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Uscite discografiche Aprile 2013: recensioni

Le uscite discografiche di aprile: James Blake, The Knife, Flaming Lips, The Strokes, Lapalux, Phosphorescent…

pubblicato 8 Aprile 2013 aggiornato 30 Agosto 2020 10:05

James Blake – Overgrown : le uscite post-debutto di James Blake hanno rischiato di bruciare l’immagine (ovvio, per alcuni è già bruciata) di uno dei nomi più importanti ed influenti usciti negli ultimi anni. Hype alle stelle e James risponde con un disco meno astratto e minimale: “Overgrown” è il suo disco pop. Inalterata la sua cifra vocale/stilistica assolutamente riconoscibile, James si allontana in parte dalle bellissime avanguardie post-dubstep e abbraccia un universo più totale, aumentando i ritmi dove serve (Digital Lion, Voyeur) e accarezzando con i guanti white-soul i passaggi più intimi (To The Last, Our Lives Come Back). Poi c’è quel pezzo da novanta che risponde al nome di “Retrograde”… (z.) Voto:7+

The Knife – Shaking the Habitual : bomba, bombissima, il nuovo dei The Knife. Si sono fatti attendere sette anni (in mezzo la bella parentesi Fever Ray), ma il duo svedese sapeva bene di dover attendere tanto per creare un’opera di tale portata. Hanno stravolto il loro concetto di electro-pop artistoide iniettandoci psicosi acide, techno schizoide e ritmi assolutamente contagiosi. Disco difficile, a tratti ostico, ma necessariamente tale. Capolavoro? (z.) Voto:7,5

Flaming Lips – The Terror : Wayne Coyne e soci sono ormai irrecuperabili, hanno realmente valicato le porte della percezione e non son più capaci di tornare indietro. Dimenticate la forma canzone, i Flaming Lips sono oggi un fiume in piena. Quello che bisogna fare dinanzi ad un lavoro come “The Terror” è lasciarsi andare e farsi trascinare dalla corrente. Crescerà lentamente sotto pelle, repeat dopo repeat fino a quando l’astratto non prenderà forma. (z.) Voto:7

Depford Goth – Life After Defo : questo è il mese James Blake e quindi accompagno il suo ritorno (vedi sopra) con due esordi lunghi per alcuni aspetti non troppo lontani: Depford Goth e Lapalux. Il debutto di Depford Goth rappresenta un po’ la componente bedroom di Blake: l’elettronica a fare da cornice ad un pop-soul asciutto (XX) di grande fascino. Ancora da modellare, ma può fare ottime cose in futuro. (z.) Voto:6/7

Lapalux – Nostalchic : l’altro debutto in formato lungo in zona post-Blake è quello di Lapalux. Qui siamo su binari maggiormente rivolti alla “nuova” elettronica, dall’IDM di FLylo alle cose migliori del ramo future-garage della dubstep (Burial, Mount Kimbie), fino alle oasi wonky. Sopra a questi tappeti ovviamente vocals che si rifanno alla scuola nera e al soul più destrutturato. Fosse uscito due anni fa avrebbe fatto il botto. (z.) Voto:7

Peace – In Love : debutto per gli hypeati Peace, che con i Palma Violets si contendono la… palma di ipotetica-pseudo next big thing inglese del 2013. “In Love” è un buon dischetto di sintesi albionica: un po’ di madchester, un po’ di britpop mid’90 e qualche virata UK indie-rock anni zero. Cercare qualcosa che si spinga oltre vorrebbe dire chiedere troppo. (z.) Voto:6,5

Wavves – Afraid of Heights : un po’ in sordina e con tutte le critiche del caso pronte a dargli addosso (giustificate se li avete visti live), tornano Nathan Williams e compagni con quello che è a tutti gli effetti il seguito di quel “King of the Beach” che incendiò l’estate 2010. Sound leggermente più maturo e venato grunge, ma Nathan continua a soffrire della sindrome di Peter Pan assemblando youthful-rock da spiaggia e sbronze. Se cercate altro è meglio guardare altrove… (z.) Voto:6+

Phosphorescent – Muchacho : “Muchacho” potrebbe essere l’album della definitiva (è da dieci anni che fan dischi…) consacrazione dei Phosphorescent, i quali ci hanno messo del loro per confezionare un gioiellino di country-rock/americana. “Song for Zula” svetta su tutto. (z.) Voto:7

The Strokes – Comedown Machine : si salvano in corner gli Strokes del sesto disco: decisamente fuori dagli schemi (falsetti su falsetti e stranezza assortite), ma pur sempre figlio del loro trademark sound che a meno di svolte epocali rimarrà per sempre legato ai primi anni zero. (z.) Voto:6+

Lil Wayne – I Am Not a Human Being II : dispiace per i recenti ricoveri e per le sue condizioni di salute, ma dischi come “I Am Not a Human Being II” (tutto guest e zero idee) non fanno bene all’hip hop. (z.) Voto:4,5

Milk Carton Kids – The Ash & Clay : un nome che emana dolcezza già di suo (come non pensare al vecchi cartone di latte dei Blur?) quello dei Milk Carton Kids che in “The Ash & Clay” sintetizzano semplicità e tradizione con gusto melodico. (z.) Voto:6+

The Besnard Lakes – Until in Excess, Imperceptible UFO : attendevo non poco il ritorno del progetto canadese, purtroppo però “Until in Excess, Imperceptible UFO” non è riuscito a convincermi al 100%. Il loro rock d’atmosfera (inflessioni oniriche e climax epici di scuola post) risulta a volte un po’ troppo telefonato e standarizzato. Laddove però trovano le sequenze giuste sanno ancora come emozionare. (z.) Voto:6,5

DJ Koze – Amygdala : l’esperienza l’ha, ma un disco come “Amygdala” non l’aveva mai realizzato. Classe 1972 e nato a Marrakech, Stefan Kozalla/DJ Koze imprime un tocco personale, assolutamente stralunato e fuori controllo, alla techno (vive in Germania ora…) e all’elettronica più imprevedibile. Bolle psichedeliche che si librano sui beat ritmici… basta saperle cogliere. (z.) Voto:7

Tyler, The Creator – Wolf : il precedente “Goblin” mostrava solo una parte del talento del giovane OFWGKTAer. Un talento purtroppo che spesso perde la bussola e che fatica ad esplodere anche in “Wolf”. Sono i singoli episodi ad avere la meglio… interessante la varietà dei beats ma qui c’è troppa carne al fuoco (e non sei Kendrick Lamar..) e parte di essa è avariata. Se nel complesso siamo comunque di fronte ad un buon disco hip hop, speriamo però che in futuro Tyler sappia focalizzare meglio i suoi sforzi nella realizzazione di un grande album (le capacità le avrebbe), altrimenti finirà per essere ricordato come “quello di Yonkers e di troppe buffonate” (z.) Voto:6/7

Old Gray – An Autobiography: debutto bomba tra emo, post-HC e post-rock. Difficile chiedere di più ad un disco screamo nel 2013. (z.) Voto:7

IO Echo – Ministry of Love : debutto per il duo californiano formato da Ioanna Gika e Leopold Ross. “Ministry Of Love” è un buon episodio di pop moderno che strizza l’occhio a tentazioni electro-dream, chitarre gaze, e melodie J-pop. (z.) Voto:6,5

Albedo – Lezioni di Anatomia : le “Lezioni di Anatomia” degli Albedo attraverso 9 capitoli distinti (Cuore, Polmoni, Occhi, Fegato…) che affrontano la quotidianità attraverso un rock italiano piuttosto interessante. (z.) Voto:6/7

Mudhoney – Vanishing Point : ad un quarto di secolo dagli esordi e da quella “Touch Me I’m Sick” che oltre ad essere il manifesto del (proto)grunge è anche la loro canzone simbolo, i Mudhoney escono (per la SubPop, of course…) con il nono album “Vanishing Point”. Nonostante l’età la carica è rimasta praticamente inalterata, così come la cifra stilistica, decisamente superata ma ancora in grado di incendiare l’atmosfera. (z.) Voto:6/7

Suicidal Tendencies – 13 : Onestamente non sapevo nulla del loro ritorno discografico dopo tredici anni di assenza… ed invece eccoli qui. Pionieri dell’incontro immaginario tra hardcore punk, thrash metal e crossover che nella seconda parte degli anni ’80/inizio ’90 faceva vittime negli States, i ST appartengono ormai ad una storia che in “13” tentano di riportare in vita con risultati alterni. Se è vero che sono stati capaci di ricreare quasi alla perfezione le sonorità dell’epoca, è anche vero che non va ad aggiungere nulla alla loro carriera. (z.) Voto:6

The Virgins – Strike Gently : tornano quelli di “Rich Girls”. Quelli si fa per dire dato che di quella formazione è rimasto solo il cantante. Meno club, meno funky, meno NY… più un viaggio per gli USA centrali in direzione West-coast.(z.) Voto:6+

The Black Angels – Indigo Meadow : dopo la bomba caleidoscopica del 2010 intitolata “Phosphene Dream” era lecito attendere qualcosa di più dal combo psichedelico di Austin. “Indigo Meadow” scende a qualche compromesso (il che fa pure piacere in alcune occasioni), ma per il resto il loro mix di psy-rock e garage non riesce a colpire completamente nel segno come in passato. (z.) Voto:6,5

The KVB – Immaterial Visions : da Londra un buon mix di synth, noiserock, darkwave e goth. Per gli amanati di Cold Cave, Ulterior, A Place To Bury Strangers, The Lost Rivers e Soft Moon. (z.) Voto:6/7

OneRepublic – Native : dopo quattro anni riecco la band di Ryan Tedder, gli OneRepublic sono dei maestri nel creare pop-rock assolutamente insulso e generico. (z.) Voto:4,5

Ofeliadorme – Bloodroot : sophomore album per la band bolognese, un nuovo tuffo in un mondo tutto loro, radicato negli anni ’90 delle alt-diva versante più elegante, raffinato ed intellettuale (PJ, Cat Power…). (z.) Voto:6,5

Intronaut – Habitual Levitations : gran bella conferma quella della band californiana. Quarto disco, forse il migliore ad oggi. Post e sludge metal vanno a contaminarsi perfettamente con fraseggi oscuramente jazzati e progressive. (z.) Voto:7

Ministri – Per un Passato Migliore : almeno sembrano aver stoppato la tendenza patinata, però delle botte energiche dei primi tempi rimangono solo alcune tracce. Bravi, astuti e fondamentalmente piacevoli, non è però tramite dischi come “Per un Passato Migliore” che si fa la storia del rock italiano. (z.) Voto:6+

Kvelertak – Meir: secondo disco per i norvegesi che tre anni debuttarono con l’esplosivo omonimo album. In “Meir” l’elemento più caciarone hard rock aumenta il proprio spazio, ma non va a disturbare la coppietta punk-metal. Forse inferiore all’esordio. (z.) Voto:7-

Fast Animals And Slow Kids – Hýbris :sarà che tendono più verso la scena -core romagnola e suonano più genuini, ma questo “Hýbris” vince lo scontro diretto con “Per un Passato Migliore” dei Ministri (vedi sopra). (z.) Voto:6,5

Finntroll – Blodsvept : sesto album per i Finntroll. Non sorprendono più come agli esordi, ma il loro mix di folk metal e trad music finnica sembra poter non invecchiare mai. (z.) Voto:6+

British Sea Power – Machineries of Joy : bei segnali di ripresa dopo il non troppo riuscito “Valhalla Dancehall” di due anni fa. Il “Decline of British Sea Power” (titolo del loro ottimo debutto del 2003) sembra esseri fermato. (z.) Voto:6/7

Dead Gaze – Dead Gaze : compila-debutto lungo per Dead Gaze, personaggio di culto del giro Cats Purring Dude Ranch. Noise-pop, credo lo-fi, garage e acidume vario. (z.) Voto:6+

Cold War Kids – Dear Miss Lonelyhearts : non riescono proprio più a lasciare il segno i Cold War Kids. La loro “Hang Me Up To Dry” assume sempre più la forma di una meteora all’interno della loro carriera. Pezzi generalmente deboli come quelli contenuti in “Dear Miss Lonelyhearts” non possono cambiare le cose. (z.) Voto:6-

Gli Ebrei – Disagiami EP : sei tracce tra ironia e degrado che inquadrano al meglio le capacità lirico-musicali dei marchigiani Gli Ebrei. Se tutto va bene faranno strada. (z.) Voto:6/7

Stornoway – Tales From Terra Firma : concessioni in zona charts nel secondo lavoro dei Stornoway. Folk-pop suonato con buon gusto, manca la scintilla in grado di fare la differenza, nonostante esca per la 4AD. (z.) Voto:6

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