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Pino Daniele – Il tempo resterà, intervista a Giorgio Verdelli, regista del film in onda su Rai3

Il regista presenta a SoundsBlog il il docu-film sul cantautore napoletano scomparso a gennaio 2015

pubblicato 17 Settembre 2017 aggiornato 28 Agosto 2020 02:49

Questa sera, domenica 17 settembre 2017, alle 20.30 Rai3 trasmetterà Pino Daniele – Il tempo resterà, il docu-film che, attraverso immagini inedite, testimonianze di amici e artisti e tanta musica, racconterà il cantautore napoletano e il suo percorso artistico dagli anni ’70 agli ultimi concerti.

SoundsBlog ha intervistato Giorgio Verdelli, regista della pellicola che per tre giorni è stata in programmazione nei cinema e che ora debutta in tv.

Non è una biografia. È un percorso emozionale, attraverso le canzoni di Pino e la città di Napoli, che è co-protagonista insieme ad un autobus, ribattezzato Vaimò, come il tour del 1981. La biografia di Pino Daniele è nelle canzoni. Sono le canzoni che guidano il percorso. Poi, certo, ci sono pezzi biografici per raccontare l’anima di Pino. Una chicca sono i racconti, anche divertenti, di Enzo Gragnaniello, suo compagno di scuola alle elementari e di Peppe Lanzetta, suo compagno di scuola a ragioneria. È anche il racconto di una storia generazionale.

La storia musicale di Pino Daniele viene raccontata attraverso quali testimonianze?

Tantissime. Naturalmente quelle di Joe Amoruso, Tony Esposito, Tullio De Piscopo, James Senese, Rino Zurzolo (alla sua ultima apparizione prima della morte), i musicisti storici della sua band, ma anche Stefano Bollani ed Ezio Bosso. Che Pino avesse collaborato con Bosso non lo sapeva nessuno, neanche io. Me lo ha detto il figlio Alessandro. Poi c’è Giuliano Sangiorgi che racconta l’orgoglio di essere un musicista del Sud e che suona la chitarra di Pino Daniele.

Conoscevi Pino Daniele?

Certo, ma non solo lo conoscevo. Ho anche collaborato con lui: sono stato consulente musicale Mi manda Picone. Assaje, che canta Lina Sastri, è un pezzo che suggerì io. Ho anche recitato nel film di Salvatore Piscicelli Blues metropolitano dove c’è Pino Daniele e tutta la sua storia.

Ti chiedevo se lo conoscessi per capire se, lavorando al docu-film, avessi scoperto qualcosa di Pino che non sapevi…

Il personaggio era particolare, anche scontroso. È capitato che ci litigassi. Ho scoperto che alla fine avevamo quasi gli stessi gusti musicali; ad entrambi piaceva Frank Zappa, l’ho scoperto rovistando tra i suoi dischi. E poi ho scoperto che, soprattutto negli ultimi periodi, era uno molto attento ai temi del Pianeta.

Hai raccolto anche materiali inediti. Qualche esempio?

Pino Daniele a casa di Massimo Troisi, era la prima volta che gli faceva sentire una canzone che poi è diventata Quando. E c’è anche un video di Pino che va dal barbiere.

È un film che possono vedere solo i fan di Pino Daniele?

È un film anche con una funzione didattica, perché si trovano cose che servono a farlo conoscere. Ma ha anche cose che servono a conoscerlo meglio. Il successo del film – in tre giorni abbiamo incassato una cifra rilevante – è che permette anche a chi non conosce bene Pino Daniele di avvicinarsi a lui.

Andrà in onda la domenica alle 20.30 su Rai3, una fascia oraria non semplice.

È la prima volta che un documentario musicale va in onda in prima serata. È una sfida, anche perché siamo nella collocazione che era di Fabio Fazio. È un onore, ma anche un onere. Staremo a vedere come va. Stanno facendo i gruppi di ascolto, e non solo a Napoli. È chiaro che gli ascolti sono importanti, però sono importanti anche altre cose. La qualità, per esempio. Della qualità sono abbastanza certo, per gli ascolti vedremo.

La voce narrante è di Claudio Amendola. Come è nato il suo coinvolgimento?

Cercavo un attore non napoletano. Guardando Tale e quale show di Carlo Conti ho visto Claudio Amendola che si commuoveva durante l’esibizione di Sergio Assisi nei panni di Pino. Ci siamo incontrati e lui è stato molto generoso anche perché in quel periodo stava girando un suo film, prodotto da Bonivento, cioè da colui che aveva prodotto Blues metropolitano. Una sorta di karma, noi napoletani siamo superstiziosi.

Tra gli artisti coinvolti nel film c’è l’erede artistico di Pino Daniele?

Pino era un artista unico, veramente. Però ci sono persone che hanno una particolare sensibilità. Uno di queste è Giuliano Sangiorgi, per il suo talento compositivo e per la voce particolare. Pino lo apprezzava, così come apprezzava molto anche Clementino.

Ti è capitato di togliere qualcosa dal film che Pino magari non avrebbe gradito?

Assolutamente sì. Alcune scelte potevano aumentare l’appeal commerciale del film, ma ho preferito non farle. Alcune canzoni, anche molto popolari, non le ho messe. Credo che Pino Daniele me ne sarà grato.

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