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Vanity Fair – Alex Britti a favore dei talent show: “Magari X Factor durasse cinquant’anni!”

Alex Britti prendere le difese dei talent show

pubblicato 15 Luglio 2011 aggiornato 30 Agosto 2020 20:25


Alex Britti è stato intervistato su Vanity Fair e alcune delle domande poste dai lettori hanno avuto risposte interessanti. A partire dall’opinione del cantante sui talent show, spesso criticati o visti con snobismo:

“La gavetta e i talent non sono due percorsi alternativi, sono piuttosto due step successivi. La gavetta è come andare a scuola, per diventare un buon musicista devi fare buone elementari, medie e liceo, senza saltare nulla. I talent invece sono uno dei pochissimi spazi Tv riservati alla musica; direi che a parte i talent e Sanremo (perchè anche Sanremo è un talent, oppure perchè Sanremo è anche un talent, valgono entrambe le affermazioni!) non esistono altri programmi musicali, e questo è un problema e un limite della televisione e non dei musicisti. Quindi dico: lunga vita ai talent. Magari X Factor durasse cinquant’anni!”

E a chi gli chiede perchè in Italia non nasca un Eric Clapton, lui non è d’accordo con questa osservazione. Perchè ce ne sono di chitarristi bravi…

“Non è vero, ogni tanto anche in Italia riescono ad affermarsi artisti-chitarristi; per esempio potrei citare Pino Daniele, Ivan Graziani suonava benissimo e, beh, anche io me la cavo! Non diventi Clapton perchè, cantando, in italiano, non puoi essere un artista internazionale, menre se canti in inglese hai già il pubblico americano, inglese e australiano lì pronto ad ascoltarti. E poi un po’ tutto il mondo è un bacino d’utenza pronto ad accogliere chi canta in inglese, anche quando non lo si capisce, perchè siamo colonizzati culturalmente (il che non è sempre un male). Conosco tanti chitarristi che studiano la chitarra attraverso i miei dischi e per i quali sono il maggiore riferimento musicale/artistico, ma non cantando in inglese ho un pubblico più ristretto”

Al 100% concordi con Britti?

Fonte | Vanity Fair

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