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I Baustelle a Soundsblog: “La morte non esiste più ma vivere non è tuttora possibile”

Francesco Bianconi racconta a Soundsblog “Fantasma”, il sesto disco dei Baustelle

di grazias
23 Gennaio 2013 14:44

Fantasma, il sesto album dei Baustelle, è in uscita il 29 gennaio: 19 tracce, un’orchestra ad accompagnare il trio toscano, il singolo La Morte non esiste più e l’inquietudine per il tempo che “ci sfugge” mentre “il segno del tempo rimane”. Di tutto questo e di molto altro ho chiacchierato con i diretti interessa(n)ti: Francesco Bianconi e Rachele Bastreghi dei Baustelle. Volete conoscerlo, questo Fantasma? In caso, qui di seguito trovate una chiacchierata che lo riguarda (anche video). Se volete saperne ancora di più, non perdetevi l’intervista ai Baustelle a cura di Arianna Ascione

I Baustelle sono passati da “Vivere non è possibile”, verso d’inizio de “La Guerra è finita” (2005), al carro funebre citato in “Indaco”, brano d’apertura de “I Mistici dell’Occidente”. Ora “La morte non esiste più”. Cos’è successo?

Che “vivere non è possibile” o che quantomeno sia difficile, continuo a pensarlo. Dire che “La morte non esiste più” è un modo per aiutarmi a superare le difficoltà, ovvero: la canzone nasce dall’osservazione della vita quotidiana dell’Occidente che dà molta importanza alla morte anche senza rendersene conto. Culturalmente siamo portati a pensare che la morte faccia paura invece se imparassimo a vivere meglio l’idea della morte, avremmo una vita migliore. Mi riferisco alla visione della morte che hanno alcune religioni come il buddismo, giusto per fare un esempio, in cui la morte ha una valenza molto meno negativa: per i buddisti la morte è una festa, un passaggio verso un altro mondo che è sicuramente migliore. Anche da non credenti, che è la mia personale prospettiva, vivremmo meglio se pensassimo la morte come un semplice fatto biologico, un passaggio di stato. Il presupposto che tutto cambia e si trasforma può essere utile per dare più valore alla vita. Quindi La morte non esiste più non è in contraddizione con tutto quello che ho sempre affermato nei miei testi, è più un’arma proprio per risolvere le questioni che avevo posto nelle altre canzoni.

Scrivi moltissimo anche per altri artisti (La Morte non esiste più era stata pensata per Adriano Celentano e Chiara Galiazzo andrà a Sanremo con un tuo brano), poi in Fantasma ci sono 19 tracce: ma quante canzoni scrive Francesco Bianconi nell’arco delle 24 ore?

Scrivo parecchie canzoni anche in collaborazione con i Baustelle. In generale, comunque, scrivo davvero tanto ma non tutto è buono. Scrivo anche molte cose che poi mi fanno schifo, ecco.

Ma come funziona? Quando scrivi un brano come decidi di “regalarlo” a un altro artista? Voglio dire: ci sono canzoni “con la faccia” di Anna Oxa o Irene Grandi piuttosto che di Adriano Celentano?

Non decido questo è buono per quest’artista o per quell’altro perchè in genere mi viene esplicitamente chiesto un brano dal cantante x o dal cantante y e io lo faccio. In ogni caso sono canzoni pensate per l’artista che me le richiede. Voglio dire: cerco di fare del mio meglio per immaginarle cantate dalla persona che mi ha richiesto il brano.

Nonostante i riferimenti all’horror del video de La morte non esiste più, in “Fantasma” continua ad essere presente “il segno del tempo”…

“Fantasma” nonostante il nome e nonostante i riferimenti all’immaginario horror del primo video e del titolo stesso, è un vero e proprio concept album sul tempo: è lo sviluppo in ogni direzione della canzone che hai citato, Le Rane, con cui avevamo iniziato questo discorso. Le Rane era una canzone sul passato, mentre in Fantasma abbiamo canzoni sul passato, sul presente e sul futuro.

Passato, presente e futuro che inquietano allo stesso modo come fantasmi?

Sì, anche se, soprattutto il futuro dovrebbe essere “un portatore sano”: parlare del futuro dovrebbe significare sognare, poter fare dei progetti. In determinate epoche storiche è stato così ma soprattutto in questo momento in Italia pensare al futuro spesso non è sinonimo di sognare. A causa del periodo critico che stiamo vivendo, il futuro è diventato un Fantasma e non riusciamo a immaginarci bene cosa succederà. Mio padre a vent’anni (nel 1962) aveva un’idea molto più chiara di quello che sarebbe stato il suo futuro rispetto a un ragazzo di vent’anni di adesso.

Quindi mi stai dicendo che nel 1962 saresti stato un ottimista?

Ehm, non lo so, non lo so. Questo non si può dire. C’erano dei pessimisti dal punto di vista artistico anche negli anni Sessanta però è giusto che ce ne siano indipendentemente dall’andazzo delle cose: i pessimisti hanno una capacità di critica che a volte fa bene. Essere sempre ottimisti e vedere tutto bello e roseo, spesso ti fa prendere delle cantonate.

Stai lavorando ad un secondo romanzo dopo “Il regno animale”? In caso, avrà di nuovo a che fare con le tue canzoni, magari quelle di Fantasma?

So che farò un secondo romanzo, ma non ci sto lavorando ora: non riesco a fare due cose contemporaneamente anche perché sono entrambe cose che mi prendono molto e non riesco a farmi “risucchiare” totalmente da due cose nello stesso momento.

Un’ultima domanda in chiusura: la chiacchierata che ci siamo fatti oggi rientra nel “modo orrendo di vendere dischi” che canti ne “Il liberismo ha i giorni contati”?

Utopicamente mi piacerebbe che l’arte fosse una cosa che non si compra e non si vende però non è così e anche noi ce ne facciamo una ragione. La frase che hai citato sembra così lontana ma in realtà la fine dell’era in cui l’arte si compra e si vende è più vicina di quanto pensiamo. A livello musicale specialmente il mercato è così in crisi che potrebbe esplodere tutto da un momento all’altro e quindi potremmo tornare a fare musica per il solo piacere di farla senza venderla e senza comprarla.

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