British Lion, Richard Taylor a Blogo: “Cantare accanto a Steve Harris aumenta l’autostima!”
Cosa succede ai membri dei British Lion, quando Steve Harris è in giro con gli Iron Maiden? Steve è “solo” un membro della band, o è un padre-padrone? A questa e altre domande risponde il cantante del gruppo.
Abbiamo visto i British Lion dal vivo nel 2013. Li rivedremo a breve, il prossimo venerdì 11 novembre, al Live Club di Trezzo. Nel frattempo, la band ha fatto altri due tour (nord)europei e poi è rimasta in pausa, attendendo che il loro membro più noto, un certo Steve Harris, assolvesse i suoi impegni con la sua band principale, denominata “Iron Maiden”, forse qualcuno li conosce.
Ecco: cosa succede agli altri membri dei British Lion, quando Steve è in giro? Ed in effetti, qual è la storia di questa rock band inglese, che nel 2012 ha pubblicato il debut album definendosi “nuova band”, quando Steve dice che sono in giro da vent’anni?
Anzichè parlare con uno dei bassisti più famosi al mondo, abbiamo parlato con il cantante dei British Lion, Richard Taylor, scoprendo di più sul “dietro le quinte” del gruppo…
Ciao Richard. Quel che ha fatto Steve nell’ultimo anno lo sappiamo tutti piuttosto bene, compresi i tre concerti in Italia con la sua “altra band”. Ma tu cosa hai fatto, nel frattempo? Ed i British Lion cosa fanno, mentre Steve è impegnato?
“Siamo tutti rimasti impegnati nel mondo della musica, in maniera molto meno evidente rispetto a Steve ovviamente. Ho scritto un po’ di canzoni insieme a David, il nostro chitarrista, mentre Simon si impegnava in altri progetti musicali. Ho anche passato un po’ di tempo a fare il musicista di strada, ho suonato per le strade di Londra per un certo periodo, poi sono un turnista, e scrivo musica per altri. Ti dirò, la vita è piuttosto difficile per un musicista, di questi tempi, si fa fatica a tirare a campare se non sei in una grossa band come, beh, gli Iron Maiden. Noi accettiamo tutti i lavori legati alla musica , ma non suoniamo in altri gruppi, e siamo contenti quando riusciamo a riunirci per lavorare con il nome di British Lion.”
Ricordo che quando vi ho visti nel 2013, tu dal palco ringraziasti il pubblico dicendo che i British Lion erano una band nuova ma che erano decisi a farsi un nome. In realtà i British Lion sembrano esistere da almeno vent’anni… ci potresti spiegare un po’ meglio la storia?
“Sì, il concetto è giusto, i British Lion nacquero oltre vent’anni fa da un’idea mia e di Grahame, l’altro chitarrista. Eravamo una “pub band”, suonavamo nella nostra zona, e non so come un nostro demo finì nelle mani di Steve Harris, a cui piacque moltissimo e si propose come nostro manager. Noi eravamo giovanissimi, pensavamo di essere “arrivati” quando Steve ci ha contattati, anche perchè lui era una delle nostre principali influenze a livello compositivo, e ci trattava con gran professionalità. Avevamo 22-23 anni, le cose all’interno della band sono cambiate quando la “vita vera” ha preso il sopravvendo per molti dei componenti del gruppo, e alla fine ci siamo sciolti. Però Steve mi disse che gli piaceva il mio modo di comporre, e che appena si sarebbe liberato da alcuni impegni, avremmo di nuovo lavorato insieme. Ecco, ci sono voluti quasi vent’anni, ma ora stiamo lavorando insieme, e se dico che i British Lion sono una band “nuova”, è perchè comunque ci sentiamo carichi come all’inizio, perchè il primo disco è uscito nel 2012 e non a fine anni Novanta, e perchè ci sentiamo “una band”, ora, siamo tutti più maturi.”
Dall’impressione che si ha da fuori, però, sembrerebbe che Steve Harris sia arrivato e si sia “impadronito” della band, mettendo il suo nome davanti al nome del gruppo (la dicitura corretta infatti ora è “Steve Harris’ British Lion”). E’ un’impressione sbagliata?
“Le cose stanno un po’ così, ma non è una cosa negativa. Non siamo degli illusi, lo sappiamo che, almeno al momento, il nostro pubblico viene principalmente per vedere “Steve Harris degli Iron Maiden”, anche se le cose stanno cambiando, ed i fan chiedono una foto anche al resto della band, non solo a lui. Però siamo una democrazia – certo, lui è “il capo”, perchè anni fa era il nostro manager e ancora adesso ha i contatti giusti per suonare in giro per l’Europa, ma non è che ci dica cosa fare o ci dia ordini, le canzoni sono scritte tutti insieme. Anzi, sul primo disco ha scritto pochissimo, mentre ora è più coinvolto, ma proprio all’interno di un contesto di gruppo.
Devi capire che quando vent’anni fa lui mi disse “Richard, lavoreremo ancora insieme”, io sapevo che è un uomo che mantiene la sua parola, e che prima o poi mi avrebbe chiamato. Il pensiero di lavorare con lui mi ha aiutato a tirare avanti in quegli anni in cui era difficile vivere di musica, e ora Steve ha veramente mantenuto la sua parola, ed è un privilegio poter lavorare con lui, e comunque in tutti questi anni ci siamo visti e sentiti, mi ha aiutato a migliorare come compositore. Ha aggiunto il suo nome a quello della band, per dare una chance a tutti noi di essere riconosciuti. Il suo nome conta molto, ovviamente…”
Siete quindi pronti a registrare un nuovo disco?
“Sì, abbiamo scritto molti brani negli ultimi mesi, ed è un vero lavoro di gruppo, sento che il disco sarà molto migliore rispetto al primo. Chi verrà a vederci in concerto a Novembre a Milano, potrà ascoltare 3-4 canzoni nuove, in particolare Bible Black è un brano che mi piace moltissimo cantare e che quando stiamo proponendo dal vivo ottiene ottimi riscontri.”
Questo potrebbe essere il vostro ultimo tour europeo prima che entri in vigore la famosa Brexit. Pensi che possa cambiare qualcosa per un gruppo come i British Lion, che girano per l’Europa in tourbus, anzichè raggiungere i concerti in aereo – magari pilotato da Bruce Dickinson?
“No, non penso cambierà molto, anche perchè comunque una volta usciti dall’Inghilterra con il tourbus, il resto dell’Europa almeno per ora non ha comunque controlli ai confini, ed in ogni caso abbiamo sempre dovuto cambiare i soldi da sterline ad euro. E’ una cosa su cui abbiamo riflettuto un po’, ma non penso che avremo problemi… anzi, forse viaggiare in bus sarà più comodo rispetto ai controlli doganali in aereo!”
Ho un’ultima domanda per te: come ci si relazione ad un “god of metal” come Steve Harris, nella vita di tutti i giorni mentre siete in tour?
“Ahah, è un’ottima domanda: consigli su come trattare Steve Harris!
Devo dire che, appunto, io lo conosco da oltre vent’anni, quindi so che è una persona con i piedi per terra, con cui è facile andare d’accordo. Sul tourbus è semplicemente “uno di noi”, non è che viaggia in aereo e noi sul bus: quando è con i British Lion, è esattamente uno di noi, non c’è bisogno di trattarlo in maniera diversa da chiunque altro.
Certo, noi guardandolo non possiamo scordarci che è un musicista che ha venduto oltre 100 milioni di dischi e che con la sua altra band va in giro su un aereo pilotato dal cantante, e quando siamo sul palco, vederlo che suona il basso accanto a me, aumenta la mia autostima. Sì, lo guardo e penso “Wow, sto davvero suonando accanto a Steve Harris, alla fine è successo”. Così mi godo ogni momento con la band.”