Home Recensioni musicali Uscite discografiche Febbraio 2011: recensioni (3° parte)

Uscite discografiche Febbraio 2011: recensioni (3° parte)

Lykke Li – Wounded Rhymes : il debutto di Lykke Li (“Youth Novels”, 2008) era solo un piccolo assaggio delle potenzialità della giovane svedese. Con “Wounded Rhymes” apre i confini musicali con grande sicurezza e si inserisce (rimanendo in Svezia), fra l’orecchiabilità di Robyn e l’immaginario “art” di Fever Ray. Fra melodie angeliche, ritmi dettati

pubblicato 28 Febbraio 2011 aggiornato 30 Agosto 2020 22:11


Lykke Li – Wounded Rhymes : il debutto di Lykke Li (“Youth Novels”, 2008) era solo un piccolo assaggio delle potenzialità della giovane svedese. Con “Wounded Rhymes” apre i confini musicali con grande sicurezza e si inserisce (rimanendo in Svezia), fra l’orecchiabilità di Robyn e l’immaginario “art” di Fever Ray. Fra melodie angeliche, ritmi dettati da percussioni, un tocco di elettronica e tanta voglia di non essere solamente una meteora, Lykke Li tira fuori un album che rischia di essere uno dei migliori esempi di pop music del 2011. (z.) Voto: 7

Paolo Benvegnù – Herman : escludendo il live “Dissolution”, “Herman” è il terzo disco della carriera solista di Paolo Benvegnù. Bastano poche canzoni per capire che qui c’è tanta carne al fuoco: Paolo non si limita a svolgere il compitino, anzi, si ha l’impressione di essere davanti ad un’artista in pieno stato di grazia… tutto gira per il verso giusto. Musicalmente siamo nuovamente in zona cantautorato pop-rock (se a Sanremo capissero qualcosa…) piuttosto tradizionale, ma sono proprio la qualità di scrittura, la scelta delle parole e i passaggi melodici che fanno la differenza. Le luci dei riflettori sono più vicine che mai e potrebbe essere l’occasione giusta per ripescare i grandissimi Scisma, autori di alcune delle cose migliori uscite in Italia negli anni ’90. (z.) Voto: 7-

Avril Lavigne – Goodbye Lullaby : il quarto disco di Avril Lavigne arriva dopo il -inserite voi un aggettivo negativo a scelta- “The Best Damn Thing”. Si parlava di un’enorme maturazione artistica e di elevata profondità, ma qui non c’è nulla di tutto ciò e viene da chiedersi come si faccia a 26 anni a proporre certe cose: testi di una banalità sconcertante, episodi da terza media (il singolo “What The Hell”) e titoli da film di Moccia (“4 Real”). Certo, come negli album precedenti, anche in “Goodbye Lullaby” ci sono anche un paio di canzoni “salvabili”, ma laddove sembra convincere un pelo di più (“Push”), l’ombra di Alanis Morisette si fa molto ingombrante. Prova-credibilità decisamente fallita. (z.) Voto: 4

Protest the Hero – Scurrilous : i Protest The Hero mi impressionarono molto positivamente quando uscì il loro debutto intitolato “Keiza”, ormai cinque anni fa: cavalcavano l’onda emo-metalcore con molto più talento ed inventiva rispetto ai colleghi. Il successore “Fortress” mi convinse già di meno per via di alcune caratteristiche ancora maggiormente evidenziate in quest’ultimo “Scurrilous”. La tecnica va bene, ma qui è veramente ostentazione e-s-a-g-e-r-a-t-a… fanno paura eh, ma il più del tempo sembra di stare ascoltando più che altro una gara di assoli o di cambi di ritmo. Consigliato ai fan del gruppo, agli axeman più incalliti o persino agli amanti del prog, per gli altri potrebbe rivelarsi una sofferenza arrivare fino alla fine del disco.(z.) Voto: 6

La Sera – La Sera : La Sera è il moniker dietro al quale si nasconde Katy Goodman delle Vivian Girls. Il debutto solista non contiene altro che dodici “canzoncine” sulla scia di quel dream/60s-pop un po’ fuzz e un po’ lo-fi che tanto ha fatto parlare di sè negli ultimi due anni (Best Coast, Dum Dum Girls… le stesse Vivian Girls). La formula, nonostante sia piuttosto piacevole, stanca abbastanza presto e non si va tanto oltre l’efficace singolo “Never Come Around”.(z.) Voto: 6

Parts and Labor – Constant Future : quando uscì il loro terzo album “Mapmaker” rimasi folgorato: cos’era quel mix perfetto, unico e micidiale di Husker Du, math/noise-rock e R.E.M.? In poche parole uno dei migliori album del 2007. Bastò il meno riuscito (complici cambi di formazione) “Receivers” per farmi in parte ricredere sul loro conto. A tre anni di distanza i Parts & Labor tornano con “Constant Future”, che purtroppo non fa che confermare il trend negativo a causa di una generale ripetizione della loro personalissima formula senza grossi spunti degni di nota. Dopo tutto però quella dei Parts & Labor rimane una proposta musicale degna di nota e probabilmente se non ci fosse stato un disco come “Mapmaker” in precedenza, l’impressione complessiva su “Constant Future” sarebbe migliore. (z.) Voto: 6,5

Casa Del Mirto – 1979 : Marco Ricci aka Casa Del Mirto non è altro che l’ennesimo prodotto da esportatzione di casa nostra. Noi italiani arriviamo generalmente molto dopo, ma in questo caso la distanza fra il boom internazionale del genere (chiamatelo “chillwave” o “hypnagogic pop, poco cambia) è davvero minima e il prodotto non sfigura di fronte ad alcuni dei nomi più blasonati del genere. Il tutto suona molto compatto ma manca forse il colpo di genio in grado di fare la differenza. Aspettando i primi caldi un po’ di atmosfera nostalgic-summer anni ’80 può fare solo bene. (z.) Voto: 6,5

Julianna Barwick – The Magic Place : il posto magico è quello da cui, alzando gli occhi al cielo, è possibile vedere l’immagine rappresentata nella copertina del nuovo album di Julianna Barwick. Proiettare l’ascoltatore sdraiato sul sottobosco di un posto immaginario, sotto gli alberi che ti avvolgono, accompagnati da una leggera brezza e dalla voce celestiale di Julianna… questo è quello di cui è capace “The Magic Place”. Poco importa se un disco di questo tipo non cambierà di certo le sorti della musica e se questo mix di dream pop iper-etreo, ambient e colorazioni new age può ricordare le prime cose di Enya… lasciatevi cullare e troverete la pace interiore. (z.) Voto: 6/7

Frankie & The Heartstrings – Hunger : ennesimo gruppettino indie rock inglese che prende un po’ di qua e un po’ di la dall’ immaginario british rock degli ultimi decenni. Zero personalità e non c’è nulla in grado di lasciare il segno, tutto fila via come un sottofondo in grado giusto di far muovere il piedino… (z.) Voto: 5/6

Clare Maguire – Light After Dark : ci sono due modi per portare aventi il discorso dell’art pop al femminile in voga negli ultimi anni (Florence ecc…). Uno è quello interessante degli Esben & The Witch, l’altro è quello tanto furbo quanto piatto (e di cui personalmente farei anche a meno), ben rappresentato dalla debuttante Clare Maguire. Ci aggiunge giusto un po’ di quel pop vocale (la voce l’ha… almeno quella) alla Annie Lennox, ma per il resto siamo alle solite: canzonette ben confezionate, magari con un pacchetto che vorrebbe essere un po’ più credibile del solito… ma purtroppo è il contenuto che conta. (z.) Voto: 5-

Moonsorrow – Varjoina kuljemme kuolleiden maassa Voto: 7- (z.)
The Low Anthem – Smart Flesh Voto: 6,5 (z.)
Telekinesis – 12 Desperate Straight Lines Voto: 6+ (z.)
Stoop – Freeze Frames Voto: 6,5 (z.)
Gruff Rhys – Hotel Shampoo Voto: 6,5 (z.)
Peaking Lights – 936 Voto: 7- (z.)
Anna Tatangelo – Progetto B Voto: 4- (z.)
Desolate – The Invisible Insurrection Voto: 6/7 (z.)

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LEGENDA
10: la perfezione… non esiste
9: capolavoro, fra i migliori di sempre
8: grandissimo disco, probabilmente destinato a rimanere nella storia
7: album di ottimo livello, manca solo quel qualcosa che lo renda veramente memorabile
6: discreto, passa abbastanza inosservato… innocuo
5: disco trascurabile, banale e poco degno di nota
4: album completamente inutile
3: disco dannoso, difficile trovare di peggio.
2: neanche Justin Bieber
1: …

—— Precedenti ——
Febbraio – 2° Parte
Febbraio – 1° Parte
Gennaio 2011 – 2° Parte
Gennaio 2011 – 1° Parte
Dicembre 2010
Novembre 2010 – 2° Parte
Novembre 2010 – 1° Parte
Ottobre 2010 – 2° Parte
Ottobre 2010 – 1° Parte
Settembre 2010 – 2° Parte
Settembre 2010 – 1° Parte
Agosto 2010

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