo. Con il disco “Milano parla piano” Wrongonyou scopre e sperimenta per la prima volta con la sua lingua madre, l’italiano.

Ecco cosa ci ha raccontato Wrongonyou prima della sua partecipazione alla finale di Sanremo Giovani con la speranza di entrare nella rosa dei 6 finalisti per le Nuove Proposte di Sanremo 2021.

Mi racconti come è nata Lezioni di volo, brano finalista per agguantare un posto tra le Nuove Proposte?

Lezioni di volo è nata in quarantena. Ho avuto come una sorta di scatto mentale, mi ha fatto bene il primo lockdown. Questa voglia di evasione, di libertà, mi ha portato a scrivere questa canzone. Spiccare il volo, volare mentalmente fuori dalle situazioni dove stavamo.

Il destino è stato al centro di certi avvertimenti: l’infortunio nel calcio, quello durante il basket. Ma è stato importante per fare un’esibizione durante un festival musicale quando salta la performance di un altro. Ci credi al destino?

Se me rompo il ginocchio sul palco dell’Ariston no eh! (ride). Al destino ci credo ma soprattutto nel binario dove una persona si mette. Io dopo alcuni avvenimenti ho capito che la libertà è la cosa più importante e mi sono liberato di alcune zavorre, tra virgolette. Mi sono alleggerito. Ho deciso di cambiare strada, a sorridere di più a tutto quello che avevo davanti. Il destino…  sì perché se mi sono rotto la caviglia con Bruno Conti e il ginocchio con Basile, quindi… (sorride)

Un altro passaggio importante nella tua carriera è stato quello del passaggio dall’inglese all’italiano nelle tue canzoni…

Ho avuto due anni di fuoco in cui ho girato il mondo cantando in inglese e, a un certo punto, son ripassato per casa e mi è venuta voglia di scrivere in italiano. E, in confronto al primo disco, ora capisco chi, lavorando con me, mi diceva “Guarda che la voce tua ancora non esce bene”. Risentendo, adesso capisco. E’ un percorso in continua evoluzione, una ricerca ma una scelta spontanea, di getto.

“Milano parla piano”, un canzone d’amore per una città che, in questo periodo, non sta vivendo un periodo semplice. Mi racconti cosa rappresenta per te questa città?

Non avevo mai vissuto in città, a Roma vivevo a Grottaferrata. Milano è una città funzionale, va alla grande. Mi trovo molto bene. Avevo sempre vissuto vicino alla natura, è la prima volta che vivo in città e mi trovo molto bene. Quando ho avuto problemi personali non ci ho pensato due volte a prendere una casa in affitto a Milano. Ho voglia di stare qua, ho tutto, il lavoro, amici… Quando era zona rossa facevo casa, studio, casa, studio. Vedevo solo il mio bassotto. Ma non mi pento di stare qua. Ho un ottimo rapporto con questa città.

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