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Un giudice di Roma assolve i p2p

I vari siti e software per lo scambio di files, denominati peer to peer (abbreviato p2p), non commetterebbero una violazione del diritto d’autore, in quanto, i server farebbero solamente da intermediari per lo scambio dei files tra gli utenti.“Mancando una legislazione ad hoc …. non appare possibile in questa sede dare rilevanza ad un fenomeno

pubblicato 24 Gennaio 2008 aggiornato 31 Agosto 2020 23:23

I vari siti e software per lo scambio di files, denominati peer to peer (abbreviato p2p), non commetterebbero una violazione del diritto d’autore, in quanto, i server farebbero solamente da intermediari per lo scambio dei files tra gli utenti.

“Mancando una legislazione ad hoc …. non appare possibile in questa sede dare rilevanza ad un fenomeno assai diffuso che non può essere messo sotto accusa ed avente accertamenti quasi impossibili da fare”

Questo è quanto affermato dalla sentenza, rilasciata oggi a Roma dal gip Carla Santese, che ha accolto la richiesta di archiviazione per un caso di una società che lamentava la violazione del diritto d’autore.

Bearshare, Emule e Btorrent, questi i siti accusati, non sarebbero responsabili di tale violazione, che andrebbe attribuita solamente all’uso improprio, da parte degli utenti, di tali piattaforme per lo scambio personale di files. Infine, sarebbe praticamente impossibile controllare la legittimità di ogni singolo file scambiato attraverso tali servizi, è anche per questo motivo che la richiesta di archiviazione è stata accolta.

Una sentenza che farà sicuramente discutere le etichette discografiche e le case di produzione cinematografiche: che questo possa rappresentare realmente l’inizio del libero utilizzo dei file sharing peer to peer e bit torrent? Ormai tutto converge in tal direzione, ma resta comunque un reato, da parte degli utenti, scambiare materiale protetto da copyright.

Via | Reuters

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