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Lo stato sociale – Amore, lavoro e altri miti da sfatare: tracklist e cover

Amore lavoro e altri miti da sfatare: è uscito il terzo album de Lo Stato Sociale. Scopri tutte le informazioni, leggi la tracklist e guarda la cover su Blogo.it

pubblicato 10 Marzo 2017 aggiornato 20 Febbraio 2021 14:13

Da oggi è disponibile in tutti gli store Amore, lavoro e altri miti da sfatare, il nuovo album de Lo Stato Sociale. Il terzo disco, che è accompagnato dall’uscita del nuovo singolo, Buona sfortuna, è frutto di 10 mesi di lavoro e raccoglie i sentimenti e le parole dei cinque ragazzi bolognesi che formano la band, Albi, Bebo, Lodo, Carota e Checco.

Il titolo dell’album è stato scelto da Lo Stato Sociale perché capace di raccontare i contenuti attraverso due concetti tanto abusati quanto comuni, come la perdita di significato di amore e lavoro, che li rende due miti del contemporaneo, sottolineando con ironia la volontà di riappropriarsene.

Lo stato sociale – Amore, lavoro e altri miti da sfatare: tracklist

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01 60 milioni di partiti
02 Amarsi male
03 Quasi liberi
04 Buona sfortuna
05 Eri più bella come ipotesi
06 Niente di speciale
07 Mai stati meglio
08 Nasci rockstar, muori giudice ad un talent show
09 Per quanto saremo lontani
10 Vorrei essere una canzone

Lo stato sociale – Amore, lavoro e altri miti da sfatare: dichiarazioni

Il nostro terzo disco è frutto di un lavoro di circa due anni, anche se le radici e il vero punto d’inizio si possono trovare nella nascita stessa del nostro collettivo. Questo è sicuramente il nostro disco più ragionato, oltre ad essere il frutto di un periodo di pausa e distacco dai concerti: Amore, lavoro e altri miti da sfatare concentra le nostre esperienze passate nell’ambito della produzione musicale. È come se ci fossimo fermati un attimo nella nostra corsa, una breve sosta per bersi una birretta con gli amici di una vita e guardarsi indietro, poi allo specchio e poi al futuro. Una piccola stasi in cui realizzi quello che hai fatto, cerchi di capire chi sei e fai un sogno di come vorrai essere.

Abbiamo capito che siamo un collettivo e abbiamo capito l’importanza di questa parola, sempre meno usata e sempre più svuotata, in una società che sempre di più muove verso l’individualismo sfrenato, verso il merito come unico presupposto per avere diritti e il successo come unica realizzazione di un’esistenza.

In fondo, noi crediamo nell’eguaglianza, crediamo che il talento individuale sia dignitoso di esistere ed esprimersi esclusivamente all’interno di una società, e che questa ne possa godere senza vergogna, senza invidia, senza distacco. Per noi è inutile emergere dalla cosiddetta normalità senza portare con noi quella normalità stessa, non abbiamo il desiderio di uscire individualmente da una condizione economica o sociale, quello che vogliamo è portare quella condizione ad un livello diverso di consapevolezza, fornire elementi di lotta, svelare i misteri e mettere a nudo il fascino del nostro lavoro, rompere gli incantesimi, rompere le regole, un pezzo alla volta per capirne i meccanismi, sperimentare, giocare, rompere i giocattoli, invitare altre persone alla festa, imbucarsi alle feste, regalare sorrisi e spunti di riflessione, aiutarsi il più possibile e non rimanere mai soli.

Questo è quello che vogliamo essere sempre, fino all’ultima nota suonata e all’ultima parola scritta, nei gesti e nelle intenzioni. Possiamo sbagliare, o semplicemente non essere abbastanza bravi, però ci proviamo.

Il disco è questo. Un gioco fatto di canzoni che si muovono verso direzioni diverse, ognuna con una sua logica e motivazione, con alla base sempre il desiderio di costruire collettivamente il superamento di una stasi. C’è una direzione pop in “Amarsi male”, “Buona sfortuna”, “Per quanto saremo lontani” e “Vorrei essere una canzone”, c’è rabbia e irriverenza verso l’esterno ma anche verso l’interno in “Nasci rockstar, muori giudice ad un talent show”, “Eri più bella come ipotesi” e “Mai stati meglio”. C’è una storia d’amore particolare in “Niente di speciale”, poi c’è una canzone che racconta come siamo ed è “Sessanta milioni di partiti”, che infatti apre il disco.

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