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Soundsblog intervista i Cluster: “Si dice che il pubblico vuole solo pop. Non è vero”

Finalmente pubblichiamo la nostra corposa intervista ad uno dei gruppi rivelazione di X Factor, i Cluster. Li abbiamo incontrati e intervistati per voi. Alle domande risponde Erik. Ringraziamo i ragazzi per la collaborazione. Parlaremo del successo improvviso, di Giusy Ferreri e degli Aram Quartet, non dimenticando i progetti futuri. Per maggiori informazioni, è fondamentale seguire

di aleali
pubblicato 11 Luglio 2008 aggiornato 31 Agosto 2020 20:51


Finalmente pubblichiamo la nostra corposa intervista ad uno dei gruppi rivelazione di X Factor, i Cluster. Li abbiamo incontrati e intervistati per voi. Alle domande risponde Erik. Ringraziamo i ragazzi per la collaborazione. Parlaremo del successo improvviso, di Giusy Ferreri e degli Aram Quartet, non dimenticando i progetti futuri. Per maggiori informazioni, è fondamentale seguire costantemente il loro Myspace. E leggere le nostra due recensioni, di Cement e dell’ultimo Enjoy the Silence.

Vi siete chiesti come mai avete avuto successo dopo X Factor? Non è solo una questione di esposizione televisiva, Tony Maiello docet.

Abbiamo avuto la grande fortuna di avere Morgan e Gaudi, che ci hanno lasciato grande libertà negli arrangiamenti. E’ quella libertà che ci ha permesso di portare un tipo di musica molto particolare, poco diffusa in Italia, come l'”a cappella” o più in generale lo stile jazz che ha dei connotati molto complessi. Siamo contenti. Si dice che il pubblico vuole solo cose pop. Non è vero. La gente vuole solo cose nuove. E’ la freschezza che ci ha premiato.

Che stimoli differenti vi da la cover rispetto ad un brano inedito?

La musica a cappella, che in America e in Europa è molto diffusa, vede la cover non come un semplice rifacimento di un brano, ma ha il suo fulcro nell’arrangiamento. E si punta su quello. In un pezzo inedito si guarda al testo, al messaggio. La cover è un esercizio tecnico, un divertimento.


Altri duei nomi grossi sono usciti da questo programma: Giusy Ferreri e gli Aram Quartet. Che feedback artistico potete darci dal vostro punto di vista?

Gli Aram sono un’altra cosa molto fresca. Sono innanzitutto quattro fantastiche persone, e poi anche quattro fantastici cantanti. Una voce come quella di Michele ne nasce una ogni cento anni. La loro vittoria è stata più che meritata. Cantano sempre a quattro voci, una cosa che non si vede spesso nella musica italiana oggi.

E Giusy?

Giusy è assurda. Io la amo. Sono innamorato di lei. Quando l’abbiamo vista cantare “Remedios” mi sono detto: “Ma come cazzo canta questa qua?”. Lei è così come la vedi: genuina, carina, strana. Ma è fantastica, è una delle persone più buone che abbia mai conosciuto. E quando canta viene fuori ed è bellissimo. Con le canzoni che scrive lei, riesce a darti tutta se stessa con una musicalità molto semplice.

“Cement”, il vostro primo cd, mostra un volto cupo, poco energico. Un modo di proporsi molto diverso da quello presentato ad X Factor. Cosa è cambiato nel frattempo?

Questo disco è stato registrato due anni fa e alcune pezzi tre anni fa, eravamo tutti giovanissimi. Abbiamo registrato questa cosa con il computer di casa mia con il microfono e la scheda audio del pc. In questo disco sento tutto l’entusiasmo che c’è solo nel primo disco. Volevamo metterci dentro tutte quelle cose armoniche e tecniche che ci esaltassero. Con un obiettivo di ricerca. Ci siamo concentrati nel dire cosa ci piace, non c’è energia, non c’è un messaggio umano.

Una carta di identità, quindi.

Esatto.

Progetti futuri?

Per entrare ad X Factor abbiamo dovuto firmare de contratti che ci legano un pochettino le mani, ma siamo molto contenti dell’evoluzione delle cose. Abbiamo una marea di concerti. Sarà un’estate molto ricca, una vera figata.

Ambizioni artistiche?

La cosa che ci preme è oggi la messa in opera di uno show potente e completo musicalmente frutto della nostra crescita, dovuta anche alle persone che ad X Factor ci hanno seguito e motivato. Anche con gli stessi membri del gruppo, siamo cresciuti molto vivendo assieme, imparando a sopportare l’un l’altro il lato umano.

Parliamo del nuovo disco.

Siamo molto curiosi di capire come andrà questo Ep (Enjoy the silence, ndr) perché con “Cement” c’entra ben poco. Al di là dello stile, che è simile, abbiamo cambiato le tecnologie di registrazione. E’ un disco davvero potente, e lo dico con molta umiltà, nel senso che quando ho sentito il master finale ho detto: caspita!

Magari è complice il fatto di non registrare più a casa vostra ma in un vero studio.

No, no. Abbiamo sempre registrato tutto a casa mia. Siamo poverissimi. (ride)

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