Home Notizie Gigi D’Alessio e la conferenza stampa di Noi Due. “Ho subito dei pregiudizi. Ci ho messo 27 anni per avere delle collaborazioni”

Gigi D’Alessio e la conferenza stampa di Noi Due. “Ho subito dei pregiudizi. Ci ho messo 27 anni per avere delle collaborazioni”

Noi Due è il nuovo album di Gigi D’Alessio. Tutte le dichiarazioni della conferenza stampa.

pubblicato 14 Ottobre 2019 aggiornato 27 Agosto 2020 11:14

Il 18 ottobre esce il nuovo album di Gigi D’Alessio: Noi due. Il cantautore napoletano lo definisce un disco della rinascita. Contiene featuring e duetti speciali importanti, e una versione speciale di Non Dirgli Mai con la London Symphony Orchestra per i 20 anni del brano. Questa mattina Soundsblog ha partecipato alla conferenza stampa di lancio: ecco tutte le sue dichiarazioni.

E’ come vivere il mio primo giorno di vita. Sono nato di nuovo ed è nato il disco insieme a me. È un album, secondo me, ricco. Come diceva Pino Daniele: ogni scarrafone è bell’a mamma soja. In questo album ci sono 12 tracce: 11 inedite e una, Non dirgli mai, riarrangiata. E’ un album ricco di collaborazioni, come quella con Fiorella Mannoia, e poi Giusy Ferreri, Luché, Guè Pequeno, Emis Killa“.

Il duetto con Fiorella Mannoia. “E’ stata una sorta di sfida. Lessi su un quotidiano una sua intervista, dove disse: “Ho sempre cantato le canzoni dei grandi cantautori, ma canterei anche una canzone da Gigi D’Alessio. L’ho presa come sfida. Ho scritto questa canzone in macchina, in un Roma-Milano per The Voice. Quando gliel’ho fatta sentire, lei si è commossa: “Se ti piace non solo la devi cantare, ma la devi cantare con me”. Lei mi ha detto: “Se mi aiuti con il napoletano la faccio”. Ma non ha avuto bisogno di aiuti“.

I duetti. “La canzone con Luché è nata durante una cena. Quella con Guè durante The Voice. Emis Killa? L’ho chiamato per cantare una canzone su Milano. Per noi terroni, quando veniamo a Milano, fa tutto strano. Vediamo gente in giacca e cravatta in bicicletta, non succede mai a Napoli. Vedere un Bosco Verticale per noi è una novità. Dicono che sia nato per incentivare la biodiversità, ma costa comunque 15mila euro al mese (ride, ndr). Ho voluto descrivere la Milano che conosco io“.

La sfida è stata far entrare loro nel mio mondo. Sono loro che sono entrati nel mondo della canzone. Li stimo anzitutto. Luché ha dei testi che sono molto molto intelligenti (…) Ho fatto prima a fare un duetto con Liza Minelli o con i più grandi artisti al mondo, ma ho dovuto combattere contro il pregiudizio anche nell’ambiente. Per questo è il mio primo disco. Ora mi apro al mondo. Sto vivendo una nuova era, ma ci sono voluti 30-40 anni per togliermi questo marchio di dosso. Sono contento di acer superato questo pregiudizio. Senza gli articoli belli su di me sono durato 20 anni. Spero di non dover cambiare lavoro adesso con gli articoli belli“.

C’è un duetto anche con me stesso, in Domani Vedrai, da italiano a napoletano“.

Perché non c’è un duetto con Anna Tatangelo? “Altrimenti ce la cantiamo e suoniamo tra di noi. Altrimenti diventiamo come Al Bano e Romina, senza nulla togliere. Noi non siamo nati come una coppia: c’è stato L’Ultimo Bacio, un successo acclamato, basta. Ognuno ha fatto la sua carriera. Quando ti vedono sempre insieme, poi ti vedono come una coppia. Quando vogliamo cantare una cosa insieme, la cantiamo. Ma non vogliamo essere una coppia artistica. È giusto che sia“.

Sapeste quanti no ho ricevuto, dal più piccolo al più grande. Non per questo disco. Ho venduto 26 milioni di dischi e solo ora sono riuscito ad avere delle collaborazioni. Sono passati 27 anni, mica un giorno. Qua si accoppiano dopo tre secondi, ci sono featuring dappertutto. Io ci ho impiegato 27 anni, eppure se metto le mani sul pianoforte so quali sono le note. Sono passati 27 anni sono tanti (…) La musica è un incontro. Non salviamo vite umane: non muore nessuno se sbagliamo una canzone. Semmai aiutiamo qualcuno. Spesso con i duetti si fanno con la calcolatrice“.

La copertina. “Ci sono io e la mia ombra. Noi due appunto. Noi napoletani nasciamo prima napoletani e poi italiani. Sono le mie origini e le mie radici. Vent’anni fa, quando ho portato Non Dirgli Mai a Sanremo, presentai il brano con una sola frase in napoletano. Mi dissero che ero pazzo e che avrei dovuto cambiare quel verso. La cambiai, ma in diretta lo cantai in napoletano. Dopo vent’anni addirittura mi chiedono: “Perché non canti più in napoletano?”. Sono contento che questa lingua sia stata sdoganata anche nella musica pop“.

La nuova versione di Non Dirgli Mai. “E’ come Albachiara per Vasco o Questo piccolo grande amore per Baglioni. È la canzone che ha avuto più fortuna. Non Dirli Mai è trattata nei Convervatori da tanti insegnanti come un trattato di armonia. C’è un’insegnante che fa superare gli esami di armonia con questo brano. Da musicista sono onorato“.

Il tema fondamentale è l’amore. Non solo verso una donna. Mentre La Vita Se Ne Va credo sia un testo di livello, scusate la presunzione. Potevo solo scriverlo in lingua napoletana per essere ancora più profondo. Con questa canzone credo di smuovere le coscienze di chi ha nonni e genitori. Stiamo le ore a giocare con il telefonino, ma non abbiamo tempo per regalare un abbraccio alle persone anziane. Io non ho più genitori o nonni purtroppo. Ricordate che loro non ci saranno un giorno mentre il telefonino ci sarà ancora sul nostro comodino“.

Siamo fortunati perché facciamo questo lavoro. Chi lavora è chi va in fabbrica. Chi si è laureato ed è costretto a fare il cameriere. Noi siamo fortunati perché siamo pagati per divertirci. Poi, certo, lo facciamo dopo anni di studi e conservatorio, non ci siamo svegliati una mattina e abbiamo deciso di fare questo lavoro“.

La musica di oggi. “E’ cambiato il modo di cambiare musica oggi. Basta iscriversi su un sito, si paga un abbonamento e hai a disposizione tutte le musiche, tutti i suoni possibili. Ormai le canzoni si compongono come se si andasse all’Ikea. Io invece ho scritto queste canzoni e le ho vestite con sonorità moderne. Oggi c’è chi va forte su Spotify, c’è chi va forte in radio ma non dall’altra parte. Ci sono canzoni ok per le tv ma non per Spotify. Nei live funzionano altre cose ancora. Oggi un album può diventare noioso da ascoltare, ma quando hai diverse canzoni e sonorità può diventare piacevole. Siamo abituati all’usa e getta dei singoli, non solo nella musica“.

Sarebbe un grande onore lavorare con Tommaso Paradiso, ma le cose devono nascere. Dopo aver venduti milioni di dischi, mi posso permettere il lusso di divertirmi con chiunque. Ma oggi è cambiato un modo di comporre le canzoni Siamo pieni di reggaeton, anche quando vai a tirare lo sciacquone. Ma siamo arrivati secondi, terzi o quarti. Si sa che questo genere è nato in Sud America. Eppure siamo fortunati: quest’anno c’è tanta musica italiana che è andata bene. Vincono i manager, i musicisti, i macchinisti. Si muove un’economia. Dietro un’artista che canta, ci sono 400 persone che mangiano“.

I pregiudizi. “Credo di aver subito una serie di pregiudizi negli anni. Perché ero napoletano. Perché non ci sta niente da fare: se nasci in qualsiasi città d’Italia, da Roma a salire, sei un cantautore di quella città. Se nasci a Napoli sei un neomelodico. È quasi un razzismo culturale. Esiste il mondo neomelodico, ma non possiamo fare di tutta un’erba un fascio. Se poi analizziamo quella parola è bella: significa nuova melodia. Allora anche Eros Ramazzotti è neomelodico? Io mi sento fortunato di essere nato a Napoli, non uno sfigato“.

Il pregiudizio c’è stato, dal momento in cui sono partito da Napoli per arrivare a Sanremo. Ho fatto difficoltà già all’epoca per trovare qualcuno che dirigesse l’orchestra (…) Ho costretto la stampa a scrivere da me. Il successo popolare è come se desse fastidio. Ma Mogol, uno che le canzoni l’ha scritte, ha sempre detto che la musica arriva dal popolo“.

Quello che ho subito è stata la mia forza, perché non mi ha fatto mai mollare. “Perché questi parlano senza aver ascoltato il mio disco? Senza avere cosa c’è in un mio brano?”, mi chiedevo. Ognuno ha il suo gusto: a me non piacciono pasta e ceci, ma non posso dire che fanno schifo. La musica perché è bella perché è varia (…) Oggi non è più un problema cantare in napoletano oggi. Luché e Liberato hanno dato più forza a quello che ho fatto io vent’anni fa. Oggi vengono apprezzati e vengono passati in radio“.

Quest’album racconta l’amore maturo? “Quando scrivo un testo, io divento il protagonista, anche se quella storia non l’ho vissuta. L’amore può regalare il mondo, ma se ti lascia sembra tutto nero e tutto scuro. Quando un amore finisce, ti rimangono le ferite. Io scrivo sempre quello che vivo o quello che sto capendo in quel momento“.

Il tour con Nino D’Angelo. “Ci sono richieste da tutto il mondo: se la gente ti vuole, perché non andare?“. “Salzano è stato invaso da chiamate, dagli Stati Uniti al Canada. Lui ci ha detto: “Perché non continuiamo la tournée? Faremo tre date: torniamo a Napoli, poi Milano e Roma. Stiamo costruiamo il calendario“.

Lo show in tv. “Saranno tre puntate con tanti ospiti: sarà un modo per presentare parte di queste canzoni in maniera costruita, con un’orchestra dal vivo e molti ospiti. Sono vent’anni che da Napoli sono arrivato in Italia, Vanessa Incontrada sono vent’anni che è arrivata in Italia dalla Spagna“. “La stiamo scrivendo come se fosse una serie televisiva, divisa in tre puntate. Cercheremo di far collimare la storia con la canzone. Se per una canzone servirà Gianni Morandi, chiameremo Gianni Morandi. Ai rapper non piace molto fare tv. Sarà più facile convincere Fiorella Mannoia“.

Il premio Lunezia: verrà premiato il 7 novembre. “L’unica volta che ho ritirato un premio è stata a The Voice (…) Questa è una bella notizia, che mi riempie di gioia. Meno male che non me l’hanno dato subito, un premio, altrimenti mi sarei rilassato. Ho avuto sempre voglia di combattere. Ora un premio non mi basta più. Nessuno mi ha regalato niente, anzi sono partito da meno 20 e meno 30“.

The Voice. “Mi hanno detto: “Se si rifarà, la prima poltrona sarà la tua”. Già per me è un onore ricevere questa proposta“.

Sanremo. “Rimane la cosa più importante al mondo per la musica italiana. Sono diventato italiano a Sanremo. Molti Big snobbano la gara. Per me sanremo va bene in quasliasi forma. Adesso non ho in mente di fare Sanremo, ma l’ho fatto in tutte le salse: autore, superospite e cantante. Bisogna capire uno che progetto ha. Oggi non c’è nella mia testa di partecipare. Ho tre puntate su Rai1, che condividerò con Vanessa Incontrada. Ho un tour già programmato. Ma quando Sanremo chiama…“.

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