Home Interviste Saverio Grandi, è uscito il nuovo album: “Vi racconto i miei ‘Segnali di fumo’”

Saverio Grandi, è uscito il nuovo album: “Vi racconto i miei ‘Segnali di fumo’”

Saverio Grandi, Segnali di fumo è il nuovo album del cantautore. Leggi l’intervista completa su Soundsblog.it

9 Novembre 2021 13:44

È disponibile nei negozi e in digitale “Segnali di fumo”, il terzo album del paroliere, compositore e cantautore Saverio Grandi, autore di alcune fra le più importanti canzoni del panorama discografico italiano con oltre 20 milioni di copie vendute.

Il disco è stato anticipato in radio dal singolo, “L’amore crede l’amore può”, scritto da Pacifico e composto da Saverio Grandi. Un brano che non parla d’amore, ma parla all’amore. Un sentimento raccontato come qualcosa che l’uomo ha dentro da sempre, come una forma di spiritualità che lo accompagna ogni giorno della sua vita e in cui può credere soprattutto nei momenti più difficili.

Segnali di fumo, come è nato il disco

“Segnali di fumo” è descritto come un progetto autobiografico che attraverso 9 brani racconta momenti e scelte di vita personali. Un viaggio, per certi versi anche generazionale, che riflette sui cambiamenti e sulla frenesia della routine quotidiana, soffermandosi su temi cari all’artista, come la libertà, l’amore, le responsabilità, le decisioni che cambiano la nostra vita:

“Ho scelto questo titolo perché stiamo vivendo un’epoca dove la comunicazione è veloce, spesso gridata, e come tale deve essere necessariamente comprensibile da tutti. Al contrario, io desideravo scrivere e cantare canzoni che raccontassero storie personali, intime come generazionali, attraverso un linguaggio che non dovesse essere per forza urlato e assimilato al primo ascolto. Da qui i “segnali di fumo”, un linguaggio in codice preparato con cura dai Nativi americani e inviato per essere compreso solo da chi loro desideravano. “Segnali di fumo” è un disco vero, senza troppi fronzoli e preoccupazioni commerciali, dove ho scritto solo per me, senza pensare, come spesso accade nel mestiere dell’autore, cosa poteva funzionare e cosa no. È sicuramente il mio disco più maturo e completo, c’è dentro così tanto di me e della mia vita che azzardo la definizione di onestà. Spero che in tanti si ritrovino a fare questo viaggio con me attraversando la Munument Valley che è ritratta in copertina fino ad arrivare alla pianura padana dove oggi vivo”

Saverio Grandi, Segnali di fumo, tracklist, ascolta l’album

Questa la tracklist dell’album “Segnali di fumo”:

“L’amore crede l’amore può”, “Senza peso”, “Mi piace”, “Come è giusto che sia”, “Eroi silenziosi”, “Svegliami quando sarà finita”, “Siamo noi” feat. Gianni Novi, “A mio padre”, “Segnali di fumo”.

Saverio Grandi, autore per grandi nomi della musica italiana

Ha all’attivo 2 album a suo nome, “La pianta del piede” e “Pattinando sul ghiaccio sottile”, e due singoli, “Lei” feat.
Gaetano Curreri e “Le donne”. Ha scritto brani per e con Vasco Rossi (tra le quali “Un senso”, “Ti prendo e ti porto via” e l’ultima hit del rocker di Zocca “Una canzone d’amore buttata via”), Laura Pausini, Eros Ramazzotti, Marco Mengoni, Luca Carboni, Gianni Morandi, Mango, Stadio, Raf, Alessandra Amoroso, Emma, Annalisa, Noemi, Fiorella Mannoia, Irene Grandi, Il Volo, Nek, Ornella Vanoni, Anna Tatangelo, Virginio, Chiara Galiazzo e molti altri. Grandi è produttore degli Stadio, da “Occhi negli occhi” a “Miss Nostalgia”, per i quali ha scritto “Un giorno mi dirai”, brano vincitore del Festival di Sanremo nel 2016. Ha ricevuto anche molti riconoscimenti, come il Premio Lunezia e il Premio Siae come autore dell’anno nel 2007. Canzoni da lui composte hanno vinto due edizioni di XFactor (interpretate da Marco Mengoni e Chiara Galiazzo) e due di Amici (interpretate da Marco Carta e Virginio).

Saverio Grandi, intervista su Soundsblog.it

Mi racconti la lavorazione del disco e il messaggio dell’ultimo singolo rilasciato, “L’amore crede l’amore può”, scritto da Pacifico?

La lavorazione è durata più o meno un anno. Tutto è partito da quando l’anno scorso è venuto a mancare a mio padre. Nel disco c’è una canzone dove dico quello che non ero mai riuscito a dirgli. La perdita mi ha fatto scrivere tanti brani, molto personali. Tutti affrontavano temi difficilmente trattati da altri artisti. Ho deciso che potessero diventare canzoni per un album. Ho fatto uscire quattro singoli e poi quello insieme a Pacifico che rappresenta una speranza, “L’amore crede, l’amore può“. Non è una canzone classica sull’amore ma sul fatto che ci crede anche quando tu non credi più tanto all’amore… Anche in questo periodo difficile per tutti -dal Covid, al clima, alla rabbia che abbiamo intorno- ho pensato al messaggio che forse ce la possiamo comunque fare. L’amore è qualcosa che abbiamo dentro. E’ vero che conta più l’apparire che essere ma le persone hanno anche istinti buoni. Non è solo quello che vedi su Instagram…

Nell’album ci sono temi diversi, dalla società ai social. In “Segnali di fumo” parli del non poter piacere a tutti e dell’ostentare la bellezza e la ricchezza.

Si, mi danno fastidio perché non sono valori ma disvalori. Se sei ricco o bello devi solo ringraziare il Signore. Mi dà fastidio anche la comunicazione sempre urlata. Sono passati tanti anni dai primi talk show dove ci si parlava addosso e adesso questo non è ancora cambiato ma solo peggiorato. “Segnali di fumo” riporta il codice di comunicazione senza farsi capire dagli altri, l’esatto opposto della comunicazione di oggi, con vocabolari ridotti e il volersi far capire e sentire da tutti. La comunicazione è diventata basica, non solo in tv o sui social. Prendi due ragazzi di 15 anni e hanno un vocabolario di 300, 500 parole. Bisognerebbe occuparsene. Sia chiaro, non voglio fare quello che parla da un pulpito, sono solo un osservatore.

C’è questa immagine del poter usare poche parole come un Tweet, bisogna riassumere il concetto nei limiti dei caratteri. E diventa questa ricerca compulsiva di approvazione via like…

Hai assolutamente ragione. Ho pochi followers, poche migliaia e sono felice così. Se ne avessi milioni avrei addosso una responsabilità che non voglio avere. Se ho 5 milioni di followers e mi comporto come un cretino, questi mi danno retta. Ripeto, non è una critica mirata a certi influencer, però mi chiedo se si rendano conto delle responsabilità che hanno. Oggi non so se hanno più influenza i professori di mia figlia o certi personaggi sui social.

Mi ha colpito “Eroi silenziosi” sui quali non ci sono questi riflettori ma sono al centro della vita e della società

Io vengo da una famiglia molto umile e mi ricordo quando ero bambino la fatica che i miei genitori facevano per arrivare alla fine del mese. Molto umilmente, non sta cuore solo a me ma De Andrè e Lucio Dalla ne hanno sempre parlato degli ultimi. E’ sempre stato un argomento trattato nell’arte. Oggi, invece, gli ultimi sono sempre gli ultimissimi, non ne parla mai nessuno. Ti fa rabbia perché queste persone sono il motore del mondo e che permettono agli altri di fare quello che fanno. Se loro si fermano, si ferma anche tutto il resto e nessuno dice loro “Grazie”. Mai. Non so da quanti anni non sento una canzone che tratta questo argomento. E’ uno di quei temi che più mi stanno a cuore, è una questione di persone e non un fattore politico.

Era doveroso farlo…

Sarebbe doveroso anche da parte di altri cantanti. Non perché te lo ordina il dottore ma perché meritano attenzione. Nemmeno nelle canzoni si può parlarne? Vanno bene hit, tormentoni estivi ma è un compito doveroso e queste persone non meritano di essere dimenticate.

Ho letto che rifiuti la nostalgia, è qualcosa di non utile e che ti riporta indietro?

La nostalgia è romantica ma, nonostante certi momenti bellissimi, preferisco pensare al presente. Non mi piace, per niente. Come ad esempio i ricordi di Facebook… Quando ho perso mio padre, ho condiviso il dolore con le persone a me vicino e non con tutti per sentirmi dire “Condoglianze” da chi non ho mai visto in faccia.

Invece, in “Svegliami quando sarà finita” hai parlato del sonno, del dormire come “perdita di tempo” ma necessario in alcuni momenti particolari della vita…

Quella è la canzone più pop del disco, l’ho scritta in un momento in cui io – da superattivo- ero sull’orlo della depressione. Dopo tanti mesi c’era la necessità di portare la mascherina all’aperto, Si vedevano solo occhi spesso spauriti. E ho scritto una canzone su questo argomento, allargandolo di come alcuni momenti di sonno siano una sorta di calmante potente. Solo quello ti permette, il giorno dopo, di recuperare. Mi stavo rendendo conto che avevo troppa voglia di dormire… E’ stata una specie di autoterapia.

Come autore hai collaborato con artisti nazionali e internazionali. Ricordi il brano più complicato o intenso nella lavorazione?

La maggior parte dei pezzi sono nati in pochi minuti. Io e gli artisti con i quali ho scritto, cerchiamo le emozioni e poi proviamo a metterle in parole e musica. Forse “Equilibrio instabile” degli Stadio è stata quella più veloce, in un paio di minuti. C’abbiamo messo un po’ per scrivere “Due respiri” per Chiara, insieme a Ramazzotti. Io volevo -insieme a Morgan- chiamarla “Due delfini”. Tutti gli altri volevano un’altra parola e mi sono dovuto arrendere. Ci abbiamo messo pochi giorni ma non riuscivamo a trovare una mediazione in quel momento.

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