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Music Stars militanti. Quando non sono più solo canzonette

L’ultima tessera, in ordine cronologico, l’ha incastrata Lady GaGa col comizio pro-gay nella più popolosa città del Maine, USA. Ma la dimensione del puzzle è più ampia ed eterogenea, il principio ispiratore affonda le radici nella storia remota della musica e (ri)propone, ciclicamente, il medesimo quesito: ma voi, appassionati delle sette note, alla pop/rock/quellochevipare/star di

di piero
pubblicato 28 Settembre 2010 aggiornato 30 Agosto 2020 23:57


L’ultima tessera, in ordine cronologico, l’ha incastrata Lady GaGa col comizio pro-gay nella più popolosa città del Maine, USA. Ma la dimensione del puzzle è più ampia ed eterogenea, il principio ispiratore affonda le radici nella storia remota della musica e (ri)propone, ciclicamente, il medesimo quesito: ma voi, appassionati delle sette note, alla pop/rock/quellochevipare/star di turno chiedete di impegnarsi su altri campi che non siano il “solito” palco?

Azioni che vadano al di là del testo di un brano che tratta uno o un altro argomento scottante, capiamoci. Impulsi personali che -complici le grandi platee di estimatori e l’attenzione dei media- trovano un potente megafono e sfociano in iniziative eclatanti, a volte addirittura maxi eventi globali che coinvolgono le masse quasi costringendole a pensare. E, se va bene, ad agire di conseguenza.

Territori extra-musicali che spaziano dalla politica all’economia, dall’ambiente alle minoranze. Topics che formano un campionario ultra variegato di posizioni, a volte agli antipodi tra loro. La domanda sorge alla luce dei vostri commenti a questa o quella news che quotidianamente vi proponiamo. Consapevoli dell’impossibilità di trovare un’unica risposta, che probabilmente neppure esiste, a seguire faremo un piccola lista di esempi esplicativi e chiederemo una volta di più le vostre opinioni in merito.

Lady GaGa e i Militari Gay

La simpatia di Miss Germanotta per l’universo GLBT è cosa nota. Dall’impronta musicale all’immagine del ‘personaggio’ alle dichiarazioni sul proprio aperto e disinibito orientamento…è un fiorire costante di ammiccamenti e rimandi. Mancava un’azione istituzionalizzata, è arrivata col discorso di Portland che ha attaccato il controverso Don’t Ask Don’t Tell, l’ipocrita linea di condotta seguita dallo Stato Maggiore delle forze armate statunitensi. Dopo il pubblico schieramento di GaGa, rimbalzato ovunque grazie alla Rete, c’è stato un coro di applausi per la fermezza delle posizioni e lo slancio mostrato. Ma pure una bordata di fischi provenienti da chi, irritato o scandalizzato, accusa la cantante di falsa solidarietà che maschererebbe solo l’ennesimo spot promozionale di una carriera che trova nella polemica il suo caposaldo. Reale sostegno o cinico marketing? Voglia di combattere o bramosia di riflettori 24/7?

Bono e le prove da Leader

Una rockband planetaria, gli U2. Il suo potente frontman Bono Vox. E una sequela sterminata di iniziative coi più diversi scopi, tutti nobili manco a dirlo. Dalla fame nel mondo alla cura di malattie devastanti, da un commercio più equo al rifiuto delle guerre come soluzioni a conflitti tra popoli, fino all’azzeramento del debito dei Paesi del terzo mondo. Non vi è più concerto della band in cui non faccia capolino un appello accorato o un video strappalacrime. E l’asticella si alza quando veri Leader di Nazioni industrializzate e di potenti Organismi internazionali ammettono al tavolo delle trattative il Rocker buono. Il quale può permettersi pure di ignorare le regole della compassata diplomazia e criticare (quando proprio non condannare) le scelte dei Governi. Con quali reazioni? Applausi scroscianti e devota ammirazione dai quattro angoli del mondo. Ma pure accuse di tradimento della mission originaria, l’entertainment, e di furbetta virata di chi, in realtà, prova a celare un impoverimento artistico dietro la coltre di fumo caritatevole.

Le Stelle nostrane Amiche dell’Abruzzo

Abituati a captare da lontano, qui nell’estrema periferia di musicalandia, solo l’eco delle grandi manifestazioni pro bono, noi italiani abbiamo accolto con un pizzico di sorpresa (e barili di sarcasmo) l’avventura di Laura Pausini e compagne all’indomani del terribile sisma a L’Aquila e dintorni. Un All Stars al femminile per reperire fondi? Più che altro un goffo scimmiottamento del Divas d’oltreoceano, qualcuno malignamente predisse. Un anno e un milione di euro raccolto dopo c’era chi ancora non lo mandava giù, “perchè in fondo è stata pubblicità a questa o quella singola cantante più che un atto di pura benevolenza”. “Perchè a ben vedere nella pubblicazione ha avuto precedenza il DVD Live dell’una o dell’altra, prima del concertone registrato a Milano, rimasto a lungo in magazzino prima di raggiungere le edicole” (e vendere più che bene,nda).

Tre esempi, non gli unici ma più recenti e in vista di altri, che hanno acceso gli animi della nostra community online. Tre casi certamente diversi, accumunati però da un comune intento. Che crediate oppure no all’autenticità dell’uno o dell’altro, quel che veramente ci interessa sapere è se la figura dell’ artista che travalica le sue “naturali mansioni” per divenire portatore di nobili cause vi convince, vi conquista. E magari vi sprona all’azione, anche. O se piuttosto vi pare un’invasione di campo molto scenografica ma poco utile, una messa in vetrina come un’altra anzi peggio, poichè attuata “sulle spalle” di intere categorie. Insomma: star militante si oppure no?

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