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Los Angeles Times: “L’industria del Karaoke sta morendo”

Attraverso un’attenta inchiesta portata avanti in questi mesi, i giornalisti dell’autorevole Los Angeles Times lanciano un vero e proprio grido d’allarme a tutti gli appassionati di musica e agli addetti al settore: il Karaoke, e l’industria collegata che fino a pochi anni fa viaggiava a vele spiegate, adesso si trovano in una condizione che definire

pubblicato 7 Aprile 2010 aggiornato 31 Agosto 2020 03:09


Attraverso un’attenta inchiesta portata avanti in questi mesi, i giornalisti dell’autorevole Los Angeles Times lanciano un vero e proprio grido d’allarme a tutti gli appassionati di musica e agli addetti al settore: il Karaoke, e l’industria collegata che fino a pochi anni fa viaggiava a vele spiegate, adesso si trovano in una condizione che definire pessima sarebbe un eufemismo.

Tra le ragioni del crollo verticale degli introiti derivanti dalla vendita delle apparecchiature, dei CD e degli spettacoli di Karaoke (nel 2002 l’industria fatturava nel suo complesso 200 milioni di dollari, oggi raggiunge a fatica i 40 milioni), la più importante è certamente quella relativa alla “rivoluzione online dei Social Networks“: chi è alla strenua ricerca di quei fatidici “quindici minuti di gloria” non si affida più al “Fiorello di turno” ma bensì preferisce pubblicare un proprio video su Youtube per raggiungere un numero maggiore di utenti, senza dimenticare naturalmente tutti i videogiochi musicali che sono stati pubblicati in questi anni e che hanno permesso a tutti di sentirsi delle stelle del ballo (da Dance Dance Revolution a Just Dance) o del rock (Guitar Hero, Rock Band ed emuli vari).

Nulla, perciò, lascia intendere che il Karaoke saprà ritornare in futuro un fenomeno di massa. Purtroppo.

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