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Uscite discografiche Febbraio 2012 (2° parte): recensioni

Recensioni nuovi album di Cranberries, Grimes, Emeli Sandè, Nina Zilli, Ting Tings, Sleigh Bells, Tindersticks, Pepe Deluxè e tanti altri…

pubblicato 27 Febbraio 2012 aggiornato 30 Agosto 2020 16:58


The Cranberries – Roses : anni ’90 da protagonisti con un bel debutto e con l’esplosione di “No Need to Argue”, poi un po’ di problemi che non hanno impedito alla band irlandese di mantenere un discreto successo, specialmente nell’Europa continentale. I Cranberries tornano oggi a più di dieci anni dal precedente “Wake Up and Smell the Coffee” e dopo due album solisti di Dolores (ben accolti solo qui in Italia…) con “Roses”, un disco che riparte da sonorità prive di spunti e dalle canzoni pop/rock piuttosto ordinarie, salvate solo a tratti (Tomorrow, Schizophrenic Playboy) dalla voce della O’Riordan, che però nulla può sulla restante sfilza di noiosi brani impregnati tanto di cloroformiom quanto di mestiere. (z.) Voto: 5

Grimes – Visions: i due dischi precedenti della canadese Claire Boucher/Grimes non erano male ma non mi avevano di certo impressionato. Su questa terza prova c’era invece da mesi la sensazione (apparentemente inspiegabile) che stesse per arrivare il grande album. I singoli avevano aperto bene le danze ma tutto il disco si rivela essere un bel passo in avanti e un possibile punto di riferimento futuro per parecchi artisti. Questo succede quando realizzi musica originale e molto caratterizzata: di base c’è il pop elettronico, ma è nascosto sotto ad eterei vocalizzi a metà tra dream-pop e j-pop, a beat che si tramutano in pseudo-r&b (come una Mariah Carey con gusto) e ambient-age. Grande lezione quella di Grimes intesa come estremeizzazione del concetto di “female art-pop” degli ultimi tempi: rispetto ai concorrenti, “Visions” è contemporaneamente il più appiccicoso ma anche il più sperimentale. Che sia questa la via futura del pop? Probabilmente sì, my two cents, aspettando i debutti lunghi Charli XCX e Purity Ring. (z.) Voto: 7+

Emeli Sandè – Our Version Of Events : Emeli Sandè questa è la mia versione degli eventi: prima te ne esci con un pezzo (“Heaven”) che, pur ricordando anche troppo la “Unfinished Sympathy” dei Massive Attack di 20 anni prima, risulta essere uno dei migliori biglietti da visita mainstream degli ultimi tempi. Poi però attorno a te qualcuno deve aver pensato che sia troppo rischioso realizzare un intero disco su questi territori e quindi meglio tornare alla questione Adele (che è anche il suo vero nome), proponendo un pop-soul decisamente classico e privo di spunti interessanti. Voce a parte, qui regnano il piattume… e gli sbadigli. Occasione persa. (z.) Voto: 5,5

The Ting Tings – Sounds From Nowheresville : sarà un caso che sia i Ting Tings che gli Sleigh Bells (anche loro coppia uomo-donna e mix di sonorità elettroniche e rock) escano praticamente in contemporanea con il secondo disco? “Sounds From Nowheresville” arriva però dopo ben quattro anni dal fortunato esordio “We Started Nothing” (trainato da brani come il famoso singolo “Great DJ”). Registrato a Berlino conferma l’impressione che ho sempre avuto su di loro: grande bluff di spessore praticamente nullo. Funk-rock di pura odiosa plastica in “Hang It Up” e “Guggenheim”, spensieratezza spicciola electro-poprock e maleodorante pop in “Day To Day”. Non basta la conclusiva “In Your Life”, ormai è troppo tardi… (z.) Voto: 5-

Sleigh Bells – Reign of Terror : nel 2010 il debutto dei Sleigh Bells fu un fulmine a ciel sereno: ne parlavano tutti un po’ ovunque. Io me ne stavo lì a cercare di capire il motivo di tutto questo fermento: dove stava il valore aggiunto? Nell’ennesima coppia cool (lei voce, lui il resto) alle prese con musica iperpop mascherata da suoni belli tosti e beats+electric guitar che sembravano fatti con Fruity Loops?? No… niente da fare. E continuo a non capirli neanche in questo secondo album “Reign of Terror”. Alexis Krauss funziona meglio quando parte verso lidi dreamy (“End Of The Line”, ) rispetto a quando starnazza da oca finto-arrabbiata (negli odiosi coretti da cheerleader di “Crush”, “Demons”). (z.) Voto: 6+

My Best Fiend – In Ghostlike Fading: primo album (esce per la gloriosa Warp, solitamente lontana da questi suoni) per questo gruppo americano, ma a quanto mi dice Spotify alcuni brani qui presenti (“Acid Happy”) risalgono addirittura al 2007. Quando trovano i bpm e le distorsioni giuste come in “On The Shores Of The Infinite” fanno davvero viaggiare, ricordando i migliori Spiritualized (quelli di “Ladies and Gentlemen We Are Floating in Space”) e quella sensazione di stare sospeso tra le nuvole cullato dal vento. L’amore per l’Inghilterra lo si nota anche in alcune inflessioni simil Verve pre-successo, ma altrove trovano anche spazio la psichedelia ’90s di scuola americana (Mercury Rev/Flaming Lips) ed interessanti tentativi country-gaze (“Highrt Palms”). Pur non tradendo la giovane (che poi giovanissimissimi non sono…) età in alcune inflessioni vocali, i My Best Fiend sono già in grado di scrivere brani che hanno il sapore dei classici (“Jesus Christ” e “Cracking Eggs”). (z.) Voto: 7

Nina Zilli – L’Amore È Femmina : con già i riflettori addosso ai tempi dell’omonimo EP del 2009, Nina Zilli (più credibile di Giusy Ferreri nelle vesti di una Winehouse priva di eccessi) ha subito raggiunto il successo (oltre 65.000 copie vendute) con il debutto “Sempre Lontano”. Uscito in contemporanea con la presentazione sanremese del Mina Zilli-brano “Per Sempre”, “L’Amore è Femmina”, pur rimanendo ancorato sia musicalmente che non, all’immaginario retrò, prende una tangente poco rassicurante di un certo mainstream pop italiano fatto di suonettini leggermente più moderni (non chiamiamola elettronica…please). Ok che ormai l’Amy-mania è passata di moda ma perchè abbandonare (quasi) definitivamente i contatti più forti con le radici “black”?? Non tanto quelle soul, quanto quelle più geniune del reggae. Ne abbiamo già vista una (L’Aura, e partiva da ancora più in alto) finire malamente nelle paludi della canzone italiana più banale, speriamo di non vederne un’altra…
(z.) Voto: 5,5

Maverick Sabre – Lonely Are Brave : ennesimo prodotto di quel mercato inglese che negli ultimi anni sta assistendo ad un velocissimo ricambio (spesso anche usa & getta) di nomi e personaggi “pop ma non il solito mtv-pop”, che anche solo per un paio di mesi, riescono ad essere sulla bocca di tutti. Ormai si potrebbe mettere su una boy-band formata da figuri dai tratti somatici da classe operaia anglo-irlandese post-The Streets (Jamie T, Just Jack, Professor Green e Plan B…). In questa boyband immaginaria, il ruolo del solista soul spetterebbe sicuramente a Maverick Sabre e al suo timbro piuttosto riconoscibile (e maturo per i 21 anni di età). Peccato che in “Lonely Are Brave” manchino ancora le canzoni (che si muovono tra soul-pop e influenze che spaziano tra il reggae e l’UK hip hop) in grado di far fare a Maverick Sabre il salto di qualità. (z.) Voto: 5,5

Tindersticks – The Something Rain : come nel caso dei The Magnetic Fields, anche quello dei Tindersticks è il caso di una band che sfortunatamente non ha raccolto quanto ha seminato. I Tindersticks nella prima metà degli anni ’90 ha realizzato diversi capolavori pop. Pop oscuro, non immediato ma neanche di difficile da assimilare, anche in “The Something Rain” (che arriva a due anni dal poco interessante “Falling Down A Mountain”): nove brani mediamente lunghi… il consueto noir (“Show Me Everything”, “A Night So Still”), atmosfere quasi jazzate, qualche eccesso di eleganza vellutata (“Slippin’ Shoes”) e, se non vi siete già assopiti davanti ad un buon calice di vino, arriva l’ottima “Frozen” a metà tra i Radiohead 2000-2001 e i Joy Division. Nel complesso “The Something Rain” è un signor disco che quasi certamente (purtroppo) continuerà a farli rimanere nell’ombra… ma che importa, l’ombra è sempre stata loro amica.(z.) Voto: 7

Pop. 1280 – The Horror: album di debutto per questi newyorkesi (la scena è probabilmente la stessa dei concittadini The Men e dei maestri A Place to Bury Strangers)… “The Horror”, ma nulla a che vedere con i The Horrors, anche se qualche linea di contatto con il primo disco di Faris Badwan e soci a ben vedere c’è. Qui escono gli sporchi anni ’80 (studiati dall’inizio alla fine) da tutti i pori: le sonorità scure e viscerali (Suicide, Birthday Party), il goth-postpunk (Cramps, Bauhaus), abrasioni noise dell’epoca (Big Black, Sonic Youth) e di quello che fu (Jesus Lizard). (z.) Voto: 7-

Pepe Deluxè – Queen of the Wave : nel nord Europa ci deve essere un revival moderno della space pop/bachelor pad music: dopo i danesi The Asteroids Galaxy Tour, ecco i più validi finlandesi Pepe Deluxè. Nonostante siano attivi da più di dieci anni, questo è il primo album loro che ascolto: in “Queen of the Wave”, sottotitolato “esoteric pop opera in three parts”, stili e generi si fondono che è un piacere e sempre all’insegna del divertimento, psichedelia-pop anni ’60, tastierone surf (“Hesperus Garden”), old folk (“Contain Thyself”), funk-pop (“A Night And A Day”), trip hop, voluto kitsch e cinematografia (“My Flaming Thirst” potrebbe essere OST sia di un 007 sia di un film di Tarantino e “The Storm” in qualche musical). Primo outsider del 2012, fuori da ogni moda e probabilmente fin troppo radicato nel lontano passato, ma è un prodotto realizzato e suonato veramente bene, che difficilmente stancherà. (z.) Voto: 7

Frankie Rose – Interstellar : già tra le fila di Crystal Stilts, Vivian Girls e Dum Dum Girls, Frankie Rose debutta con un album interamente a suo nome (due anni fa uscì il disco a nome Frankie Rose and the Outs). Rispetto al passato è meno forte la componente garage, qui Frankie parte per un viaggio sognante ed orecchiabile. Sia nei pezzi più appicicosi (il singolo “Know Me”) che quelli più atmosferici (“Pair Of Wings”), Frankie sembra in stato di grazia. Dream pop che non pretende di innovare confezionato in modo impeccabile. (z.) Voto: 7

Soko – I Thought I Was an Alien : ancora giovanissima, nel 2007 la francesina Soko arrivò subito al successo mid-europeo (Belgio e Danimarca soprattutto) con il brano “I’ll Kill Her”. Poi era sparita, fino a qualche mese fa quando in rete sono arrivate le prime informazioni su “I Thought I Was an Alien”, l’album di debutto. Un disco con una trama e colori di fondo ben precisi che caratterizzano ogni aspetto dell’opera: copertina, videoclip e sonorità impregnate di malinconia, di nostalgia verso il passato (veramente ottima “First Love Never Die”) rappresentata tramite intimi brani acustici tra indie pop e un certo tipo di cantautorato folk sussurrato.(z.) Voto: 7

fun. – Some Nights : dopo gli Sleigh Bells (vedi sopra) , altri newyorkesi giungono al secondo album: i fun.. L’intro, che non può che fare pensare ai Queen, mette subito le cose in chiaro, qui bisogna lasciarsi abbandonare all’eccesso. E’ pop music briosa e variegata che trova nella band di Mercury uno dei punti di riferimento più evidenti anche se non mancano i colori dell’ultimo Sufjan Stevens e l’utilizzo intensivo dell’autotune. Nella title-track siamo quasi in zona world-pop (un po’ Noah e la sua balena), in “We Are Young”, caratterizzata da un chorus memorabile, interviene la sorpresa del 2010 Janelle Monae, mentre “It Gets Better” e “All Alone” risultano essere leggermente stucchevoli. Alla lunga diventa difficile sopportare tutta questa pomposità, ma finchè dura è parecchio piacevole. (z.) Voto: 6

Motorpsycho – The Death Defying Unicorn : i Motorpsycho hanno sempre fatto quello che volevano, fregandosene di tutto e di tutti. Tornano a due anni di distanza da “Heavy Metal Fruit” con un lavoro nuovamente e ancora più ambizioso, scritto con la collaborazione di Ståle Storløkken. “The Death Defying Unicorn” non finisce più (è un doppio), ma basta lasciarsi accompagnare attraverso il tortuoso e lungo percorso tra proggerie assolute, aperture sinfoniche e psichedelia vagante, per rimanere affascinati dall’opera che i norvegesi sono riusciti a mettere in piedi. Non per tutti. (z.) Voto: 6/7

2 Bears – Be Strong : cosa fare se gli Hot Chip non riescono più a ricreare la magia dei tempi di “The Warning”?? Semplice, se ti chiami Joe Goddard crei un progetto parallelo e lo chiami 2 Bears in compagnia di Raf Rundell. House music anni ’90, post-disco, gay culture (chiaro riferimento già dal nome) e sensibilità pop. Dischetto allegro e senza troppe pretese, prendere o lasciare. (z.) Voto: 6/7

Earth – Angels of Darkness, Demons of Light II: ad un anno di distanza dal primo capitolo, torna il progetto “Angels of Darkness, Demons of Light” degli Earth, una delle band più importanti in ambito drone. Altri cinque brani che pur rimanendo coerenti con il processo stilistico intrapreso dagli Earth non riescono a portare quella ventata di aria fresca che forse farebbe bene alla band di Dylan Carlson dopo vent’anni di carriera. Come (quasi) sempre, buon lavoro… ma a chi si vuol avvicinare al gruppo americano per la prima volta, consiglio di iniziare da altro (“Earth 2: Special Low Frequency Version” o “Hex; or Printing in the Infernal Method”). (z.) Voto: 6/7

Boy Friend – Egyptian Wrinkle : ascoltando questo album di debutto la prima cosa che ho pensato è stato “mmm un po’ Sleep ∞ Over”… ed infatti, i Boy Friend nascono proprio da una costola dei Sleep ∞ Over (Christa Palazzolo e Sarah Brown). Le atmosfere si fanno rarefatte ed eteree seguendo i padri del dream-pop (Cocteau Twins su tutti) e modernizzandoli con beat effettati in echo/reverb. Lo stile c’è, le canzoni un po’ meno. (z.) Voto: 6+

Islands – A Sleep & A Forgetting : questi li avevo dati per persi… dopo il rumoroso debutto “Return to the Sea”, avevano dato alle stampe due dischi (“Arm’s Way” e “Vapours”) che avevano abbassato le quotazioni. Ed invece eccoli qui gli Islands, decisamente in forma… o almeno, più di quanto mi aspettassi. Nulla di clamoroso e, anzi, rimane un certo piattume di fondo, ma la capacità di scrittura di Nick Diamonds e la pulizia (indie)pop, esce bene in brani come “Hallways”, “Oh Maria” e “Lonely Love”. (z.) Voto: 6,5

Ilenia Volpe – Radical chic Un Cazzo : nel giro di pochi mesi due dischi di debutto di female wannabe-rockers: Maria Antonietta e ora Ilenia Volpe. Due album profondamente diversi ma accumunati dallo stesso, mediocre, tentativo di inserire la figura femminile all’interno di un panorama “rock/indie” italiano, dominato dagli uomini. Qui i territori sono quelli dell’alternative rock anni ’90 (Courtney Love…) rallentati da momenti più riflessivi (“La Crocifinzione”, “Mondo indistruttibile”) e dalla cover di “Direzioni Diverse” dei sempre più altezzosi Il Teatro degli Orrori. Disco che non smuove di una virgola la scena rock made in Italy, anzi si va ad aggiungere ad una serie di passi falsi che bene non fanno… (z.) Voto: 5,5

Quakers and Mormons – Funeralistic : a meno di un anno dal debutto, ecco il secondo LP dei Quakers & Mormons in free download. Concept sul trapasso? Solo sulla carta, musicalmente infatti siamo nuovamente su territori più spensierati, tra nerd hip-POP anni zero e svariate contaminazioni che rendono il disco godibilissimo lungo tutta la sua durata, pur non distaccandosi troppo dall’originale idea di base di “Evolvotron”. Attendiamoli alla terza prova. (z.) Voto: 6+

Hyper Crush – Night Wave : ecco i danni del successo dei LMFAO. “Night Wave” esce dopo una lunga serie di singoli a suon di truzzo-dance, electro-rap e contaminazioni con il pop della peggior razza (“Maniac” simil Katy Perry). In mezzo a tutta questa spazzatura non poteva mancare anche il pezzo fake-dubstep (maledetto Skrillex…) di turno (“Cheap Thrills”). Passare oltre… subito!(z.) Voto: 4

Edipo – Bacio Battaglia: meno hyped de I Cani, meno cazzaro dello Stato Sociale, descrive discretamente bene i clichè dell’indie italiano. (z.) Voto: 6+
Father Murphy – Anyway Your Children Will Deny It : disturbato e oscuro tra psichedelia, original-industrial, blues, ambient e avanguardia nera made in Italy… fate voi. Voto: 7
Loma Prieta – I.V. : una violenta sassata tra screamo e post-hc. Terremoto non per nulla.(z.) Voto: 7-
Blondes – Blondes : esempio di house music fatta con la testa, che fa ballare… ma mai in modo stupido. Alzate il volume…(z.) Voto: 7-
Paul McCartney – Kisses on the Bottom : meglio del disco di Ringo eh (non ci vuole nulla…), ma questo tentativo pop-jazz è da dimenticare… (z.) Voto: 5+
Heike Has the Giggles – Crowd Surfing : seconda prova per la band italiana… la maturazione è ancora lontana: female indie-punkpop ancora troppo stereotipato. (z.) Voto: 6-
Elueveitie – Helvetios: prova piuttosto incolore per i maestri del folk metal svizzero. (z.) Voto: 6
Tyga – Careless World: Rise of the Last King : rap inutile (z.) Voto: 4/5
Calibro 35 – Ogni riferimento a persone esistite o a fatti realmente… : contrariamente ad altri (chi ha detto TDO??), per i Calibro 35, terzo colpo e terzo centro. Qui allargano gli orizzonti, come era necessario fare. (z.) Voto: 7-
Speech Debelle – Freedom of Speech : dopo il Mercury Prize a sorpresa, torna la rapper inglese. Grande dignità artistica, ma mai sopra le righe. (z.) Voto: 6,5
Edda – Odio i Vivi : art-cantautorato all’ennesima potenza e uso particolare dello strumento vocale, per l’ex-Ritmo Tribale. (z.) Voto: 7-
Nicolò Carnesi – Gli Eroi Non Escono il Sabato: tra cantautorato nella più classica scuola-Gaetano e frizzante verve pop-wave. Anche lui, volendo, esportabile a Sanremo… ma tra 15 anni mi raccomando eh … (z.) Voto: 6/7
Anaïs Mitchell – Young Man in America : conferma definitiva del talento folk di Anaïs (z.) Voto: 7
FOE – Bad Dream Hotline : musicalmente troppo “easy/young” per essere interessante, ma contemporaneamente troppo strana per raggiungere le charts… (z.) Voto: 6
Gigi D’Alessio – Chiaro : “Me duele la cabeza”… San Gennaro, aiutami ad arrivare alla fine di questo disco (z.) Voto: 3,5
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LEGENDA 2012
10: la perfezione… non esiste
9: capolavoro, fra i migliori di sempre
8: grandissimo disco, probabilmente destinato a rimanere nella storia 5 stars1
7: album di buon livello, manca solo quel qualcosa che lo renda veramente memorabile 4 stars
6: discreto, passa abbastanza inosservato… innocuo 3 stelle
5: disco trascurabile, banale e poco degno di nota 2 stelle
4: album completamente inutile 1 stella
3: disco dannoso, difficile trovare di peggio.
2: neanche Justin Bieber
1: …

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Febbraio 2012 – 1° Parte
Gennaio 2012 – 2° Parte
Gennaio 2012 – 1° Parte
Migliori Album Internazionali 2011
Migliori Album Italiani 2011
Migliori Album Internazionali 2010
Migliori Album Italiani 2010
Migliori Album Internazionali 2009
Migliori Album Italiani 2009

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