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Francesco Renga a Sanremo 2021 con “Quando trovo te”: le dichiarazioni della conferenza stampa

Quando trovo te, il brano in gara al Festival di Sanremo 2021 di Francesco Renga: ecco le dichiarazioni del cantante alla conferenza stampa

pubblicato 17 Febbraio 2021 aggiornato 20 Febbraio 2021 13:28

Francesco Renga sarà a Sanremo 2021 con il brano “Quando trovo te“, in gara alla 71esima edizione del Festival. Queste le parole del cantante in merito alla sua partecipazione:

“Tornare a Sanremo non ha mai avuto per me un significato più profondo, non è solo la gioia di tornare su quel palcoscenico, in quel contesto così importante per la musica e per il mio lavoro. Questa volta significa ricominciare finalmente a farlo, il mio lavoro. Significa ripartire insieme con tutto il Paese. Sanremo diventa così il simbolo stesso di una ripartenza del mondo dello spettacolo e un segnale di speranza: la speranza che questo incubo possa finire il prima possibile”

Il pezzo scritto dallo stesso Francesco insieme a Roberto Casalino e Dario Faini, esplora il concetto di “oblio salvifico”: dimenticare come forma di protezione e come riparo da una vita che spesso ci costringe alla fretta. Il brano racconta del momento in cui quel ricordo felice che ognuno di noi tiene nascosto in fondo al proprio cuore come un prezioso tesoro, al riparo dal casino della quotidianità, all’improvviso riaffiora potente nelle nostre esistenze, restituendo loro un senso più profondo e aprendoci gli occhi su una realtà che è migliore di quello che pensiamo.

Dopo Sanremo, Francesco si prepara a tornare live da maggio con “Insieme tour”, il tour che lo vedrà protagonista dei principali teatri italiani.

Qui sotto le dichiarazioni rilasciate dal cantante durante la conferenza stampa per la sua partecipazione.

Francesco Renga a Sanremo 2021 con “Quando trovo te”: le dichiarazioni della conferenza stampa

Sono 30 anni esatti dal debutto di Francesco Renga a Sanremo con i Timoria. E sulla sua partecipazione al Festival esordisce così:

“Credo ancora che Sanremo sia un simbolo di ripartenza, accendiamo i motori e facciamo il nostro mestiere. E’ il primo momento, dopo mesi di nulla, torno a fare sul palcoscenico con i musicisti, tecnici. Ritorno a fare il mio lavoro. Siamo in un periodo assurdo, il Covid ci costringe a delle costrizioni ma non toglie nulla al valore simbolico di questo Sanremo. E’ un Sanremo che rimarrà negli anni, unico, si spera che non si ripeta più. Per me resta quell’appuntamento imprescindibile per il mio lavoro, un’urgenza di racconto. La canzone racconta l’esplosione di un ricordo che sale dall’anima e ti porta alla normalità, simbolo di felicità. Credo sua salvifico quel momento in cui, in un appuntamento con la disperazione, sai che a casa ti aspetta qualcosa di bello che collima con la felicità”

Ne stiamo uscendo migliori? Il testo può rapportarsi alla situazione di oggi? “Sì, si può agganciare a quello che stiamo vivendo. Racconta di un uomo che cammina per strada, in tormento e frustrazione esistenziale, negativo, che lo porta a ricordarsi di qualcosa che aveva nascosto. Credo che ci siano ricordi che teniamo ben custoditi per proteggerli dalla vita, dalla frenesia delle nostre esistenze. Quando riaffiorano ci riportano alla normalità che coincide con la felicità, a me salvano la vita: lo sguardo dei miei figli, il profumo della cucina, il ricordo di un abbraccio e di uno sguardo. Andrà tutto bene? No, non è andato tutto bene. E’ un augurio che ci siamo fatti all’inizio di questo lungo viaggio. Forse ce la stiamo cavando. Quello che si diceva all’inizio, nessuno verrà lasciato indietro non è stato così. Moltissimi sono stati lasciati indietro. Colleghi miei, musicisti, fonici, lavoratori dello spettacolo che hanno avuto pochissime tutele e attenzioni in questo anno. Certamente questo periodo così assurdo a me è servito per ritrovare e riscoprire delle cose che stavamo perdendo. Rimanere a casa ci ha dato modo di riscoprire cose che rischiavamo di perdere. Il modo di condividere il dolore dell’altro, tutti soli nella propria abitazione ci ha dato quel senso di comunità che stavano smarrendo. C’è una visione della società diversa.

L’omaggio musicale alla sua città e il rapporto con Brescia: “Stavo cercando di sollevare gli umori di una città che non era in ginocchio. Era molto spaventata che si è risentita molto legata. Il vicino di casa veniva a chiederti se volevi la spesa a casa. C’era la riscoperta di quel senso di comunità laboriosa e frenetica come Brescia. E’ venuto fuori lo spirito di questa città. Potendo sottolineare con quella canzone, scoprire come quelle parole su quelle immagini, avevano assunto un significato molto diverso, profondo e salvifico. Ci salverà il ricordo della felicità, delle piccole cose, della quotidianità che non dobbiamo più perdere e dimenticare. Parlo di affetti, amore, amicizia, quei sentimenti che legano ognuno di noi al prossimo”.

Serata cover? “Oltre ad essere cantautore sono interprete, fare una bella cover per me è un valore aggiunto, a 360 gradi. Fare la tua canzone una volta in più con un ospite o un artista può essere più utile alla canzone e alla motivazione del Festival. Ma sono felice comunque di fare una cover”

Il ritorno a Sanremo senza pubblico: “Cantare senza avere pubblico è molto limitante perché ti dà un feedback immediato. E’ sempre stata un’esperienza vissuta in maniera diversa da un concerto. Mi diverte tantissimo la cosa che sono stato al Festival trent’anni fa. Per me è anche un motivo d’orgoglio, essere rimasto saldamente collegato alla realtà musicale italiana. Sono molto contento. La prima volta ero nelle Nuove Proposte, hanno creato un premio della critica ad hoc per noi. E’ bello che ci siano dei giovani trai i Big, il segno vero del cambio di passo. La vera vera novità”

Sanremo, come sarà il quotidiano? “Li ho sempre passati lavorando, mi facevo raggiungere il venerdì o sabato. porterò dei libri e dei bei pezzi sopra da indossare (ride). Mancherà anche la parte bella Del Festival, i selfie, uscire, cercare di capire cosa stava succedendo nel mondo reale. E le cene di notte, le feste. Si lavorerà e si leggeranno dei libri”.

Un ricordo anche sentimentale sulla partecipazione a cui è più legato? “Sicuramente la prima, quella che ha segnato il mio percorso sanremese. Era l’inizio di tutto con i Timoria. La cosa che ho mantenuto dentro di me è quella vena di follia e incoscienza che ci aveva portato a quel Festival. L’ho sempre mantenuta negli anni. E anche per “Raccontami”, il primo Sanremo da solista. Ricordo tutto, Poi ci fu quello di “Tracce di te”, la poetica della perdita di mia madre, un momento difficile dal punto di vista umano e autorale. Poi ti direi nel 2005 con la vittoria di “Angelo”… è stato un anno importante, segna il passaggio da figlio a genitore. Sul palco c’era Ambra… Un Sanremo con un mood molto speciale. Tutti per me hanno significato qualcosa, qualcuno in maniera più profonda. Questo che arriva, passerà alla storia. Irripetibile, si spera che sia la prima e ultima volta”.

Riusciremo a rimuovere in parte questo periodo? Hai mai dimenticato o nascosto qualcosa di importante? “Nascondo tutt’ora, quello che nascondo sono cose che affiorano nei testi della canzoni, di quello che scrivo. La mia difficoltà comunicativa è ben profonda, radicata. L’artista usa la sua arte per raccontare il mondo che si nasconde dentro di lui. Cercheremo sicuramente di dimenticare ma ogni esperienza ci cambia, saremo comunque diversi. Ci avrà resi delle persone nuove, diverse, spero anche migliori se possibile”

Il cast di Sanremo 2021? “Cast agguerrito, molto forte, molto legato al mondo storico”

Sanremo ripartenza anche come artista e brano spunto per i prossimi mesi? “L’oblio ti salva la vita nel ricordo o per nascondere qualcosa che potrebbe farti male. Lo è sempre stato, nei confronti della vita, in generale. La canzone nasce dall’inizio del lockdown, con uno scatolone di ricordi. Poi i rapporti con i miei figli e le persone intorno a me più care. Sarà una ripartenza perché torno finalmente a cantare su un palco dopo un anno. E continuo a pensare che debba esserlo anche a livello simbolico. Non siamo solamente noi sul palcoscenico, la macchina di Sanremo fa lavorare centinaia di persone che non avrebbero lavorato nemmeno questa volta”

Emozioni in fase di scrittura: “Sono chiarissime in me le emozioni. Mi sono trovato un mese fa a chiamare Dario per dirgli che volevo mettere a posto una cosa. Ci siamo trovati io, Dario Faini e Roberto Casalino ed è nata in 4 ore. E’ successo qualcosa di magico. Una tensione artistica, tensione emotiva. Quando sono tornato a casa, non vedevo l’ora che Dario mi mandasse la prima cosa mandata giù. Ci sono poi voluto mesi di lavoro ma l’urgenza del racconto di questa canzone c’era”.

A chi dedicherebbe questa esperienza in base al risultato e che consiglio darebbe ai giovani Big? “Il consiglio che do è quello di non perdere quella luce che hanno. Ognuno di loro ha una luce che brilla, un fuoco, quello che ho cercato di fare io da trent’anni a questa parte. Non perdere quella scheggia di follia e incoscienza. La ricordo come la cosa migliore. Questa è una canzone di speranza e serenità, la vorrei dedicare a tutti noi, c’è tanto bisogno in questo momento”

Quando trovo te: te lo dedicheresti questo brano e cosa diresti a Francesco del passato e presente? “Sì, me lo dedicherei assolutamente. A Francesco del passato direi che le cose arrivano quando devono arrivare, nessuno ce la può fare da solo, la felicità non deve fare paura e non è detto che il prezzo da pagare sia salato. Sarai un uomo fortunato, gli direi. Di sperare nella fortuna. Grazie a Dio sono un uomo fortunato”.

Renga è cambiato o rimasto lo stesso? “E’ rimasto lo stesso, non è cambiato molto oltre all’età. Una certa consapevolezza, maturità, le doti che caratterizzano gli anziani (ride). E’ rimasto intonso lo spirito, questa sorta di follia e incoscienza, uno spirito leggero”

 

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