Home Interviste Scar The Martyr, Joey Jordison a Soundsblog: “Cercavo qualcosa che attirasse l’attenzione e provocasse una reazione”

Scar The Martyr, Joey Jordison a Soundsblog: “Cercavo qualcosa che attirasse l’attenzione e provocasse una reazione”

Il batterista degli Slipknot ci rivela tutto sul suo nuovo progetto, con una band “all-star”.

pubblicato 1 Ottobre 2013 aggiornato 30 Agosto 2020 03:51

Esce oggi, 1 Ottobre 2013, il debut-album degli Scar The Martyr, il nuovo progetto di Joey Jordison (batterista per gli Slipknot, chitarrista per i Murderdolls).
Accanto a lui, una lineup “all star”: il tastierista Chris Vrenna (Nine Inch Nails) e i chitarristi Jed Simon (Strapping Young Lad) e Kris Norris (Darkest Hour), mentre alla voce si trova il semi-sconosciuto Henry Derek. C’è una spiegazione per questa scelta alla voce, così come c’è una spiegazione per il nome della band, “Sfregiare i martiri”. Basta leggere la nostra intervista, per scoprirne di più…

Quando hai sentito lo stimolo per fondare una nuova band?

“E’ stato circa un anno e mezzo fa, quando ho iniziato a scrivere delle canzoni, senza nessuna band particolare in mente. Scrivevo solo per il gusto di creare qualcosa, sono andato in studio (quello dove abbiamo registrato All Hope Is Gone degli Slipknot) e ho iniziato a scrivere da solo, senza niente di pianificato. Il risultato fu così buono che mi venne voglia di portare avanti quelle canzoni, e ho iniziato a pensare a una band, a chi avrei potuto chiamare. Soprattutto cercavo un cantante particolare, qualcuno che non fosse già ‘famoso’, perchè se sei un cantante famoso con un timbro particolare, la tua voce viene sempre associata alla tua band principale, mentre io volevo qualcosa di nuovo e fresco. Un amico, James Murphy (con cui avevo collaborato sul progetto Roadrunner United), mi ha fatto il nome di Henry Derek e l’ha portato in studio, dove abbiamo registrato i demo per cinque canzoni, e sono rimasto molto colpito: non avrei potuto chiedere di meglio, era proprio quello che cercavo, e in più Derek si era portato dietro le idee per qualche canzone – ad esempio “White Nights In A Day Room“ è tutta sua. Ha scritto tutti i testi, è un musicista completo.
Anche il resto della lineup, wow, è fortissima, con il chitarrista dei Darkest Hour, Kris Norris, il leggendario Jed Simon degli Strapping Young Lad, e Chris Vrenna di Nine Inch Nails e Marilyn Manson…”


Che tipo di libertà provi, quando sei da solo in studio a scrivere le canzoni? Alla fine, sul disco, il tuo nome compare come musicista dietro a batteria, basso e chitarra!

“Quando scrivo una canzone, inizio con la chitarra e automaticamente in testa hon ben presente come voglio che suoni la batteria. Quando registro, prima incido la batteria, completamente da solo in studio, senza distrazioni. Di solito registro tre versioni diverse di ogni canzone, con tre velocità diverse. Poi le ascolto e ci suono sopra la chitarra, per capire quale ritmo si adatta meglio. Poi sono passato al basso, ed è in quel momento che ho capito che avere un’intera band con me sarebbe stato perfetto: avevo già registrato tutto, mi servivano solo dei musicisti per rifinirlo. Ma il tempo da solo mi è servito per trovare il ritmo giusto per ogni brano, e sincronizzare la velocità di batteria, chitarra e voce. E’ stato un lavoro lungo, e ho preferito farlo da solo.”

Come hai contattato gli altri musicisti? E’ bastato comporre il numero di telefono, e l’accordo era fatto?

“Sì, più o meno è andata così… conosco Jed dallo Jagermeister Tour che abbiamo fatto insieme nel 2004, e più o meno dallo stesso periodo conosco anche Kris Norris. Insieme hanno formato un team affiatato alle chitarre, con uno stile simile ma completamente diversi! Chris Vrenna è la ciliegina sulla torta, lui arriva e sa sempre cosa fare… sono molto orgoglioso di questo disco.”

Sono curioso riguardo al nome della band, che in italiano significa “Sfregia il martire”. Qui in Italia abbiamo una lunga storia di martiri cristiani…

“E’ un nome legato al mondo contemporaneo, alle pessime cose che succedono intorno a noi. Parlare di martiri è un soggetto delicato, ed un nome come Scar The Martyr sicuramente scatenerà qualche polemica, così come qualche testo scritto da Henry. Quando è stato il momento di scegliere il nome della band non volevo un monicker, una parola singola, qualcosa di usa-e-getta, ma cercavo qualcosa che attirasse l’attenzione e provocasse una reazione. Devo dire che fino ad ora, per quel che ho visto, l’idea ha funzionato: chiunque sente il nome della band, anche se non sa chi sono io o che genere suoniamo, presta attenzione per qualche secondo, per capire di che diavolo si sta parlando. Il nome è qualcosa che rimane in testa!”

Di cosa parlano i testi delle canzoni?

“Non posso parlare a nome di Henry, è lui che ha scritto tutti i testi e conosce lui i significati profondi delle canzoni. Sono personali, ma al contempo abbastanza aperte ad interpretazioni da poter essere condivise da tutti.”

Corey Taylor, il “tuo” cantante negli Slipknot, ha detto più volte di recente che trova piuttosto difficile cantare oggi alcuni brani del primo disco della band, perchè ormai non si ritrova più nei testi che parlavano di rabbia post-adolescenziale. Ti senti anche tu strano, a dare il ritmo a canzoni come Surfacing e urlare “Fuck it all, fuck this world, fuck everything that you stand for”, oppure a te basta picchiare sulla batteria e il testo conta di meno?

“I testi sono fondamentali per me, e quelle canzoni mi hanno aiutato a superare dei tempi molto difficili, quando le abbiamo scritte e quando le abbiamo suonate le prime volte. Non sarei quello che sono oggi, se non le avessimo scritte e se non le avessimo suonate con una fottutissima rabbia in corpo. Difendo al 100% tutti i testi degli Slipknot, e oggi quando le suoniamo sento in corpo la stessa rabbia barbarica mentre picchio sulla batteria, anche se mentalmente sono cambiato, sono una persona diversa. Quando saliamo sul palco, siamo sempre gli Slipknot degli esordi, dei nichilisti che se ne fottono di tutto e di tutti, vogliamo solo distruggere tutto. Questa Estate abbiamo suonato una manciata di show headliner in Europa, e io posso sentire che il feeling primordiale è ancora lì, dietro la maschera, e mi viene la pelle d’oca a pensare a quanto siamo stati brutali durante ognuno di quegli show, anche se ora siamo persone diverse.”

Magari ti senti più a tuo agio con canzoni dal messaggio ‘universale’, come ‘I Like To Say Fuck’ dei Murderdolls… o ‘People Hate Me’, con cui tutti possono identificarsi e canticchiare per sfogarsi…?

“Eheh, sì, sono brani più leggeri, ma la rabbia era sempre lì. People Hate Me è un enorme vaffanculo a tutto e tutti, un attacco senza timore di ripercussioni: così vivevamo nei Murderdolls, meno aggressivi rispetto agli Slipknot ma comunque arrabbiatissimi.”

In che stato mentale si trova il Joey Jordison di oggi?

“Mi sento bene, e sono molto felice della mia creatività. E’ uscito un progetto molto soddisfacente con gli Scar The Martyr, e sono felice di poter andare in tour con la band e suonare queste canzoni.”

Parlando di tour, sarei curioso di sapere qual è il tuo ricordo migliore dell’Italia.

“La prima cosa che mi viene in mente è un concerto con i Murderdolls, ma non è un ricordo positivo! Non ricordo che festival fosse, ma era un festival totalmente metal e forse i Murderdolls non erano i benvenuti prima degli Iron Maiden (Joey si riferisce all’edizione 2003 dell’Heineken Jammin’ Festival – NdA), e qualcuno mi ha tirato addosso un panino pieno di salse, di schifezze molli… il panino si è schiantato sulla chitarra e ha iniziato a colare. Non ho potuto far altro che riderci su e abbiamo aumentato il livello di (benevola) presa in giro degli Iron Maiden!”

Non vedo l’ora di vederti dal vivo ancora in Italia, con qualsiasi band passerai…

“Passeremo con gli Scar The Martyr, e passeremo con gli Slipknot. Vedrai!”

Il tempo di un saluto a Soundsblog e la foto di rito insieme a Joey, e il batterista si allontana, verso un pranzo in un ristorante Italiano.
Per chi volesse ascoltare in streaming il disco degli Scar The Martyr, basta cliccare sul link e andare sul sito ufficiale della band. Buon ascolto!


brightcove.createExperiences();

Interviste