Home Interviste Jaselli, Monster Moon: “Bisogna riuscire a mettere fine a qualcosa per poter ricominciare”

Jaselli, Monster Moon: “Bisogna riuscire a mettere fine a qualcosa per poter ricominciare”

Un (bellissimo) disco nato sotto la luna di Los Angeles, la nostra intervista a Jaselli

pubblicato 5 Maggio 2016 aggiornato 28 Agosto 2020 16:42

La luna ha sempre esercitato un grande fascino sugli artisti, e possiamo solo immaginare come sia (fantastico) il nostro satellite visto dalla città degli angeli: uscirà il 6 maggio “Monster Moon”, il nuovo, e bellissimo, disco di Jaselli, nato appunto sotto la luna di Los Angeles.

Abbiamo incontrato la band per voi per saperne di più.

Il primo singolo dell’album è “The End”, la fine. Di cosa? E se c’è una fine immagino ci sia anche un inizio.

E’ una coincidenza delle due cose. La fine anche in quanto ‘confine’, il punto al di là del quale si inizia qualcosa di nuovo. Per noi è stato l’ultimo pezzo che abbiamo aggiunto alla scaletta del tour precedente e il primo che abbiamo scritto dei nuovi. Quindi già per come è nato segnava una fine ma anche un inizio. Parla di come nella vita si debba riuscire a mettere fine a qualcosa per poter ricominciare.

Anche musicalmente parlando mi sembra che abbiate fatto un passo diverso questa volta rispetto alle sonorità a cui eravamo abituati.

E’ il primo disco che facciamo in uno studio: il primo l’abbiamo fatto in una cantina, il secondo in una grotta e questo l’abbiamo fatto in uno studio vero e proprio dall’altra parte dell’oceano.

Com’è andata la produzione dell’album, avete registrato tutto in presa diretta?

In parte sì e in parte no. C’è un pezzo, che è l’ultimo, che è stato registrato dal vivo chitarra e voce, ma abbiamo anche registrato le singole parti.

Stare a Los Angeles ha anche influenzato le sonorità del disco?

Andare là è stato un modo per cercare l’influenza il più possibile. Siamo andati a schiantare contro un posto che non era il nostro, vicino al deserto, al mare, dove noi eravamo veramente gli ultimi arrivati a fare una cosa che loro respirano dalla mattina alla sera quindi ci siamo guadagnati la nostra credibilità nel farlo.

Che differenza c’è tra l’Italia e gli Stati Uniti per quanto riguarda vivere la musica?

L’abbiamo trovato molto naturale per noi, è stato come coronare un percorso di anni di ascolto di musica, con persone di un certo spessore e conoscenza musicale, e grande apertura sia umana che musicale appunto.

Si lavora meglio qui o all’estero?

Per noi è una questione di persone, noi abbiamo la nostra famiglia musicale qua in Italia, cerchiamo di fare sempre ‘famiglia’. Crediamo sia uno sport di squadra. Il nostro mondo ce lo costruiamo noi, anche dall’altra parte del mondo. E’ ovvio che lavorare all’estero su un disco è diverso, il rock di un certo tipo lo fai dappertutto però è nato in un posto, e quel sapore ce l’ha quando è fatto con gli ingredienti di quel posto.

Una curiosità, perchè la luna? La California è un posto forse più conosciuto per il sole…

In realtà io (Jack Jaselli ndr.) se devo pensare al deserto di Joshua Tree, quei deserti che ci sono in California, penso alla luna, agli ululati, a quel mondo lì. I nostri dischi sono sempre stati pieni di sole, anche questo è pieno di luce ma è una luce diversa, è una luce riflessa che si vede quando è buio, è più tenue ma è importante perchè altrimenti sarebbe tutto buio intorno.

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