Home Festival di Sanremo Motta: “Dov’è L’Italia a Sanremo: non è un brano politico”

Motta: “Dov’è L’Italia a Sanremo: non è un brano politico”

L’intervista a Motta prima di Sanremo 2019.

pubblicato 22 Gennaio 2019 aggiornato 27 Agosto 2020 16:02

Dov’è L’Italia parla di immigrazione” è stato dato sin dal primo ascolto della canzone che Motta porterà a Sanremo. In realtà questa è una mezza verità. E’ lo stesso cantautore pisano a spiegare meglio il concetto della canzone, il cui titolo è senza punto interrogativo. “Questa canzone è stata scritta grazie ai viaggi che ho fatto nell’ultimo anno, soprattutto Lampedusa e New York sono state tappe ispiratrici. Di solito le canzoni le scrivo quando torno dai viaggi, in questo caso Dov’è l’Italia è stata scritta quando ero via”.

IL CONCETTO – “Nonostante veda un disincanto totale verso questo Paese ho una grande fiducia nell’essere umano. Per forza di cose chi scrive canzoni deve avere fiducia. Sembrerà un ossimoro, ma il mio è un disincanto innamoratissimo verso un Paese malato in cui voglio stare. A Lampedusa ho conosciuto dei supereroi. In particolare Enzo, un capitano di un caicco, che mi ha raccontato delle storie bellissime. A New York invece ho conosciuto il risultato meraviglioso di avere a che fare con il diverso”.

La canzone non vuole essere politica, “ma sociale”. Stavolta Motta parla meno di sé. “C’è anche il tema dei migranti: non come tema strettamente politico, ma come tema umano. Questo Paese è malato perché è maleducato, c’è mancanza di civiltà, c’è violenza, soprattutto c’è mancanza di educazione civile. Se ho paura che venga strumentalizzato? Sì. Da queste cose ti rendi conto che c’è la mancanza dell’ovvio, la mancanza del rispetto verso le persone, la mancanza della curiosità verso il diverso. Se le cose belle e ovvio che fanno parte di una educazione civile vengono etichettate come retoriche… beh, la preoccupazione non sta solamente nella mala-interpretazione del mio pezzo, ma sta in qualcosa di molto più grosso”.

TEMA MIGRANTI – “Se dovessi parlare di politica direi che non mi sento rappresentato. Ma io devo scrivere canzoni, che non è un passo indietro, ma anzi un ulteriore passo avanti. La strumentalizzazione spero che non arrivi, non mi sembra di aver scritto niente di strano, così come ha detto niente di strano Baglioni […] Vince chi non dice un cazzo, purtroppo è così. E’ poco vincente dire quello che si pensa”.

DOV’E’ L’ITALIA? – “Sinceramente non lo so, però voglio esserci. Sento l’urgenza di esserci, voglio stare qui. Abito in una città che è la rappresentazione dell’Italia, ovvero Roma, e in qualche modo ho voglia di starci. Dove andrà non lo so. Sembra che si possa ancora salvare. Questa fiducia e questo innamoramento c’è ancora, almeno da parte mia. Spesso scrivo delle canzoni a cui ci sono domanda a cui non so dare risposte, altrimenti non ne scriverei”.

PERCHE’ SANREMO? – “Ho presentato solo questa canzone. Mi hanno chiesto “Ma sei proprio sicuro?”. Io ho detto sì, e ora mi trovo in questo ‘benvenuti all’inferno’ (scherza, ndr). E’ il festival della canzone italiana, scrivo canzoni in italiano, per cui non mi sento fuoriluogo. Non ho mai pensato che Sanremo fosse un nemico”.

“C’ho un’ansia bestiale, è normale perché non l’ho mai fatto. L’ansia sta nel fatto di rendermi conto che ho fatto tanti concerti in vita mia, ma quello è un altro palco. Ha bisogno di un altro tipo di responsabilità. Se vado lì, vado anche a casa delle persone che non mi conoscono e ho tanta voglia di spiegarmi”.

REPACK – “Non ci sarà nessun repack, anche se è un suicidio commerciale. Vivere o Morire aveva una sua scaltta di canzoni che hanno un significato ben preciso, non merita di essere stravolto. Dov’è l’Italia assume un valore maggiore, è l’inizio di un nuovo disco che non so assolutamente quando verrà fuori”.

LIVE – “Tornerò a fare concerti questa estate, ne abbiamo fatti troppi pochi finora”.

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