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In Tour con i Kiss: il libro scritto dai quattro roadie originali dei Kiss

Abbiamo letto la raccolta di storie on the road della Original Kiss Krew, quattro tizi che negli anni Settanta vissero un’avventura epica insieme ai Kiss

pubblicato 14 Gennaio 2016 aggiornato 28 Agosto 2020 22:04

Leggendo la maggior parte delle biografie di molti artisti, se si esclude il leggendario The Dirt dei Motley Crue, è difficile trovare dettagli sordidi su droga e sesso, nella triade di sesso droga e rock and roll: Max Cavalera fa ammenda in 3 righe per le droghe che ha preso, mentre di Peter Steele si accenna come nel suo periodo “selvaggio” fosse circondato da donne ma non si approfondisce mai cosa succedesse nel backstage (solo chi ha visto il dvd dei Type 0 Negative saprà della sua pasione orale), e così via.

Un libro scritto dalla prima crew (anzi, Krew) dei Kiss, le quattro persone che li hanno aiutati nei primissimi anni di carriera, promette invece benissimo, sottotitolandosi “In tour con i Kiss, le storie on the road della Original Kiss Krew dal 1974 al 1976”.
In parte queste promesse sono mantenute, mentre in parte si ha la sensazione che per questa autobiografia si sia andati troppo a ruota libera su argomenti che interessavano più chi li ha vissuti in prima persona, che non al vasto pubblico – probabilmente il “peccato originale” del libro è che questi quattro ragazzi non fanno gli scrittori come professione, e non sanno sempre regolare la tensione narrativa individuando quando è il momento di tagliare un racconto.

Il punto in questione è che le prime cento pagine del libro sono spese nel racconto della gioventù di ognuno dei quattro gloriosi membri della TOKK (The Original Kiss Krew), utili per delineare il quadro della scena rock degli anni settanta e le motivazioni che portarono ognuno di loro ad unirsi ad una band agli esordi, ma con già una produzione concertistica visionaria che gli procurò difficoltà a trovare i primi ingaggi, visto che musicalmente e visivamente era quasi sempre meglio dei possibili headliner.
Molte pagine sono dedicate a ciò che interesserà principalmente ai driver: storie letteralmente on-the-road, storie di guida, di strade scivolose, nevicate epiche, colpi di sonno, incidenti che ribaltano i camion ma in cui nessuno ha mai perso la vita, per qualche miracolo. Le storie di questo tipo sono una marea, e ci immaginiamo i quattro TOKK a scambiarsele davanti a qualche birra, ma mentre si legge questa prima parte del libro si continua ad aspettare qualcosa di meglio.

Il meglio, fortunatamente, poi arriva, ed in gran quantità: si inizia a parlare degli effetti pirotecnici prodotti in casa (con il suggerimento che se oggi si volessero comprare gli stessi materiali, ci si ritroverebbe l’FBi e l’antiterrorismo in casa), si mostrano gli schemi inventati per i fuochi artificiali, e si arriva all’incidente che ha quasi fatto perdere la mano a Peter “Moose” Oreckinto.
Da quel punto in poi le cose si fanno molto più interessanti, con il velo di mistero sull’incidente, spiegato da Moose come un tentativo di sabotaggio da parte di personaggi che non possono essere menzionati nemmeno oggi. Purtroppo l’argomento viene abbandonato troppo presto (chi, esattamente, voleva uccidere Peter Criss con una bacchetta esplosiva?), ma fortunatamente l’argomento successivo è il sesso, e finalmente si ascoltano storielle divertenti su accoppiate selvagge con una addetta del catering davanti agli occhi del fratello che poi si unisce al divertimento, o di come la miglior pollastrella della serata toccasse sempre a Gene, anche al costo di portarla via dal letto di uno della Krew.
Non nascondiamoci dietro ad un dito: è questo quel che tutti volevano leggere, anche se le avventure riguardano la TOKK e non la band, che anzi viene dipinta come un gruppo di ragazzi che aspetta che i roadie procurino le groupies e le portino in camerino dopo aver passato un “rodaggio”.
Verso il finale, al posto dei micro-capitoli da 2-3 pagine in cui è suddiviso il libro, si passa a riportare un lungo dialogo fra i quattro, avvenuto davanti ad una platea: l’interazione tra i quattro rende ancora più vivo il libro, ed in queste ultime cinquanta pagine si scoprono aneddoti sulle risse fra krew, le vendette e le gran bevute che si sono fatti con chi girava con i Blue Oyster Cult ed i Rush, ad esempio. Forse l’intero libro con questa struttura a dialogo diretto sarebbe risultato “pesante”, ma sicuramente quest’ultima sezione è quella che intrattiene meglio il lettore.

I Kiss, la band, rimane sullo sfondo: ci sono un paio di aneddoti sull’ubriachezza quasi mortale di Ace e Peter, si racconta di come una groupie passata per tutta la krew sia poi diventata fidanzata di Paul, di Gene non si dice praticamente nulla… ma senza di loro niente di tutto quello che è successo alla TOKK sarebbe potuto succedere – nemmeno la stesura di questo libro, ovviamente.

Il finale, inoltre, è piuttosto brusco e “a sorpresa”, esattamente come successe alla TOKK nel 1976. Non importa se la voce di J.R. Smalling si sente ancora oggi come introduzione ad ogni concerto della band, avendo lui creato l’intro “You wanted the best, you got the best, the hottest band in the land… KISS”, e non importa se sempre Smalling abbia suonato la batteria su un fondamentale demo per i Kiss: ad un certo punto il managemente prese una decisione che sbalordì tutti, e solo oggi si possono raccontare tutti i retroscena.


Peter Oreckinto – J.R. Smalling – Rick Munroe – Mick Campise

(traduzione di Barbara Caserta)
In Tour con i Kiss

350 pagine
20,00 Euro
Tsunami Edizioni

A questo link potete scaricare un’anteprima in pdf del libro

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