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Grazia Di Michele a Blogo: “Produco un disco di Promesse. Amici? Non mi manca. Su Morgan la penso così”

Il suo passato nel talent di Maria De Filippi, il presente a Piccoli Giganti, il suo nuovo disco e tanto altro nell’intervista di Blogo

pubblicato 31 Maggio 2017 aggiornato 28 Agosto 2020 05:52

Promesse è un po’ un concetto, la parola è simbolica; io non sono una discografica, non sono la Caselli, anche per le possibilità economiche e per i contatti. Però mi rendo conto che le cose a volte avvengono anche a prescindere dai percorsi tradizionali. È un po’ come quando esci dai reality: tu puoi aver avuto tutta la visibilità che vuoi, ma magari non succede nulla…

Diciannove giovani talenti, selezionati nelle scuole di canto italiane seguite da Grazia Di Michele, sono i protagonisti di Promesse, il disco prodotto dalla cantautrice e distribuito dallo scorso 26 maggio dall’etichetta N.A.R.. Nella tracklist alcuni inediti, ma ci sono anche cover. Le Promesse sono Luana Barnabà, Jessica Scardina, Ginevra Orsi, Nicola Paltrinieri, Romilda Cozzolino, Ida Scarlato, Giada Cosenza, Sara Di Nino, Vanessa Melis, Sara Della Torre, Alessandro Barilla, Davide Trotti, Natalia Bartolomeo, Ilaria Morelli, Mara Musci, Davide Epicoco, Debora Tundo, tutti provenienti dalle scuole di Pinerolo, Cosenza, Catania, Martina Franca e Pescara, oltre a Davide Valeri e Angelica Del Nibbio, conosciuti da Grazia tramite stage formativi.

SoundsBlog ha intervistato la cantautrice, musicoterapeuta e insegnante di canto. È stata l’occasione anche per parlare del suo passato ad Amici di Maria De Filippi (15 anni nel cast) e delle recenti polemiche sollevate da Morgan dopo il suo addio al talent.

È successo quasi casualmente che alcuni dei miei allievi venissero a Roma per fare un’esperienza in uno studio di registrazione: alla fine mi sono resa conto che avevo del materiale, cioè i brani che i ragazzi avevano registrato. Alcuni sono cantautori, alcune cantautrici, altri interpreti, il 90% di loro scrive. E allora ho deciso di fare il cd. Si sono incontrati per la prima volta in uno studio a Roma, non si conoscevano. Abbiamo registrato tutti insieme una canzone, È la pioggia che va dei Rokes. È nata una famiglia, i ragazzi si scambiano idee e pezzi. È diventato anche un gruppo lavoro.

Il cd lo hai prodotto tu.

Sì, ma non ho nessuna pretesa. Non penso di andare in classifica e di scalarla. Questo cd è aver condiviso con gioia un’esperienza, è aver messo un punto, non definitivo, a questa esperienza con qualcosa di tangibile. Qualche collega mi ha chiesto ‘ma chi te l’ha fatto fare?’, ‘hai speso dei soldi?’, ‘chi lo compra un cd di promesse?’. È ovvio che è un investimento anche economico, ma me l’ha fatto fare l’amore per la musica che hanno questi ragazzi.

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Le aspettative dei ragazzi quali sono? Si aspettano che dopo questo disco qualcosa accada?

È normale che loro sperino che qualcuno possa notarli. A prescindere dalle telecamere dei talent possono accadere delle cose, ma loro sanno che è difficilissimo. Sono tutti giovanissimi, non hanno nessuna pretesa. Le cose possono succedere: magari una ragazza mentre canta al Folkstudio con la sorella una canzone scritta due giorni prima viene notata da un giornalista che la porta da una casa discografica. A me è capitato, da lì è iniziata una carriera che non è mai finita.

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Nessuno tra le Promesse aveva provato la strada del talent?

Proprio no. Alcuni di loro si sono esibiti la prima volta mercoledì scorso a L’asino che vola di Roma per presentare l’album.

Dunque, esistono anche giovani aspiranti cantanti che non cercano subito il talent?

Sì, esistono. Ci sono dei ragazzi ai quali proprio non interessa. Alcuni ci provano, per mettersi in gioco o per capire com’è. Ma il comune denominatore dei ragazzi è la curiosità, è il voler conoscere il mondo della musica, esplorarlo in tutte le sue forme. Poi magari in futuro avranno voglia di concretizzare, è normale. Ti direi una balla se ti dicessi che non hanno voglia di confrontarsi e di farsi ascoltare, non si accontentano di aver fatto il disco Promesse. Una delle ragazze di Promesse, per esempio, ha aperto il concerto di Nek.

È da tanti anni che mi occupo di ragazzi. Nel passato ho prodotto giovani artisti e in anni più recenti, grazie al mio…

Pubblicato da Grazia Di Michele su Mercoledì 24 maggio 2017

Stai lavorando anche al tuo album?

Sì, un disco che si chiamerà Folli voli e che uscirà a settembre. Per la prima volta mi sono presa una pausa dalla scrittura: si tratta di brani di artisti internazionali – Da Damien Rice a Madonna – a cui sono legata per qualche motivo, tradotti e riarrangiati in italiano. Ci sono duetti particolari, uno con Ivan Segreto, uno con Adriana Calcanhotto, c’è un brano di Noa.

Come mai la scelta di pubblicare un disco senza canzoni da te scritte?

In realtà lo sto facendo. Ho ripreso a scrivere con mia sorella un album che si chiama Ritratti. Siamo a buonissimo punto, ma uscirà più in là.

Com’è l’esperienza di insegnante di canto a Piccoli giganti, il programma in onda su Real Time (la prima stagione, col titolo Pequenos Gigantes, è stata trasmessa da Canale 5)?

Sono portata a lavorare con i bambini. Devi amarli, ti devono piacere. Loro hanno un’attenzione limitata, alcuni sono peperini, vogliono giocare e correre. Ma insegnare ai bambini è una bella esperienza: sono puliti, non hanno filtri, né barriere, né difese; fanno tutto con grande naturalezza. E poi sono bambini di talento, li abbiamo scelti con i casting.

Amici ti manca un po’?

No, non mi manca, perché in questi ultimi due anni ho fatto l’esperienza di insegnamento a Piccoli giganti. E perché continuo a insegnare fuori, nelle scuole. Sono molto impegnata e in movimento. Ma, certo, un pezzo di cuore ad Amici lo lasci. Quegli spazi, quelle aule, quell’entusiasmo dei ragazzi, la redazione, Maria, le risate, gli scambi, le riunioni… sono una fetta importante della mia vita. Con i prof. continuo a sentirmi. Il cuore ad Amici lo lasci come ad una persona con la quale non stai più e a cui hai voluto molto bene.

Morgan ha parlato di ragazzi “impauriti, fomentati, completamente travolti, da un clima di panico, di segregazione cupa priva di stimoli o supporti didattici” ad Amici. Tu, che sei stata l’insegnante con il profilo più dichiaratamente pedagogico, cosa ne pensi?

Io sono sempre partita dai casting e sono sempre arrivata al serale. In questo lasso di tempo – lungo – hai modo di conoscere il ragazzo, di entrare in sintonia con lui, di capirne i limiti, di attivare una funzione pedagogica. In 15 anni nessuno si è mai permesso di dirmi ‘utilizza il tuo tempo in altro modo’. Io mi arrabbiavo se non studiavano la storia delle canzoni, pretendevo che ci fosse un lavoro sulla cultura musicale. Probabilmente era poco televisivo e in alcuni casi non andava in onda. Ma ti assicuro che lo facevo tutto il giorno, dalla mattina alla sera.

Mi stai dicendo che se tu, come Morgan, fossi stata coinvolta soltanto per la fase del serale avresti potuto nutrire dubbi su Amici come scuola?

No, ti sto dicendo che sicuramente si lavora e si studia, perché a differenza di X Factor, The Voice e The Winner Is, Amici è un’accademia. Se arrivi alla fase del serale senza aver avuto contatti con i ragazzi è possibile che sia difficile relazionarti sul percorso didattico. Credo sia successo questo. Penso che Morgan abbia attivato il meccanismo che attivava a X Factor: ‘ti do un pezzo fighissimo’ – lui in questo è eccezionale – ‘lo riarrangiamo e vediamo cosa ne viene fuori’. Questo lo puoi fare a X Factor. Noemi ad ogni esibizione cambiava immagine, stile, capelli, non la riconoscevo più. Ad Amici, invece, c’hanno i pigiami e le tute, si lavora sulla personalità interiore, artistica. Di Morgan ho molta stima come artista – che è un parolone che io dico difficilmente. Credo sia entrato in una situazione molto strutturata e non sia riuscito a inserirsi in quella fase. La cosa più difficile è capire la psicologia dei ragazzi, che già dalla prima settimana sono davanti a milioni di spettatori. Per lui può essere una caxxata, ma pensa a cosa vuol dire che ti guarda il paese, la fidanzata, il prete, tua madre, tuo padre, gli amici, i compagni di scuola… Hanno il terrore di sbagliare, il terrore! Nella fase del serale – quando i ragazzi hanno capito come muoversi – non puoi destabilizzarli. Panico? È un’altra cosa, ad Amici il panico dipende dalla paura di sbagliare, di essere eliminato, di fare il duetto con la Mannoia e non averne la forza. Le paure dei ragazzi sono queste, non dipendono dal posto in cui vivono. Anche perché loro vivono nella scuola, nelle casette ci vanno solo per dormire. Certo, di notte hanno la luce a neon, ma ti metti la mascherina e dormi. Le torture sono altre!

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