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Musica classica: boom di vendite nel 2013, lo rivela la FIMI

Le vendite discografiche di musica classica crescono del 53% nei primi nove mesi del 2013: inversione di rotta per il mercato della musica classica in Italia.

pubblicato 14 Novembre 2013 aggiornato 30 Agosto 2020 02:10

L’industria discografica arranca, di dischi se ne vendono sempre meno (ma almeno nel 2013 c’è stato un piccolissimo +0,3% che ha fatto respirare un poco), gli store digitali tengono il passo, eppure c’è un’eccezione positiva nell’eterna crisi della discografia in Italia: nei primi nove mesi del 2013, la vendita dei supporti fisici (CD e vinili) di musica classica ha fatto registrare uno sbalorditivo incremento del 53%, andando a coprire il 12% delle quote di vendita del mercato italiano.

E’ la FIMI, Federazione Industria Musicale Italiana, a rilasciare il comunicato con i dati raccolti dalla società di revisione Deloitte, che ha analizzato il mercato discografico nel periodo da inizio anno fino a Settembre 2013: a fronte di un calo complessivo di vendite tramite supporto fisico del 2%, che evidenziano le differenti modalità di fruizione musicale, gli appassionati di musica classica tengono alte le bandiere dell’acquisto comprando sempre più dischi.

Il presidente della FIMI, Enzo Mazza, si è lasciato andare ad un commento entusiasta: nell’anno del bicentenario della nascita di Giuseppe Verdi, questo segnale di ripresa è un augurio per un futuro più roseo del mercato discografico italiano.

Che la musica classica ottenga un performance di tale portata proprio nell’anno verdiano è di buon auspicio e ci auguriamo che questo trend continui con il forte apprezzamento del pubblico per l’offerta messa a disposizione dall’industria

La società di revisione ha evidenziato anche che mancano ancora all’appello le vendite natalizie di dischi e vinili, che di solito rappresentano da sole il picco del mercato discografico di ogni anno raggiungendoil 25% del fatturato annuale: certo è che che questo 53% di incremento sulle vendite di musica classica è veramente un dato confortante, non solo per l’industria discografica ma anche per l’inversione di segno rappresentata dai nuovi fruitori della musica classica, che acquistano ancora nei negozi (o online, ma sempre supporti fisici) i dischi e le registrazioni da cui sono incuriositi.

Tutti melomani in Italia? Non esattamente, o meglio non ancora.

La musica classica, a torto giudicata una nicchia per noiosi tromboni incartapecoriti, incontra nuovi estimatori anche tra i più giovani e soprattutto trova la sua forza in case discografiche specializzate, che offrono vasti giacimenti di materiale ricercato e numerose edizioni, tendenzialmente molto curate a livello di registrazioni. Gli investimenti delle maggiori etichette continuano anche in tempo di crisi, come ha sottolineato Mirko Gratton, direttore della divisione Classica & Jazz della Universal Music Italia:

Questa notizia rappresenta un bel segnale per questo Paese oltre che un’ulteriore conferma del fatto che esista una domanda di cultura, nonostante la crisi graffiante e nonostante la cultura musicale non sia sempre adeguatamente sostenuta.

Per i neofiti della classica ci sono anche le compilation, più o meno accorte, alcune raffazzonate, ma decisamente di buon aiuto per un primo approccio: non è un caso che infatti tra i dischi di musica classica più venduti dell’anno figuri Viva Verdi, una raccolta di ouvertures e preludi del Maestro di Busseto diretta da Riccardo Chailly con la Filarmonica della Scala di Milano, edito dalla casa discografica specializzata Decca.

La ripresa del mercato discografico della musica classica In Italia è un buon segno, che sottolinea come la capacità di gestione possa contrastare anche le crisi economiche più forti: gli investimenti in cultura ripagano sempre, anche sul lungo termine, e l’importanza della tradizione classica non va dimenticata. Brindiamo alle buone notizie?

via | FIMI

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