Home Festival di Sanremo Gianluca Grignani a Sanremo 2023: “Provo sempre sensazioni diverse tutte le volte che canto “Quando ti manca il fiato””

Gianluca Grignani a Sanremo 2023: “Provo sempre sensazioni diverse tutte le volte che canto “Quando ti manca il fiato””

Gianluca Grignani in gara al Festival di Sanremo 2023 con il brano “Quando ti manca il fiato”: leggi l’intervista al cantautore

2 Febbraio 2023 13:25

Gianluca Grignani è in gara al Festival di Sanremo 2023 con il brano “Quando ti manca il fiato” (Falco a Metà / Sony Music). Nella serata di venerdì 10 febbraio, dedicata alle cover, duetterà con l’amica e collega Arisa portando sul palco “Destinazione paradiso”, l’iconico brano, rimasto nella memoria di più generazioni, che Gianluca presentò al Festival nel 1995. Dirige l’orchestra del Festival di Sanremo per Gianluca Grignani il Maestro Enrico Melozzi, che ha cofirmato con il cantautore il brano “Quando ti manca il fiato”.

Il cantautore torna sul palco del Teatro Ariston dopo averlo calcato per 6 volte in gara e 2 volte in qualità di ospite. Nel 1995 partecipa nella categoria Nuove Proposte con il brano “Destinazione paradiso” (anche se nel 1994 era stato già presentato alle selezioni di Sanremo Giovani con il singolo “La mia storia tra le dita”), nel 1999 è in gara nella sezione Big con “Il giorno perfetto”. Due anni più tardi, nel 2002, è al Festival di Sanremo con “Lacrime dalla Luna”, mentre nel 2006 presenta il brano “Liberi di sognare”. Calca il palco del Teatro Ariston esibendosi nel 2008 con il brano “Cammina nel Sole” e nel 2015 con “Sogni infranti”.

Nel 2012 torna a Sanremo nella serata dei duetti come ospite di Pierdavide Carone con cui canta “Nanì”, prodotta e diretta da Lucio Dalla. A febbraio 2022 è al fianco di Irama con cui duetta sulle note di “La Mia Storia Tra Le Dita”, il brano con cui ha esordito nel 1994.

Abbiamo intervistato Gianluca Grignani per parlare di “Quando ti manca il fiato”, pezzo che segna il suo ritorno sul palco del Teatro Ariston e della serata cover con Arisa.

La canzone è molto intensa e la frase chiave è sicuramente “Tu verrai al mio funerale, Gianluca?” Che sensazioni ti ha provato ascoltare quella frase pronunciate da tuo padre? Hai pensato a Sanremo, scrivendo questo pezzo?

Questa canzone non l’ho scritta pensando a Sanremo, è stata una necessità, mio padre mi ha fatto questa telefonata, ed è uscita dal niente. Non c’è stata alcune premeditazione del reato (sorride). Non ricordo le sensazioni che ho provato in quel momento ma ho buttato nella canzone tutte quello che sentivo, che pensavo. Ogni volta che la canto rivivo quelle sensazioni, dell’abbandono, del fatto che le cose cambiano, l’esistenzialismo della vita. Provo sempre sensazioni diverse tutte le volte che la interpreto. Non è facile.

All’interno della canzone, il tema del giudizio è sospeso. C’è la frase “E per il resto ognuno giudichi se stesso”. C’è il perdono, alla fine. 

Sì, esattamente. In realtà la canzone l’ho scritto buttando giù tutto quello che sentivo quando mio padre mi ha chiamato, anni fa, quasi dieci. Poi è divenuta, è cambiata e non ho più parlato solo di mio padre ma anche di me, come padre. Ho parlato di esistenzialismo, di quando la vita ti fa mancare il fiato, di quando ti rendi conto che avrà una sua fine, forse anche per la prima volta. Il pezzo è come un mantra, cerca di dare una reazione a questa sensazione. Il reprise alla fine l’ho scritto perché avevo bisogno di sfogarmi e serve anche a chi ascolta la canzone.

Un altro passaggio del pezzo è “Non fare accordi con i ricordi”. Tu che rapporto hai con il passato?

Non lo guardo molto, lo dimentico pure spesso. Non tendo a guardarmi indietro, vivo il momento. Sono molto più pragmatico, per me il presente è da qui a un anno al massimo, il divenire. Da ragazzo vedevo le cose in lungo, dopo 20 anni, 30 anni. Ora non mi interessa più, ho già fatto quello che mi interessava fare.

Nella serata cover duetterai con Arisa con il brano “Destinazione Paradiso”. Com’è nata la vostra collaborazione?

Ad Arisa scrivevo già da prima. Vorrei scrivere delle canzoni per lei, produrla in parte, è eclettica, mi ricorda un David Bowie femminile. Lei non scrive, ma interpreta in maniera immensa. La sua arte è quella di trasformarsi. Le ho scritto a Capodanno ma lei non aveva visto la mia chiamata per i tanti messaggi che aveva ricevuto. Poi l’ho sentita, la volevo chiamare per Sanremo ma già delle persone le avevano chiesto di collaborare. Poi anche io avevo delle persone con cui farlo. Ad un certo punto, le cose sono cambiate per entrambi e ci siamo trovati in duetto. Ma era la prima persona, da subito, con cui avrei voluto farla.

 

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