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Shocking Metal, La Storia del Giornalismo Metallaro in Italia [recensione libro]

Francesco Ceccamea era la persona giusta per raccontare questa storia, interpellando tutti e senza paura di pestare i piedi: ecco una recensione (personale) del libro

pubblicato 19 Maggio 2016 aggiornato 28 Agosto 2020 17:15

Francesco Ceccamea era la persona giusta per scrivere un libro come questo: da anni sul suo blog Sdàngher* dimostra di non avere peli sulla lingua, di non aver paura di pestare i piedi a nessuno, e al contempo di riflettere molto su cosa è il metal, nel mondo ed in Italia, alla ricerca dei modi giusti per parlarne nel 2016. Fra tutte queste sue elucubrazioni, ogni tanto spuntavano interviste a giornalisti che hanno fatto la storia del metal in Italia, e puntualmente erano gli articoli più letti. Quindi: contatti con tutti i giornalisti-chiave, aggiunti a riflessioni sulla scrittura metal moderna, partendo dal passato? Ceccamea era la persona giusta.

Ed il prodotto finale, Shocking Metal, è il libro giusto per ripercorrere tutte le fasi di quel mondo (a volte definito “sgangherato”) del giornalismo metallaro in Italia. Una sorta di libro-inchiesta, che ripercorre in maniera snella la nascita (e spesso la morte) delle riviste uscite in edicola, inframezzando le sue riflessioni e ricostruzioni a quello che poi è il succo del libro: le parole dirette degli interessati, che spesso non si sono trattenuti con i ricordi, mettendo in piazza dissapori, assurdità e soprattutto croniche carenze di soldi e di cd promozionali ricevuti.
La seconda metà del libro traccia delle schede di quattro penne che hanno fatto la storia del giornalismo metal italiano: Beppe Riva, Luca Signorelli, Fuzz Pascoletti e… Aldo Luigi Mancusi.

Apriamo quindi una parentesi personale su quest’ultimo (prima di essere accusato di “nascondere” un conflitto di interessi – sì, Aldo è colui che mi pescò nel 2001 da una webzine e mi offrì come primo articolo una intervista agli Slipknot, e grazie al quale scrissi 50 storie di copertina e centinaia di articoli, ma questa è una storia poco interessante per voi), e sulla rivista da lui rappresentata, Metal Shock. Il libro (che piazza vari numeri di MS in copertina, e che nel titolo stesso richiama la rivista) dedica ampio spazio alla storia di una delle pubblicazioni più longeve, seguendone le vicissitudini dai tempi di Riva e Trombetti (e Kakka Metal), passando per le cicliche diaspore che portarono Fuzz Fuzz alla ribalta e poi alla fuga, e ai rimpiazzi in corsa con Cristiano Borchi e Aldo Luigi Mancusi. A bocce ferme da anni (la rivista ha chiuso nel 2008), e con il mondo del metal che è andato avanti (e si è trasferito su internet), la controversa figura viene non dico rivalutata, ma perlomeno inquadrata al giusto posto nella storia del giornale – c’è chi (Gianni della Cioppa) ne esalta la libertà concessa ai collaboratori e chi (Fuzz Fuzz) dice che troppa libertà fa male ed è indice di menfreghismo dell’editore. Viene rimesso in riga lo stesso Borchi, la cui gestione fu (non per colpa sua) raffazzonata, e del Mancusi vengono trascritte alcune delle più memorabili recensioni scatologiche – citazioni che potrebbero storcere il naso se lette con superficialità dopo le trascrizioni roboanti di Beppe Riva, ma che l’analisi accurata di Ceccamea pone all’interno di una linea quasi retta: il Kakka Metal di Trombetti, la voglia di Fuzz di andare oltre al trve metal puntando al britannico Kerrang, il piglio ironico (eppure serissimo) di Signorelli… shakerati e shockati con una aggiunta di volgarità romanesca, ne è saltato fuori Mancusi. Da dove sia saltato fuori, esattamente, il libro non lo spiega: si citano mezze leggende riguardanti suoi parenti titolari di agenzie di viaggio, ma la realtà narrata è che un giorno fu portato in redazione dalla moglie dell’editore, che lo presentò come nuovo caporedattore. Ammettiamolo: se non ci fosse Aldo, e lo stuolo di inamovibili segretarie rimaste in redazione fin dalle prime edizioni di Metal Shock, questo libro sarebbe un po’ meno pittoresco. Come dice Alex Ventriglia, il fatto che ancora oggi si parli della gestione di ALM può essere un punto a suo favore – dopotutto, è stato il caporedattore più longevo nella storia del giornale, e forse la storia musicale nel frattempo avrà dato ragione alle sue furiose recensioni contro band di serie B della RoadRunner o l’ennesimo album sempre uguale degli Hammerfall. Aldo sarebbe stato grandioso, come clickbaiter su internet, peccato che abbia abbandonato quelle ambizioni, e che solo tramite sacrifici a vergini sia riuscito solo io a farlo uscire dal pensionamento giornalistico metal per una fantastica, necessaria e scatologica recensione dei King 810 (sì, nuova band RoadRunner che il tempo potrebbe dimenticare ma che ora sembra tirare tantissimo).

tl:dr; – scusatemi per l’ampia divagazione, proseguiamo con il libro, anche se le righe qui sopra servono a far capire la cura con cui si è seguito ogni argomento, intrecciando varie voci dei protagonisti (c’è addirittura l’editore Bassoli in un caustico commento contro Fuzz Fuzz, anche se manca appunto Mancusi a difendersi dalle bordate).
La terza e quarta parte del libro svelano un po’ di retroscena su cosa voleva dire stare in una redazione, fra promo non consegnati, pagamenti di stipendi mai arrivati, interviste preparate o improvvisate, e tanto altro: tutte storie di giornalismo vero e vissuto, da cui ognuno può imparare qualcosa. Preferite la scuola di Angelo Mora, che si prepara meticolosamente ad un incontro, o quella di Paolo Giordano, che preferiva l’improvvisazione? Siete dalla parte del sempre magnifico Maurizio De Paola, che non disdegna le interviste via mail, rivalutandole in chiave storica visto che a fine Ottocento e fino al secondo dopoguerra TUTTE le interviste erano via lettera? Infine si getta uno sguardo al presente e il futuro rappresentato da internet (con la rivista Rock Hard che viene ad un certo punto malinconicamente definita come “la versione cartacea di una homepage di Metalitalia non aggiornata da quindici giorni), e si chiude con interviste senza sconti a Riva, Pallavicini, Ventriglia e Buti, che fanno il punto della situazione.

Non c’è che dire: meglio di così un libro del genere non ce lo si può immaginare: approfondito, scorrevole, intrigante, spietato. C’è tutto, e ce n’è per tutti. Si può imparare, ci si può incazzare, ci si può ritrovare nostalgici. E si chiude con una pagina non solo di ringraziamenti, ma anche non-ringraziamenti, con nomi e cognomi di chi ha messo i bastoni fra le ruote. Più atteggiamento metal di così, si muore.

Francesco Ceccamea
SHOCKING METAL
La Storia del Giornalismo Metallaro in Italia

pp. 238 (con inserti fotografici)
euro 15,00
Crac Edizioni

* – Non posso linkare il blog Sdàngher perchè a volte Google mi dice che il sito ha un malware, io non ci credo e lo leggo lo stesso, ma non posso linkarlo altrimenti pure il mio blog viene segnalato come spammer di malware e non è il caso, comunque cercatelo e godetene tutti.

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