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Uscite discografiche Novembre 2010: recensioni (1° parte)

Le Luci Della Centrale Elettrica – Per Ora Noi la Chiameremo Felicità : con buona pace dei detrattori, “Canzoni da spiaggia deturpata” è stato uno degli album italiani più importanti dello scorso decennio. Dopo un disco così urgente, generazionale e uscito nel momento giusto, era impossibile ripetersi. Il problema è che Vasco Brondi nel nuovo

pubblicato 15 Novembre 2010 aggiornato 30 Agosto 2020 23:32


Le Luci Della Centrale Elettrica – Per Ora Noi la Chiameremo Felicità : con buona pace dei detrattori, “Canzoni da spiaggia deturpata” è stato uno degli album italiani più importanti dello scorso decennio. Dopo un disco così urgente, generazionale e uscito nel momento giusto, era impossibile ripetersi. Il problema è che Vasco Brondi nel nuovo album fa proprio questo: ripete gli stessi stilemi del predecessore (a volte si può veramente cantarci sopra vecchi brani) in tutto e per tutto, rischiando di sembrare la caricatura di se stesso. Piccolo passo falso quindi, ma poi butti lo sguardo sulla musica italiana presente in classifica e ti viene da pensare che questo in confronto sia un capolavoro… (z.) Voto: 6/7

Agalloch – Marrow of the Spirit : il disco inizia con quasi 4 minuti di puro relax dato da violoncelli e da un sottofondo-bosco fatto di cinguettii accompagnati dal dolce scorrere dell’acqua. Poi si parte sul serio e gli Agalloch iniziano a pestare metallo nero come pochi altri sanno fare. “Marrow of the Spirit” per certi versi è un ritorno ai suoni di “Pale Folklore” (il debutto di 11 anni fa), personalmente però sento la mancanza delle aperture melodiche/clean dei due precedenti capolavori “Ashes Against the Grain” (2006) e “The Mantle” (2002). Non ci si può però aggrappare a questo particolare decisamente soggettivo: “Marrow of the Spirit” è infatti l’ennesima conferma del grandissimo valore della band di Portland. (z.) Voto: 7/8

Valerio Scanu – Parto da Qui : fra EP e album questa è già la quarta uscita discografica nel giro di poco più di un anno per Valerio Scanu. Il vincitore dell’ultimo Sanremo, per fortuna, con “Parto da Qui” si scrolla di dosso certi abiti e certe sonorità più adatte ad un imbolsito sessantenne che ad un ventenne, proponendo una formula sicuramente più “fresca” ma comunque ancora troppo legata alla tradizione melodica italiana e a testi da “moccia-oso”. La voce c’è (c’era e ci sarà sempre…) ma non basta a rendere questo disco minimamente interessante. (z.) Voto: 4,5

Jamiroquai – Rock Dust Light Star : appena parte una qualsiasi (o quasi) canzone dei Jamiroquai capisci che sono loro dopo due note. Questo è sicuramente un aspetto positivo, ma allo stesso tempo negativo: ormai è troppo tempo che la band di Jay Kay continua a proporre la stessa collaudatissima formula (accentuando solamente i ritmi dance). “Rock Dust Light Star” infatti suona esattamente come te lo aspetti… nessun sossulto… nessuna sorpresa. Se siete dei fan aggiungete pure questo disco alla collezione, altrimenti meglio spendere gli stessi soldi (o anche meno) per uno dei bei dischi della band con ancora Stuart Zender al basso. (z.) Voto: 5,5

Kanye West – My Beautiful Dark Twisted Fantasy : ecco il colpo di genio! Considerata la discutibile parentesi di “808s & Heartbreak”, sembrava ormai chiaro che Kanye West avesse già fatto il suo tempo e che sarebbe passato alla storia più che altro per i primi due dischi (“The College Dropout” e “Late Registration”). “My Beautiful Dark Twisted Fantasy” rimescola le carte in tavola, perchè Kanye con questo album torna ai livelli degli esordi, senza abbandonare l’evoluzione pseudo-futuristica degli ultimi tempi. Un lavoro in cui ambizione e ego si sposano perfettamente, accompagnati all’altare da guest star di tutto rispetto (Jay Z, Raekwon e soprattutto Bon Iver) e da samples ancora più sorprendenti (King Crimson e Gill Scott Heron). (z.) Voto: 7+

Cradle of Filth – Darkly, Darkly, Venus Aversa : se si vedono ancora tantissimi ragazzini con la maglia dei Cradle of Filth un motivo ci sarà. I loro dischi migliori (quelli degli anni ’90) probabilmente spariscono di fronte ai capolavori sia del black che del death, ma è innegabile che a livello mediatico abbiano fatto il loro. Praticamente distrutti artisticamente, prima dalle major, con “Darkly, Darkly, Venus Aversa” tornano liberi da vincoli (esce per la Peaceville) e tirano fuori un dischetto tutto sommato decente che fa ben sperare per il futuro. (z.) Voto: 6

Beatrice Antolini – BioY : si respira aria internazionale nel nuovo album di Beatrice Antolini. “BioY” è un disco di art pop molto articolato che riesce a muoversi agilmente fra atmosfere cabaret-wave e agitazioni funk-jazzy. C’è tanto talento e voglia di sperimentare, ma allo stesso tempo manca ancora quel senso di compiutezza presente nei dischi di alcune colleghe d’oltremanica. In una scena così povera come quella “femminile-italiana”, Beatrice è fra le artiste migliori (o almeno, più interessanti) in circolazione, ma l’impressione è che ci si possa aspettare molto di più. (z.) Voto: 6+

Scarlet Youth – Goodbye Doesn’t Mean I’m Gone : buon debutto su album per questa band tedesco-finlandese. Sound a metà strada fra dream pop ’80 e shoegaze, in alcuni passaggi un po’ troppo infarcito dei clichè “storici” dei due generi. L’impressione è quella di un gruppo fulminato dalla visione di “Lost In Translation”: prima traccia intitolata “Sofia C”, nell’EP era presente il brano “Tokyo Daydreamer” e non ci è dato sapere se “Scarlet” sia un voluto misspelling di Scarlett Johansson. Come se non bastasse il singolo estratto si intitola “Somewhere”, proprio come il nuovo film di Sofia Coppola (ma qui, pare che sia stato proprio un caso). Aspettando una maggiore originalità… (z.) Voto: 6,5

Bryan Ferry – Olympia : Bryan voleva fare le cose in grande… copertina “firmata” Kate Moss, ospiti di grande lusso (gli ex Roxy Music, Flea, Marcus Miller, David Gilmour, Jonny Greenwood e tanti altri) e una produzione attenta ad ogni minima sfumatura. In “Olympia” tutto suona esattamente come deve suonare, pop-rock vellutato da aperitivo chic, su cui si adagia con maestria la solita eleganza e classe (vocale ma soprattutto attitudinale) tipica di Bryan. Non passerà alla storia (e veramente fuori tempo massimo…) ma non ci si può lamentare: tutto sommato, dopo tanti anni, era difficile chiedergli molto di più che una semplice manciata di belle canzoni… (z.) Voto: 6/7

Brian Eno – Small Craft on a Milk Sea : fa sicuramente un po’ effetto vedere oggi, nel 2010, due uscite discografiche così vicine di Brian Eno e Bryan Ferry. Come Ferry anche Eno torna dopo qualche anno sui territori che lo hanno reso immortale, ovvero quelli della musica ambient. Dopo le prime tracce, molto “classiche”, Brian (in compagnia di Jon Hopkins e Leo Abrahams) si lascia andare anche verso gradite e per certi versi inedite influenze più moderne e aspre. Buon ritorno, anche se è un disco destinato a non cambiere le sorti della carriera di Brian (chi lo ha sempre considerato noioso, continuerà farlo). (z.) Voto: 6,5

Rihanna – Loud : pur rimanendo nella poltiglia del pop da classifica, il precedente “Rated R” aveva qualche minimo spunto degno di nota… ed infatti ha avuto difficoltà a bissare il successo di “Good Girl Gone Bad”. Siccome siamo di fronte prima di tutto ad un prodotto (come può esserlo una marca di scarpe) meglio correre subito ai ripari e mettere sul mercato nuovo materiale. Scritto dalla solita ciurma di produttori, “Loud” è ancora una volta un disco che svolge molto bene il compito dell’intrattenimento più spicciolo, con canzonette iperdinamiche e melodie appicicose… ma se cercate qualcosa che abbia un minimo di valore musicale, meglio starne alla larga. (z.) Voto: 4/5

Bot’Ox – Babylon By Car : in mezzo a tutte le trasherie degli spot televisivi, capita a volte di ascoltare un brano in grado di conquistarti fin da subito. E’ stato il caso di “Blue Steel”, brano lanciato da uno spot di una nota marca automobilistica (sono fissati con le quattroruote evidentemente) e presente in questo album di debutto dei francesi Bot’Ox. Purtroppo non tutto gira perfettamente: a parte l’eccelso electro-pop di “Blue Steel”, il resto del disco si muove su territori abbastanza anonimi, prendendo ispirazione dal french-touch, dalle melodie degli Air ed in generale dall’elettronica di stampo europeo che spopolava una decina di anni fa. Tutto sommato gradevole. (z.) Voto: 6,5

Electric Wizard – Black Masses : l’attesa per il nuovo disco di quello che si potrebbe considerare il più grande gruppo Doom/Stoner Metal di sempre (“Dopethrone” di dieci anni fa è un passaggio obbligatorio) era ovviamente altissima. Gli Electric Wizard però vanno molto (troppo?) sul sicuro e tirano fuori un disco che suona esattamente come ci si aspettava: riffoni sporchi, aria malsana e atmosfere claustrofobiche. Ok, è il loro trademark, ma mi sarei aspettato qualche evoluzione in più rispetto all’ottimo predecessore (“Witchcult Today”). Per quanto di buon livello, “Black Masses” non rappresenta una tappa fondamentale all’interno della loro discografia (z.) Voto: 7-

Atheist – Jupiter : dopo quelli di Agalloch e Electric Wizard ecco un altro attesissimo ritorno per il mondo metal, quello degli Atheist. “Jupiter” arriva dopo ben 17 (!!!) anni dall’ultimo album in studio, “Elements”, e 19 dal loro insuperabile masterpiece “Unquestionable Presence” del 1991. Bisogna purtroppo ammettere che in questi lunghi anni sono cambiate molte cose e il periodo d’oro del death metal è ormai passato. Anche per questo l’impressione durante l’ascolto del disco è che il lato tecnico è ancora di livello assoluto, ma questo lo davamo per scontato… è il lato compositivo (e per certi aspetti anche di produzione) che non è più quello dei vecchi tempi. (z.) Voto: 6,5

Weekend – Sports : “Loveless” e “Psychocandy”, oltre ad essere due album che dovrebbero essere presenti nella collezione di ogni appassionato che si rispetti, sono anche due dei lavori più influenti degli ultimi trent’anni. Lo dimostrano le decine di band che negli ultimi anni hanno trasformato in musica tutto il proprio amore per i suoni noise-gaze. Gli ultimi arrivati in ordine temporale sono questi californiani Weekend, che con il loro debutto “Sports” dimostrano di sapere fare ottima musica, pur faticando ancora a trovare caratteristiche sonore completamente personali. (z.) Voto: 7-

L’Aura Abela – Sei Come Me : c’è poco da dire su questo EP… un cambiamento netto, partendo dall’aggiunta del cognome nel moniker (ma perchè?) e finendo con la proposta musicale, che si è trasformata in un pop italiano veramente banale e generico. Qualche tentazione l’ha sempre avuta, ma bisogna comunque ammettere che “Okumuki” e “Demian” erano due dischi veramente validi all’interno del panorama mainstream italiano. “Sei Come Me” invece è una prova che rischia di non convincere nessuno… neanche i fan dell’altra Laura, quella a cui (purtroppo) sembra voler puntare. Speriamo sia solo un passaggio a vuoto… (z.) Voto: 4/5

Susan Boyle – The Gift : quello di Susan Boyle è stato sicuramente uno dei “casi discografici” più incredibili degli ultimi anni. Prima l’esibizione al talent di turno, poi il passa parola su internet e infine le cifre record fatte registrare dall’ album di debutto “I Dreamed a Dream”. “The Gift” (titolo-marketing) continua la strada del precedente. Le solite le cover… alcune scontate (“Halleluja”), altre decisamente intoccabili (“Perfect Day”) e una buona dose di stucchevoli canti natalizi. Può essere un bel regalo di Natale per le nonne e per gli amanti delle “belle voci”, ma rimane un disco dallo spessore nullo. (z.) Voto: 4

Cee-Lo Green – The Lady Killer : dopo due prove buone ma poco fortunate e il successo planetario con i Gnarls Barkley (in compagnia di Danger Mouse), Cee-Lo Green è pronto per lanciare definitavemente la carriera solista. Lo fa nel migliore dei modi, con un disco in cui abbandona le tentazioni hip hop dei primi tempi e si lascia andare, senza freni, in quello che sa fare meglio, ovvero trascinanti brani dal sapore soul-pop (e questa volta ha indovinato anche la hit). Ed è proprio grazie a personaggi come Cee-Lo e Aloe Blacc che il genere continua ad avere la giusta credibilità. (z.) Voto: 7-

Ill Niño – Dead New World : come molti dei loro colleghi nu-metallari hanno avuto quel paio di anni di gloria per poi sparire molto velocemente nel dimenticatoio. Ma la band americana non ha mai smesso la propria attività, proponendo di volta in volta album mediocri con poche variazioni sul tema (alt metal con qualche influenza latina). “Dead New World” non fa eccezione: a meno di non essere dei fan duri e puri degli Ill Niño non c’è nulla in questo disco che possa creare interesse… tantomeno una mal riuscita cover degli Smashing Pumpkins (z.) Voto: 5+

Cheryl Cole – Messy Little Raindrops Voto: 4,5 (z.)
Mariah Carey – Merry Christmas II You Voto: 3,5 (z.)
Pitbull – Armando Voto: 3,5 (z.)
Giancarlo Onorato – Sangue Bianco Voto: 6 (z.)
Viscera/// – 2: As Zeitgeist Becomes Profusion of the I Voto: 6+ (z.)
Ne Yo – Libra Scale Voto: 4,5 (z.)
Denise – Dodo, Do Voto: 6 (z.)
Luca Napolitano – Di Me Voto: 4 (z.)
N*E*R*D – Nothing Voto: 5,5 (z.)
Helloween – 7 Sinners Voto: 6,5 (z.)
N.A.M.B. – Bman Voto: 6+ (z.)
Kid Cudi – Man on the Moon II: The Legend of Mr. Rager Voto: 6+ (z.)
Tiromancino – L’Essenziale Voto: 6 (z.)
Matt & Kim – Sidewalks Voto: 6 (z.)
Women – Public Strain Voto: 6/7 (z.)
Hellogoodbye – Would It Kill You? Voto: 5- (z.)
Robert Owens – Art Voto: 6/7 (z.)

LEGENDA
10: la perfezione… non esiste
9: capolavoro, fra i migliori di sempre
8: grandissimo disco, probabilmente destinato a rimanere nella storia
7: album di ottimo livello, manca solo quel qualcosa che lo renda veramente memorabile
6: discreto, passa abbastanza inosservato… innocuo
5: disco trascurabile, banale e poco degno di nota
4: album completamente inutile
3: disco dannoso, difficile trovare di peggio.
2: neanche Justin Bieber
1: …

—— Precedenti ——
Ottobre 2010 – 2° Parte
Ottobre 2010 – 1° Parte
Settembre 2010 – 2° Parte
Settembre 2010 – 1° Parte
Agosto 2010

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