Home Recensioni musicali Giorgia, Oronero: il disco della serena maturità, scendendo a patti con la vita, senza rinunciare a se stessi

Giorgia, Oronero: il disco della serena maturità, scendendo a patti con la vita, senza rinunciare a se stessi

Oronero di Giorgia: la recensione dell’album su Blogo.it

pubblicato 3 Novembre 2016 aggiornato 28 Agosto 2020 12:32

Oronero di Giorgia è finalmente uscito, dopo il lead single omonimo. Il disco della cantante è disponibile da venerdì scorso, 28 ottobre 2016. Sono passati tre anni dal suo ultimo album, Senza Paura, ai tempi anticipato da Quando una stella muore. Questa volta Giorgia ha scelto di presentare il suo progetto di inediti con un brano che ha l’effetto di un abbraccio virtuale verso chi è vittima di pregiudizi e critiche superficiali.

Danza, il secondo pezzo, cambia sound e vira verso atmosfere dal sapore dance, un riscatto personale fatto di sacrifici, dignità e rivalse. Scelgo ancora te è una delicata e malinconica dichiarazione di amore verso l’altro, in un momento in cui la relazione sembra a rischio. Nonostante tutto, tra rimpianti e incomprensioni, ci si aggrappa al sentimento, anche quando è difficile e quasi fuori tempo massimo (“Scelgo ancora te, anche oggi che non è facile, non è sufficiente abbracciarsi un po’”). La resistenza dell’amore fino alla fine anche quando non basta (forse) più.

Credo cambia nuovamente ritmo, avvicinandosi alle sonorità del già ascoltato Danza. E’ un coming out su quello che si crede, sui valori, sull’altra persona e sulla vita in tutte le sue sfumature (“Credo nelle lacrime che sciolgono le maschere, credo nella luce delle idee che il vento non può spegnere (…) Credo in questa vita, credo in te”). Per non pensarti è l’appello finale di chi galleggia in un passato lontano dal quale non sembra riuscirsi a liberare e che diventa compagno di pensieri e recriminazioni su quello (“E quante scarpe ho consumato nel camminare nel passato”) che una semplice parola potrebbe fare per poter abbandonare il pensiero ingombrante di quello che è stato e non è più.

Vanità è una forte critica a certe ossessioni di questa società: la gente si ama e non si sente, l’ego che ha la meglio su tutto, alla disperata ricerca di lasciare una traccia anche dopo la propria morte, un’immortalità di fama, di corsa affannata verso l’eterno (materiale). Posso farcela è un inno, uno stimolo a restare a testa alta, a sopravvivere nonostante le numerose delusioni di quello che c’è stato, tra inganni e la nostalgia di quello che era inizialmente e che si è rovinato tutto (“Quando ancora la mia fede non voleva le sue prove”). E’ il momento di ricostruirsi, di ricrearsi la propria individualità, riscoprire la propria forza, da sola.

Come acrobati punta al sound energico, con una Giorgia scatenata e potente, intensa e divertita. Un pezzo dal sapore estivo. Mutevole è il riscatto di chi non vuole più versare lacrime, soffrire e si vuole asciugare quelle lacrime che bagnano il viso. Il dolore lo conosce già e non è più spaventata da quello che sarà, da ciò che è: non c’è odio, c’è presa di coscienza (“Se guardo bene sei tutto quello che non sei”). Essere mutevole, in questo caso, è il cambiamento di chi non è più disposto ad essere prevedibile, a piangere e struggersi di dolore verso qualcuno che nemmeno è quello che si credeva. Tolto e dato è una riflessione sul tempo che scorre, su quello che sa togliere e dare (“E anche se mi crolla il mondo addosso so rialzarmi”).

Amore quanto basta è orecchiabile, immediata, con la voce di Giorgia che si diverte in ogni sfumatura e gorgheggio. Sempre si cambia sottolinea come, anche quando tutto sembra immobile e statico, senza emozioni, le cose stiano cambiando, lontani da ogni sguardo esterno (“Credimi si cambia anche quando non sembra (…) Niente al mondo si ferma, anche un soffio di polvere in volo ritorna”).

Grande maestro è l’accusa verso chi è stato disonesto, verso chi ha indossato maschere e ha bruciato tutto intorno a lei, nutrendosi delle conquiste altrui, tra falsità e crudeltà. Un Giuda dei tempi moderni.

Regina di notte è un pezzo dance e scatenato con una strizzata d’occhio e divertito alla lingua inglese (“Baby, I’m the queen of the night”) e che ricorda, in certi passaggi, un omaggio al brano di Whitney.

Non fa niente è l’ultimo -delicato e sospirato- brano del disco, tra riflessioni postume e ricerca di un equilibrio (“Posso vivere una vita senza te, posso smettere di chiedermi perché, ma non è lo stesso, e un poco di trucco di scioglie in una lacrima”). Un’ombra del passato che non fa più male e con il quale è possibile convivere.

Oronero segna un nuovo capitolo interessante nella discografia di Giorgia e riflette quella presa di coscienza e maturità di una donna che ha presa atto dell’imprevedibilità della vita -tra relazioni, sentimenti e passati ingombranti- e che sa gestire, nella maggior parte dei casi, quello che potrebbe accadere. Le gioie, i dolori, il divertimento, tutto questo fa parte della vita e l’accettazione di questo è la chiave per cercare di trovare un punto di equilibrio in uno scorrere di giorni inevitabili. Come acrobati.

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