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Negramaro: “Casa 69”, la recensione in anteprima

Più di tre anni dall’album “La Finestra” sono veramente un’infinità. E i fan dei Negramaro avevano un gran bisogno di ascoltare delle nuove tracce. Nel nuovo cd dal titolo “Casa 69”, in uscita il 16 novembre su etichetta Sugar, ce ne sono addirittura 16 (18 nella Special Editon composta da cd+dvd) molto coinvolgenti, tutte scritte

pubblicato 15 Novembre 2010 aggiornato 16 Ottobre 2020 16:18

Più di tre anni dall’album “La Finestra” sono veramente un’infinità. E i fan dei Negramaro avevano un gran bisogno di ascoltare delle nuove tracce. Nel nuovo cd dal titolo “Casa 69”, in uscita il 16 novembre su etichetta Sugar, ce ne sono addirittura 16 (18 nella Special Editon composta da cd+dvd) molto coinvolgenti, tutte scritte da uno dei più grandi autori sulla piazza, Giuliano Sangiorgi.

Si ascolta con piacere il disco dei Negramaro caratterizzato da tematiche e testi profondi dove le parole hanno un ruolo fondamentale. Una sorta di concept album che racconta il disorientamento e le poche certezze di tutti noi che viviamo in questi “anni di merda”. Temi del disco sono l’incomunicabilità, il potere dell’illusione, l’individualità, e pervadono tutti i brani di “Casa 69”.

Apre il cd la trascinante “Io non lascio traccia”, il brano omaggio all’artista Carmelo Bene che recita a fine brano. Bene ha esaltato da sempre, nel corso della sua carriera, l’autodistruzione dell’io e la sopravvivenza della comunità, e la canzone racconta dell’uomo che per esistere ha bisogno della comunità in cui vive, perchè da solo “non lascia traccia come pioggia sulla neve”. L’uomo è come il cuore (protagonista della copertina dell’album): per battere ha bisogno di un organismo a cui essere collegato.

“Sing-hiozzo”, il singolo uscito già a fine ottobre, forse il pezzo più debole del disco dal punto di vista musicale, introduce subito l’argomento su quanto sia difficile parlare quando il singhiozzo ti strozza le parole in gola, quando è impossibile, per paura o disagio, emettere alcuna sillaba.

La difficoltà di comunicare viene raccontata anche in “Se un giorno mai”: l’orgoglio blocca le parole, bisogna riuscire a superare lo stato di delusione per i torti subiti e impegnarsi per comunicare, per parlare vicendevolmente.

“Quel matto son io” parla, invece, delle debolezze, quelle che abbiamo tutti e bisogna riconoscere per riuscire a superare. Bisogna conoscere i propri limiti perché sono proprio le nostre poche certezze a renderci umani.

“Dopo di me” è un gran pezzo rock dove la voce di Sangiorgi si dispiega in tutta la sua grandezza. Canta la voglia di vivere e di superare il rancore, di dimenticare l’odio per poter riprendere a comunicare, a parlarsi.

“Basta così” è il brano più soft, con la voce di Sangiorgi che si incrocia con la voce angelica di Elisa. I due cantano la libertà che può essere autentica solo se si ha accanto qualcun altro, se non si è soli. Le voci dei due artisti eclettici, sensibili, si amalgamano bene in un mix suadente.

“Voglio molto di più” é il title track del film “Vallanzasca – Gli Angeli del male”, che narra le vicende del bandito milanese Renato Vallanzasca per la regia di Michele Placido. Il concetto di libertà personale che finisce dove inizia quella degli altri é il tema cardine della traccia. L’importanza della diversità è riconosciuta come ricchezza umana e non come motivo di disgregazione sociale.

“Casa 69” é il brano che dà il titolo all’album, ed é un concentrato di tutti i temi cari a Sangiorgi, e raccoglie una serie di immagini forti, chiare, che ti prendono a livello emotivo. La musica è un crescendo di intensità, 5 minuti e mezzo di energia.

“Manchi” è la nona traccia dove chitarre e sintetizzatori regnano accanto ad un testo intenso, teso, diretto che racconta i ricordi di qualcuno che se ne è andato. C’è ansia, sofferenza, sete da calmare, disperazione perchè “ tu mi manchi…”

“Apollo 11” è la missione di Armstrong che per primo mise piede sulla Luna ma anche un titolo che parla dell’importanza dell’illusione e dei sogni. Una mamma racconta al figlio come sia cambiata ogni cosa dopo che l’uomo ha posto piede sulla Luna. Da quel giorno la luna, protagonista delle immagini più romantiche, ha perso il suo significato, quando il sogno è diventato realtà.

Dopo l’ultima traccia più narrata che cantata, con “Luna” si recupera il sound più rock dell’album, e la protagonista è ancora una volta la luna, questa volta reale, solo una luce nella notte più buia, nulla di più.

“Londra brucia”, la più lunga (6 minuti e 45) e suggestiva traccia dell’album, inizia con l’immagine di una sconosciuta che si vuole amare, odiare, come in un miraggio senza fine, e si conclude con il ritorno alla realtà, che ci mostra il vero volto di noi stessi e di ciò che ci circonda.

I due brani successivi, “Senza te”, e “Lacrime” cantata con l’accompagnamento dell’orchestra di Mauro Pagani, hanno un tema in comune: un grido disperato d’amore. Se l’amore non c’è più, la vita non ha più senso, vederlo andare via rende tutto inutile. E le lacrime sono le uniche che non vogliono smettere…di scorrere sul volto.

“E’ tanto che dormo” è la quindicesima canzone di “Casa 69”: chi non crede più in qualcosa nel mondo che lo circonda è disorientato e perde la propria identità. C’è solo indifferenza e deserto nella sua vita. Ma c’è la speranza e l’auspicio di ritrovare quell’identità perduta (tema presente in “Polvere”, sedicesima traccia del cd).

Ne “Il gabbiano” c’è un’immagine di libertà e di potenziale serenità. E’ proprio l’uccello di mare che allontana i temporali della vita, l’unico rimedio per vincere le avversità. Trasformarsi in questo meraviglioso uccello è l’unica soluzione, l’unica immagine positiva che possa eliminare i problemi dell’esistenza.

“Comunque vadano le cose (Scusa Mimi)” é un testo lento, intenso, cantato con un sottofondo di chitarra acustica, nato dall’esigenza di chiedere scusa all’artista Mia Martini, che ci ha lasciato per colpa di un concetto distorto della parola libertà, la libertà di dire malignità e cattiverie.

Impressioni finali: “Casa 69” è un lavoro su cui il gruppo ha lavorato intensamente, è accurato, profondo, non deluderà le aspettative dei fan storici e agguanterà anche nuovi appassionati, ne sono sicura. Senza dubbio rispecchia in pieno la natura della band salentina e di Giuliano Sangiorgi, vera anima del gruppo. Voto: 8

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