Home Interviste Piero Romitelli a Blogo: “Autore? Mi sono chiuso per tre anni in studio, è stata una sorta di rinascita”

Piero Romitelli a Blogo: “Autore? Mi sono chiuso per tre anni in studio, è stata una sorta di rinascita”

Piero Romitelli è fra gli autori musicali più promettenti del momento: ha scritto per Marco Mengoni, Francesco Renga, Zero Assoluto, Dear Jack, Bernabei, Dolcenera. Intervista.

pubblicato 12 Maggio 2016 aggiornato 28 Agosto 2020 17:35

Amici, poi la nascita dei PQuadro, un Sanremo e quindi la svolta. Piero Romitelli, nato a Civitanova Marche il 30 giugno 1986, è diverso rispetto al passato. Ora è 2.0 – come dice lui – e si dedica all’attività di autore per gli altri. Sono “sue” Non me ne accorgo di Marco Mengoni, Domani è un altro film dei Dear Jack, Eclissi totale di Raf e tante altre. L’abbiamo intervistato.

La tua prima, grande, vetrina è stata quella di Amici. Era il 2004. Allora era diverso e più difficile farsi notare in un talent show rispetto ad oggi?

“Il talent show era strutturato diversamente rispetto ai format che vediamo oggi. Era una ‘palestra’ a tutti gli effetti che ti preparava al mondo del musical. Si studiava oltre al canto anche danza, recitazione e dizione. Il problema è che nessuno degli addetti ai lavori ti prendeva sul serio. Oggi i ragazzi, se arrivano fino in fondo, hanno la possibilità di avere un contratto discografico e di fare almeno un album. Poi possiamo aprire un dibattito infinito sulla volatilità del ‘successo’ dovuto alla notorietà da talent, ma perlomeno hanno a disposizione una chance”.

Quindi la nascita dei PQuadro. Era un progetto valido o forse troppo aspro?

“I Pquadro erano due ragazzi appena ventenni con tutti i pregi e i difetti dovuti all’età. Posso solo dire che con Pietro ho vissuto probabilmente il periodo più bello della mia vita, ci siamo presi tante soddisfazioni e tuttora sento sporadicamente in radio le nostre canzoni. Siamo riusciti a entrare nei cuori della gente, una missione non semplice, soprattutto se non hai alle spalle una major o campagne promozionali faraoniche”.

C’era stata anche una partecipazione al Festival di Sanremo. Era il momento giusto?

“Non credo che fosse il momento giusto, ma come si dice… certi treni bisogna prenderli al volo perché non ripassano. Non eravamo pronti per quell’esperienza ma nonostante ciò siamo arrivati terzi. E se non c’era in gara un certo Fabrizio Moro con Pensa… magari stavamo qui a raccontare un’altra storia (la storia non si fa con i se, lo so)”.

Cosa vi ha poi spinto a separarvi nel 2011? Le cose non andavano bene?

“Divergenze musicali, tutto qui. Avevamo visioni opposte”.

I rapporti con Pietro Napolano sono rimasti buoni?

“Con Pietro mi sento spesso, siamo rimasti in ottimi rapporti. E’ sempre il mio fratellone anche se non ci vediamo più come prima”.

Hai fatto sbagli che oggi non commetteresti?

“Assolutamente, sì. A 18 anni hai una testa, a 30 completamente diversa. Sei molto più lucido nelle scelte e capisci che la vita non è un gioco”.

Quindi ti sei “trasformato” in autore, oggi sei quotatissimo. Perché c’è stato questo passaggio?

“Trasformato no, ho sempre scritto. La trasformazione – se così vogliamo chiamarla – sta nel fatto che ho iniziato a scrivere per altri interpreti anziché per me, ma la dinamica è la stessa. La svolta è stata quando ho firmato il mio primo contratto con Emi Publishing, che poi si è fusa con SonyTv. Mi sono chiuso in studio per quasi 3 anni, limitando tutta la mia vita sociale. Devo ammettere che da quella reclusione ho capito quello che volevo fare veramente. E’ stata una sorta di rinascita, oggi c’è un Piero 2.0 che, però, ha lo stesso entusiasmo di allora”.

Hai scritto per Marco Mengoni, Francesco Renga, Dolcenera, Chiara e tanti altri. Mi sembra che sia passata tanta acqua sotto i ponti da Malinconiche sere. Sbaglio?

“Sembra un’eternità, in effetti. Nessuno 10 anni fa avrebbe scommesso un euro su di me. E invece, come dice Vasco, sono ancora qua… eh già”.

Oggi ti definisci solo autore? O prosegue il ‘sogno’ di metterci pure la voce?

“Sono un autore a tutti gli effetti. Anche se la passione per il canto non l’ho mai abbandonata, non ho più velleità di successo. Magari capiterà di pubblicare qualcosa per il gusto di farlo”.

Ti sei presentato in coppia con tua sorella, Valeria, alle selezioni di Sanremo Giovani. Esperienza positiva?

“E’ stata un’esperienza unica, a prescindere dall’epilogo. Ho condiviso ogni singolo momento con ‘una parte di me’ e ci siamo fatti forza a vicenda. Abbiamo messo in piedi questo progetto completamente da soli, e questa è stata sicuramente la cosa più gratificante. Ora stiamo lavorando in studio per il suo album da solista”.

Tornando al ruolo di autore. Com’è scrivere per gli altri? Cosa cambia nel processo di scrittura?

“Assolutamente niente, quando scrivo un brano lo immagino cantato da me. Mi piace pensare che qualcuno ascoltandolo possa riconoscere la mia penna, è per questo che non emulo nessuno: ho il mio stile e le mie caratteristiche”.

Quali sono?

“Uso metriche particolari. La voce è intesa come come una strumento ritmico. A livello testuale invece lascio sempre spazio all’immaginazione. Vorrei che l’ascoltatore ritrovasse pezzi della sua vita nei miei versi”.

Si guadagna di più facendo gli autori?

“Lo definisco il lavoro più bello del mondo perché mi permette di vivere facendo pero quello che amo e non avendo nessun vincolo o imposizione”.

Sei molto prolifico? Scrivi ‘su commissione’ o i brani nascono di getto?

“Nascono di getto, in genere sono molto prolifico ma a volte serve staccare la spina con un viaggio o semplicemente con un po’ di sano ozio”.

Ti avvali spesso della collaborazione di Davide Simonetta, stimato autore e compagno di Annalisa. Che rapporto c’è fra voi? E come vi dividete il lavoro?

“Davide ormai è un amico. Un giorno forse scriveremo un libro su come è nata la nostra collaborazione. Per via della distanza scriviamo via Skype, alcune delle nostre hit di maggiore successo sono nate senza che ci fossimo mai incontrati. Siamo perfettamente compatibili a livello di scrittura, artisticamente lui ha tutto quello che mi manca e viceversa”.

Insieme a lui hai scritto i nuovi singoli dei Dear Jack ed Alessio Bernabei, curiosamente usciti nello stesso giorno. Ci parli dei due brani e delle diverse modalità di lavoro con la band ed il cantante?

“I brani li abbiamo scritti io e Davide, solo successivamente è avvenuto il confronto con l’artista o il produttore. Un aneddoto particolare è che La storia infinita dei Dear Jack è nata dopo un pranzo a Sanremo con Pio Stefanini e Lapo Consortini. Tra una braciata e un bicchiere di vino sono nate le prime note di questa canzone”.

100mila watt, invece, è il suo singolo estivo di Dolcenera.

“La musica ed il testo in questo caso sono agli antitesi, mi piace giocare con i contrasti. Tutta la parte musicale è molto energica, le parole invece sono a tutti gli effetti un’analisi introspettiva. Parla di una coppia che ha perso l’entusiasmo degli esordi e va avanti solo per inerzia”.

Una canzone e basta degli Zero Assoluto sta andando forte in radio.

“Questa canzone ha in se un messaggio chiaro: ‘Bisogna ogni tanto staccare la spina dalla realtà’. Niente di più vero e attuale. Siamo sempre di corsa, comunichiamo sempre meno e ci facciamo travolgere dagli eventi e dai mille impegni”.

Prossimi progetti?

“Continuo a scrivere senza troppe aspettative. Vediamo quello che succede”.

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