Home Iron Maiden a Milano: la realtà batte l’esperienza su internet (live report, 15 Luglio 2023)

Iron Maiden a Milano: la realtà batte l’esperienza su internet (live report, 15 Luglio 2023)

All’Ippodromo di Milano gli Iron Maiden ancora una volta hanno dato vita a uno spettacolo memorabile: ecco le foto, e i commenti alla serata

16 Luglio 2023 09:34

Magie di internet: ormai di un tour si sanno vita, morte e miracoli pochi secondi dopo l’inizio della prima data. Lo sapevamo da mesi, quindi, che per questo tour gli Iron Maiden hanno selezionato alcuni brani che non suonavano da decenni (la opener Caught Somewhere in Time, ad esempio), ma l’attenzione di tutti era rivolta verso la canzone che non era MAI stata proposta dal vivo, al punto da diventare un meme o un oggetto di desiderio proibito.
Lo abbiamo scoperto il 28 Maggio con la prima tappa del Future Past Tour: sì, finalmente, dopo 37 anni dalla sua composizione, la magnifica Alexander The Great sarà proposta in concerto. Quante volte ce la siamo goduta nei video su YouTube? Non a caso, le clip di Alexander sono fra le più viste, all’interno dei bootleg che riempiono la piattaforma per riproduzione video, e ormai si rischia che presenziare fisicamente a un concerto sia quasi superfluo, arrivando consapevoli di quello che ci aspetta.
Però cazz0, quando quelle note effettivamente partono davanti a noi, quando finalmente siamo noi in mezzo al pubblico a sentirle, quando quel disegno colossale e battagliero fa da sfondo sul palco e sentiamo l’eccitazione degli sconosciuti (o degli amici) accanto a noi, quando tutti iniziano a canticchiare le note della intro… è una emozione che solo i concerti possono dare, una emozione che ripaga dei soldi spesi, del caldo patito e del viaggio intrapreso per arrivare fino a qui, all’Ippodromo di Milano per il concerto degli Iron Maiden. Starsene a casa a guardare e commentare non basta – e non è bastato alle quasi 40,000 persone che hanno deciso di stare sotto al palco dell’Ippodromo.

Per arrivare ad Alexander The Great, però, ci sono state varie tappe precedenti: questo non era un concerto singolo dei Maiden, e a partire dalle 16 il palco del “Return Of The Gods Festival” ha ospitato i Raven Age (ormai i fan degli Iron li conosceranno bene, la loro esibizione è ormai un classico in apertura), Blind Channel (forse un po’ fuori contesto con una musica troppo “moderna”, ma in realtà hanno fatto uno spettacolo tiratissimo e da applausi), Epica (da applausi come sempre Simone Simons, che oggi ha chiesto di essere chiamata Simona), e Stratovarius.
Ecco, il destino ha giocato un brutto scherzo alla band finlandese, e la band l’ha giocato poi a noi. Il loro volo è stato vittima dello sciopero, ma avevano pronto un piano B a prova di bomba: arrivare in bus dalla Svizzera a Milano. Purtroppo però il bus si è rotto mentre percorrevano uno dei tunnel sotto le Alpi, rendendo il recupero lentissimo e facendo saltare tutti i piani. Il gruppo è arrivato a Milano ed è salito direttamente sul palco con quasi un’ora di ritardo, ma questo l’abbiamo scoperto solamente dopo la loro esibizione durata solo due pezzi. Appena Kotipelto ha salutato tutti (senza nemmeno avere il tempo di una foto finale della band con il pubblico!), un addetto ha preso il microfono e ha chiesto a tutti silenzio e attenzione. In quel momento lo spettro di Matteo, l’addetto che nel 2022 a Bologna annunciò l’annullamento del concerto causa maltempo, si è fatto sentire: in molti hanno temuto il peggio, ma l’addetto ha solo spiegato i motivi del ritardo degli Stratovarius e che gli Iron Maiden (-pausa-) avrebbero suonato puntuali alle ore 21. In quella breve pausa il cuore di svariate persone avrà saltato un battito, temendo un annuncio ben peggiore.

E invece no, alle 20.55 ha iniziato a risuonare nell’Ippodromo Doctor Doctor degli UFO, e fra fumo ed esplosioni gli Iron Maiden salgono su un palco che sembra uscito dal set di Blade Runner, con un Bruce Dickinson che indossa un impermeabile alla Rick Deckard e occhialoni cyberpunk. Caught Somewhere in Time e Stranger in a Strange Land sono la prima doppietta di canzoni eseguite in questo scenario, con un Eddie pistolero che arriva prestissimo sul palco per minacciare il buon Adrian Smith – la cui chitarra bianca e verde, unita alla sciarpa rossa, rende un involontario omaggio alla bandiera italiana, tra l’altro.
La band è in forma, lo spettacolo maestoso e incalzante, la scaletta pesca parimenti da Senjutsu e Somewhere in Time, con una spruzzata di altri brani più da “greatest hits”, anche se altre band potrebbero suonare due concerti con la quantità di canzoni non incluse nella scaletta di questa sera (niente Number Of The Beast, niente Run To The Hills, niente 2 Minutes to Midnight).
Steve Harris e Janick Gers mostrano come sempre una perfetta sintonia alla destra del palco, con Janick come sempre impegnato a far volare la chitarra ed eseguire spaccate pazzesche per un uomo di 66 anni e Steve preso dall’ingaggiare le prime file con le sue smitragliate di basso. Su Nicko non c’è molto da dire: ha 72 anni e macina metal il più possibile, anche se sembra trovarsi più a suo agio con le intro lente di Alexander o i ritmi di Time Machine. Ci va bene così.
L’istrione, il mattatore, è come sempre Bruce, e qui ritorniamo ad Alexander The Great: quando a metà del brano, dopo gli assoli, il cantante torna sul palco con le braccia spalancate, il petto in fuori e la canottiera nera aderente, capiamo che il vero Grande, qui, è proprio lui. 64 anni, ottima forma, gran voglia di scherzare e di correre ovunque (niente salti, però, questa volta). Bruce ha portato qualcosa anche dalla sua esperienza di narratore di spoken word degli ultimi anni: parla molto di più che in passato e si impegna con lunghi giri di parole per presentare i brani – peccato che in Italia vadano un po’ sprecate molte delle sue introduzioni e del suo humor inglese, e il dramma più grande per i nerd di tutto il mondo arriva quando nessuno nel pubblico sembra sapere di cosa stia parlando nel momento in cui accenna ad una macchina DeLorean e a possibili viaggi nel tempo, mentre poco prima i soli nomi di Ferrari e Lamborghini avevano suscitato applausi, e la Fiat… risate. Ma niente, la DeLorean non fa scattare niente, anche se il brano che segue si chiama Time Machine. Pazienza Bruce, i nerd più anziani avranno apprezzato, e tutti ti hanno apprezzato durante la battaglia a colpi di pistole giganti contro un Eddie incazzatissimo ed esplosivo, lasciando tutti a bocca aperta.
Momento da pelle d’oca con la intro di Fear Of The Dark cantata da tutti, e si va verso il finale, per un totale di circa 110 minuti di show ancora una volta indimenticabile.

Un’altra cosa in cui la realtà ha battuto le voci su internet riguarda l’affluenza di pubblico: prima del concerto alcune persone, dal caldo delle loro sedie davanti ad un pc, sentenziavano che ci sarebbe stata poca gente, che sarebbe stato il concerto con meno fan di tutto il tour, e via così. I fatti hanno smentito qualsiasi pessimista, e l’Ippodromo risultava strapieno. Una vittoria per chi ancora ci va, ai concerti.

Iron Maiden all’Ippodromo di Milano: la setlist

Caught Somewhere in Time
Stranger in a Strange Land
The Writing on the Wall
Days of Future Past
The Time Machine
The Prisoner
Death of the Celts
Can I Play With Madness
Heaven Can Wait
Alexander the Great
Fear of the Dark
Iron Maiden
—–
Hell on Earth
The Trooper
Wasted Years