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Opeth: un viaggio nella storia con le foto-ricordo di Soundsblog

Mikael Åkerfeldt e Fredrik Åkesson ricordano alcuni momenti-chiave (o semplicemente curiosi) della storia degli Opeth, con la nostra selezione di foto ‘antiche’…

pubblicato 20 Maggio 2014 aggiornato 29 Agosto 2020 18:43

Come forse molti di voi sapranno (avendo visto qualche “anteprima” postata su Facebook), in questi giorni Mikael Åkerfeldt e Fredrik Åkesson sono in giro per l’Europa per un tour di interviste legato a Pale Communion, il nuovo disco degli Opeth.
Purtroppo però, proprio pochi giorni prima del loro arrivo a Milano è stato annunciato che la pubblicazione del disco è slittata da Giugno ad Agosto 2014. Di che parlare, quindi, nell’intervista, tre mesi prima della nuova data?
Per Soundsblog non è stato un problema: abbiamo contattato Eugenio Crippa, autore della biografia degli Opeth Le Stagioni Della Luna e massimo esperto italiano in materia, e gli abbiamo chiesto di selezionare per noi una certa quantità di foto promozionali antichissime, rarità varie e fotto scattate da lui, per proporre ai due musicisti un “viaggio nella memoria della band”, come già avevamo fatto con Dark Tranquillity e Trivium.

Ecco quindi il risultato della chiacchierata, che principalmente ha visto protagonista Mikael, visto che Fredrik è entrato nella band dal 2007 e molti di quegli eventi storici non li ha vissuti in prima persona. I “virgolettati” quindi sono tutti suoi…

Di Pale Communion si parlerà più avanti, ad Estate inoltrata. Anche di quello si è discusso, ovviamente, ma ora siete tutti invitati a prendervi un po’ di tempo e godervi questo salto nel passato… E per un’esperienza completa, potete vedere anche il video qui sopra, in cui si possono notare le risate e le facce della band alla vista di alcuni degli scatti più strani e/o antichi…

Le foto e le didascalie sono a opera di Eugenio, che ha attinto a piene mani proprio dall’archivio fotografico pubblicato su Le Stagioni Della Luna.

Fotografia promozionale in b/n, scattata probabilmente nel 1993. Da sinistra a destra: Peter Lindgren, Anders Nordin, Mikael e Stefan Guteklint.

“Ahh, qui c’è Stefan (Guteklint, bassista dal 1992 al 1995 – NdR)
Il posto si chiama “Sörskogen”, la cosa curiosa è che qui siamo fotografati quasi nello stesso punto in cui abbiamo fatto la foto per il retro-copertina di Orchid, il primo album. E poi siamo tornati per le photo-session di Watershed, e anche per Damnation”.

Foto di gruppo all’interno di un pub inglese. La data del concerto di cui parla Mikael è il 5 novembre 1995.

“Questo è il Borderline, un pub di Londra, avevamo suonato un concerto con i Gomorrah.
Vuoi una curiosità? La fibbia che indosso nella foto, e che indosso ancora oggi, l’ho comprata proprio in quel viaggio, a Camden”.


Fotografia promozionale mai utilizzata. Mikael scrisse anni fa sul forum ufficiale del gruppo (oggi chiuso ma consultabile su www.ultimatemetal.com) che fu richiesta dalla Century Media, anche se si trattava probabilmente della Dwell Records, etichetta discografica americana specializzata in compilation tributo. Questa fotografia infatti fu realizzata per comparire sul booklet di “In memory of Celtic Frost”, e poi rifiutata in favore di uno scatto meno singolare.

“L’etichetta non la volle usare. Loro pensavano facesse cagare, noi pensavamo di avere una buona idea invece: io avevo noleggiato uno smoking con il cappello e i guanti bianchi, e tutti gli altri erano eleganti (tranne Johan, che non voleva indossare una giacca ed è finito a petto nudo). Volevamo apparire come in una vecchia foto di famiglia, dei fratelli del 17esimo secolo… Qualcosa non ha funzionato.”


Istantanea del primissimo concerto degli Opeth. Con tutta probabilità siamo nel febbraio 1991, presso il The Cage di Sundbyberg, a nord di Stoccolma. All’estrema sinistra si intravede Mikael con la t-shirt degli Unleashed.

“Questo lo so cos’è… è il nostro primo concerto!
Fredrik: “Non è il soundcheck?”
Mikael: “No, no, è il concerto vero e proprio, me lo ricordo perchè suonavo con le spalle al pubblico perchè Anders non conosceva le canzoni benissimo, e dovevo dargli un occhio.”

In passato, l’hai definito uno dei concerti peggiori della tua vita…

“Non è stato un buon concerto, proprio no. In pratica si trattava di grindcore improvvisato.
E’ anche stato l’unico con questa line-up, con Nick (Döring, bassista fra il 1990 e il 1991, precedentemente negli Eruption con Mikael – NdR) e con David (Isberg, primo cantante e fondatore della band – NdR). David non si vede nella foto, chissà dove era…”

Beh, ti dirò che questa foto l’ho ricevuta direttamente da David, ma chissà chi l’ha scattata!

“Oh, magari è stato lui stesso… non si limitava a cantare sul palco, ricordo che a quel concerto scese anche in mezzo al pubblico a lottare contro un tizio che gli aveva strappato di mano il microfono. Era quel tipo di persona… quindi magari la foto l’ha fatta proprio lui!”.


Polaroid incollata sul guestbook degli Unisound Studios di Dan Swanö. Ogni band che vi andava a registrare era invitata a lasciare un segno del proprio passaggio. Tra quelle pagine, molte delle quali visionabili su www.unisound.se, vi sono perciò anche le impronte dei Katatonia e dei nostri Novembre, che presso gli Unisound registrarono i loro primi due album.

“Qui è quando stavo incidendo le parti vocali per “Crimson”, l’album degli Edge of Sanity.
Non posso credere a che razza di maglione stessi indossando! Una follia!”


Un altro estratto dal guestbook di Swanö, risalente alle registrazioni di “Orchid”. In cima a sinistra è riportata la data esatta, dal 16 al 27 marzo 1994.

“Ohh, questo l’ho disegnato io! E’ uno sketch che risale al primo album, con il primo logo degli Opeth… penso risalga al 1994. Vorrei tanto ricordare perchè mi ero disegnato dentro ad un sacco di patate!”.


Fotografie promozionali per l’album “Still Life”, 1999.

“Sono state scattate nel mio appartamento – che è vicino a dove vive anche Fredrik oggi”.

Sarei curioso di sapere qual è l’album che tiene in mano Martin Lopez.

“E’ dei Wishbone Ash, si intitola “New England”. In realtà non penso sia un buon album, probabilmente l’ha preso in mano perchè la mia collezione di dischi è appena fuori dall’inquadratura, e quello era il primo disco che sporgeva…”.


Screenshot tratto dal documentario ‘making of’ di “Blackwater Park”, filmato nell’autunno 2000 e pubblicato solo dieci anni dopo, quando nella primavera 2010 l’album è stato ristampato in una succulenta ‘legacy edition’.

“Cavolo, avevo qualche chilo di troppo in quella foto!
E sì, è divertente che all’epoca dicessi che a 40 anni non sarei stato su un palco ad urlare… è esattamente quel che faccio ancora! Quello è un Mikael diverso da quello che vedi oggi, ci sono molte somiglianze ma anche tante differenze. Si potrebbe dire che in quel momento stavo usando il significato ‘vittoriano’ della parola ‘vecchio’: all’epoca, a 40 anni si era vecchi… In ogni caso, sì, sono ancora qui a urlare sul palco!”.


Dettagli della matrice del 45 giri di “Still Day Beneath the Sun”, pubblicato su Robotic Empire nel 2002 in poco più di mille copie. Un oggetto molto ricercato dai collezionisti.

“Cos’è?”

Un dettaglio dal 7″ di “Still Day Beneath the Sun”, con il testo inciso sul bordo.

“E’ il testo di “Harvest”? Non avevo idea che fosse stato inciso… Oppure lo sapevo, ma me ne ero scordato fino ad ora! Cosa c’è scritto qui?”

Drained by the coldest caress…

“…stalking shadows ahead!”.


Fotografia scattata dal palco dell’ultima edizione dell’Evolution Festival, la sera del 12 luglio 2008.

Fredrik: “Mi ricordo quel concerto! Mentre suonavamo l’ultima canzone, proprio all’ultima nota, il cielo già scurissimo si è aperto e ha iniziato a grandinare. Chicchi di grande enormi… gli In Flames avrebbero dovuto suonare dopo di noi, ma alla fine il festival fu annullato in mezzo a tuoni che squarciavano il cielo e il caos fra il pubblico”.
Mikael: “E non era nemmeno la prima volta che ci succedeva una cosa del genere: almeno un’altra volta, in precedenza, ha iniziato a diluviare durante il nostro ultimo pezzo”.

Speriamo non succeda anche quando suonerete al Rock In Idro, fra qualche settimana a Bologna!

Fredrik: “So che suoneremo prima degli Iron Maiden. Molto bene, è da un bel po’ che non li vediamo dal vivo.”

Mikael, visto che Bruce Dickinson ti aveva intervistato per il suo programma radiofonico, pensi ti verrà a salutare?

“Nah, se devo essere sincero penso non si ricordi neanche di me. Nel senso, se gli dicono il mio nome e il nome della band sicuramente li conosce, ma se mi incrocia nel backstage credo non mi riconoscerà per niente!”


Aftershow presso il Transilvania Live a Milano, 17 febbraio 2003, data del tour di “Deliverance” in cui gli Opeth furono supportati dai norvegesi Madder Mortem.

“Questo sei tu, giovanissimo”.

Sì, sono io insieme a voi, dopo il concerto al Transilvania.

“Il locale con le tombe sulle pareti, sì!”.

Hai anche lasciato una firma memorabile su una delle lapidi: “Il diavolo è il mio pastore”.

“Nella foto sto bevendo probabilmente un whisky e coca. Con una cannuccia. Molto metal, eh!”.


Sul ponte della nave che nel settembre 2013 ha ospitato il Melloboat Festival, con headliner gli Opeth stessi insieme a diverse altre formazioni della scena progressiva svedese e inglese.

“Questa è più recente, dal Melloboat. Eccomi con tre enormi fan degli Opeth: Alexander, che è il nostro più grande collezionista; Yayoi, che si occupa della nostra fanpage in Giappone; e poi tu, ovviamente”.

Gli Opeth bloccati sul ponte di una nave, a contatto con decine di fan: ti ha mai causato problemi questa cosa?

“No, direi di non aver mai avuto problemi, anche perchè quando incontri la gente di persona è più facile andarci d’accordo. Sui social media invece è più probabile che qualcuno si scaldi, è per questo che non avrei mai voluto aprire un profilo su MySpace, e mi sembrava di perder tempo a scrivere cose solo per farmi tirare addosso la merda da persone che non avrebbero mai avuto il coraggio di dirmi certe cose in faccia. In generale, se devo solo commentare questa foto, direi che queste tre persone sono sempre state ottime con me!”.


Mikael e Devin Townsend, Melloboat Festival, settembre 2013.

Hai confessato a Devin Townsend che è stato lui a tirar fuori il tuo lato ‘comico’ sul palco, tra una canzone e l’altra?

“Sì, è successo durante un festival tour in America con gli Strapping Young Lad, credo si trattasse del Sounds of the Underground (nella primavera 2005, NdR). All’epoca non ero un grande intrattenitore sul palco, a malapena ringraziavo ogni tanto: ero nervoso alla sola idea di ‘dover’ dire qualcosa fra una canzone e l’altra, non sapevo come comunicare con il pubblico. E poi ho visto Devin sul palco, era così divertente! La cosa bella è che è lo stesso sul palco e fuori dal palco. Ha questa capacità di trasformare delle cose ridicole in qualcosa di ammirevole. Ricordo ad esempio che una volta, appena finita una canzone, si è girato per cercare una bottiglia d’acqua. E’ andato alla batteria ma non c’era acqua, si girava per cercarla… ma niente, non la trovava e il pubblico aveva capito che stava cercando qualcosa. Quindi è tornato alla sua posizione dietro al microfono e ha detto “Ma sì, non la volevo nemmeno, questa fottutissima acqua!”, e tutti a ridere… Ho imparato a lasciarmi andare, guardandolo sul palco”.


Rehearsal tape contenente i brani “The Apostle in Triumph” (qui erroneamente intitolata ‘Apostole in Triumph’) e “In Mist She Was Standing”, entrambi poi pubblicati sull’esordio “Orchid”. Il logo della band è ancora quello realizzato nel 1990 dal fondatore David Isberg.

“Io non ho mai fatto adesivi da mettere sulle musicassette, lo faceva David, ma il periodo in cui sono stati scritti questi brani è posteriore rispetto alla sua uscita dalla band. Direi che si tratta di una cassetta del 1993, viste le canzoni che contiene. Ne abbiamo registrate molte di queste rehearsal tape, devo averle ancora tutte a casa; le copiavo e le spedivo alle riviste… all’epoca non avevamo nemmeno un demo!”.

La copia di questa cassetta appartiene a Mauro Berchi, che parlò di voi nella fanzine Necrotomy…

“Sì certo, mi ricordo di lui! Lo abbiamo anche ringraziato sul primo disco…”.

…insieme a Stefano Longhi e Roberto Mammarella.

Sì, all’epoca grazie anche a loro ottenemmo un buon feedback ed avevamo un grosso seguito in Italia. Circolavano molte fanzine da voi in quegli anni, ed il primo articolo vero e proprio dedicato agli Opeth fu pubblicato sulla rivista di Roberto (la fanzine Thanatography, NdR).

Hai mai visto quell’intervista? L’abbiamo riportata all’interno della biografia….

“Sì, quel nostro primo articolo l’ho visto, ma la foto non è degli Opeth, si trattava dei Procreation, gruppo in cui David Isberg cantava insieme a due membri dei Therion: Christofer Johnsson alla batteria e Peter Hansson alla chitarra!”. Quindi, nella foto c’è David ma non sono gli Opeth, e la recensione trattava uno dei nostri primissimi rehearsal tape”.

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