Home Festival di Sanremo Sanremo 2016, Don Backy scrive a Carlo Conti: “Niente spazio ai veterani? E’ razzismo musicale”

Sanremo 2016, Don Backy scrive a Carlo Conti: “Niente spazio ai veterani? E’ razzismo musicale”

Don Backy scrive a Carlo Conti: “Niente spazio per i gloriosi veterani a Sanremo 2016? Mi puzza anche un po’ di discriminazione”.

pubblicato 23 Novembre 2015 aggiornato 29 Agosto 2020 00:03

La macchina organizzativa del prossimo Festival di Sanremo 2016 è già attiva. E se fra meno di una settimana conosceremo i nomi delle otto Nuove Proposte (venerdì 27 novembre andrà in onda uno speciale su Rai 1), le selezioni per i diciotto brani in gara nella sezione Campioni stanno continuando e bisognerà attendere ancora un mese per conoscere gli identikit dei concorrenti. Le proposte artistiche potranno pervenire da parte delle case discografiche degli artisti entro venerdì 11 dicembre e c’è chi ci riprova… fra le polemiche. E’ il caso di Aldo Caponi, in arte Don Backy, autore ed interprete di successi come L’Immensità, Canzone e Poesia.

Il cantautore, fiorentino e classe 1939, ha voluto scrivere una lettera al conduttore artistico e conduttore del Festival, Carlo Conti. “Ciao Carlo – debutta – come ogni anno, all’avvicinarsi di Sanremo, c’è qualcuno che vuole provarci a farmici tornare. Non che a me dispiacerebbe, ma, considerato che sono ormai 44 anni (come i gatti in fila per 6…), che non ho questa possibilità, accetto che il ‘qualcuno’ faccia l’ennesimo tentativo. Premetto che io non guardo il Festival dall’ultima mia partecipazione (1971, Bianchi cristalli sereni) e – come vedi – sono riuscito a sopravvivere fino a oggi (e credo che – a Dio piacendo – andrò avanti così, visto l’ottimo risultato ottenuto, che forse dipende anche da quello, considerato che sto attraversando il 77° anno del Signore). Per la cronaca, però, voglio raccontarti che per molti anni ho visto partecipare alla manifestazione c. e p. e – nel tempo – ho inviato canzoni, da Sognando a L’Artista, a Madre, a Ali, a Brinderò (che sarà inserita nel mio nuovo CD in lavorazione, dopo averci provato anche quest’anno). Da un imprecisato anno in poi (Baudo restauratore) sentii dire che il direttore non voleva più cantanti della ‘mia generazione’ e così si sono accodati tutti i direttori a seguire (tutti sbarbatelli con le fregole pop/rock, compreso Baudo) con lo stesso tipo di motivazione. Così, anche quest’anno tocca a te di nuovo”.

La lettera prosegue: “Il m° Adelmo Musso mi ha chiesto se avevo un brano, perché avrebbe voluto provarci lui. Gli ho mandato di nuovo Brinderò, ma la motivazione non è cambiata: Niente spazio per i gloriosi veterani. Ora, voglio dirti che a me, questo tipo di scelta, mi puzza anche un po’ di discriminazione, se non proprio di razzismo musicale, quasi un’apartheid. Dunque, perché per questi signori autori e cantanti dovrebbero essere chiuse le porte? Eppure in giro ci sono fior di artisti e autori ‘epocali’ in piena attività che potrebbero – semmai – nobilitarlo, il Festival. E qual è stata la tua trasmissione di maggior successo e share, se non I Migliori anni? E quali sono state le puntate con maggior ascolti, se non quelle in cui partecipavano i ‘vecchi cantanti’? E tu credi che tutte quelle persone che affollavano i salotti davanti alla tivù, siano tutti morti? Pensi che i loro diritti di vedere e ascoltare i loro cantanti preferiti, siano inferiori a quelli che possono avere i loro figli e nipoti di vedere qualche tatuato rappista? Scusami Carlo, ma a me sembra veramente provinciale questo atteggiamento e anche un po’ meschino tutto sommato. Non dovrebbe essere questo, il Festival della Canzone Italiana? C’è per caso sul regolamento un’età oltre la quale non si può presentare una canzone e partecipare? E che cos’è questo atteggiamento da puzzetta sotto il naso, che fa escludere a priori questi personaggi, ancor prima di ascoltare le loro proposte musicali? Ripeto; come vedi, nonostante tutto, sono ancora vivo e – a Dio piacendo – credo che non sarà la mia non partecipazione all’ennesimo Festival a determinare la mia fine.

Quindi chiosa: “Ma se posso dirti una cosa molto personale, mi sembravi molto più ‘tu’ quando avevi ancora in testa quei bei riccioli neri, eri meno abbronzato e presentavi a Firenze Un Giglio per la Vita, organizzato dall’allora anche tuo amico Loris Urbani. A quel tempo non avevi remore che vi partecipassi anch’io insieme ad altri ‘vecchi’ colleghi. Goditi il successo Carlo e che sia duraturo. Aldo”.

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