Home Interviste Dolche, Exotic Diorama è il suo nuovo album: “13 brani, piccoli mondi con uno stile comune che portano a viaggi e profumi completamente diversi”

Dolche, Exotic Diorama è il suo nuovo album: “13 brani, piccoli mondi con uno stile comune che portano a viaggi e profumi completamente diversi”

Dolche, Exotic Diorama è il nuovo album della cantante. Leggi l’intervista su Soundsblog e le dichiarazioni della cantautrice

27 Ottobre 2020 14:55

È disponibile in digital download e sulle piattaforme streaming “Exotic Diorama”, il nuovo album di inediti della cantautrice e polistrumentista italo-francese Dolche, all’anagrafe Christine Herin.

“Exotic Diorama”, scritto e realizzato tra New York, Roma, Beirut e Visby, è un disco speciale che tratta importanti tematiche: da quella LGBTQ+ alla violenza di genere e sulle donne. L’album si compone di 12 brani (più un intro strumentale e una rivisitazione di “Psycho Killer”, cover della celebre canzone dei Talking Heads) in lingua inglese, francese e italiano che accompagnano l’ascoltatore verso un intenso viaggio emotivo, una totale immersione tra suoni e atmosfere differenti. Ogni brano, come nei diorami del museo del National Museum of Natural History di New York crea un mondo a sé (da qui deriva il titolo dell’album).

“Exotic Diorama” è frutto di un intenso lavoro di ricerca che unisce un’ampia varietà di strumenti arrangiati e suonati quasi tutti da Dolche (chitarra, basso, il pianoforte, le percussioni, l’armonica, il kazoo, la fisarmonica e l’organo). Alla sua realizzazione hanno collaborato vincitori di numerosi Grammy Awards come l’Audio Engineer Al Schmitt (Capitol Studios – LA), Noah Georgeson per il mix (LA), Emily Lazar per il mastering (The Lodge – NY) e professionisti di calibro
internazionale come il Producer Tobias Froberg (Svezia), l’Audio Engineer Jad Rahbani (Rahbani Studios – Beirut).

Christine Herin, che da anni risiede e lavora tra Roma e New York, ha già all’attivo 5 album e si è esibita in centinaia di concerti in tutta Europa sotto lo pseudonimo di Naif Herin. Il suo nuovo progetto Dolche è un omaggio alle atmosfere retrò e nostalgiche raffigurate nel capolavoro cinematografico di Federico Fellini “La Dolce Vita” con l’aggiunta delle iniziali di Christine (C e H). L’artista si presenta con un particolare e accattivante look impreziosito da una corona di fiori e corna di mucca come tributo alle sue origini valdostane. Dolche spicca per il suo stile musicale eclettico in grado di toccare diversi generi (folk, chanson française, world music, classical music, funk, electronic music), scrive tutte le sue canzoni e sa suonare diversi strumenti tra cui il pianoforte, la chitarra, il basso e le tastiere elettroniche.

Abbiamo intervistato Dolche, in occasione dell’uscita del suo disco e a poche ore dalla notizia del nuovo Dpcm che ferma diverse attività e anche concerti, live, cinema. Da qua abbiamo iniziato questa chiacchierata che potete leggere qui sotto, a seguire…

Ti premetto una cosa, sono musicista, non sono un medico o un politico, non conosce bene i numeri. La percezione è quella di un aumento effettivo del contagio, anche da quello che sento da amici, parenti, colleghi. Però è chiaro che da musicista, assistere a quel momento è stato abbastanza duro. E’ come se dicessimo alle persone che lo spettacolo non è un luogo sicuro. Ci sono molti dati che dicono il contrario. Sai, il problema è condiviso da tutti. Aspetteremo un altro mese, scendere in piazza è controproducente. Rimane comunque un bel danno per tutto il sistema musica, speriamo che il Parlamento e il Governo si mettano una mano sul cuore e vengano in aiuto al settore. E’ un momento molto tragico da quel punto di vista.

Exotic Diorama è il tuo nuovo album…

Sì, la musica ci viene in soccorso da sempre. Sono contentissima del mio disco, sto raccogliendo una serie di belle critiche, dalla Francia, America del Sud, Italia… sono molto soddisfatta dal lavoro svolto. Sono 13 brani. I Diorami sono delle riproduzioni di habitat. Mi è capitato spesso di stare a New York negli ultimi tre anni e spesso vado al museo a vederli. Mi è venuto l’idea di questo disco con 13 canzoni, come fossero piccoli mondi separati all’interno. I brani sono diversi fra di loro ma sono convinta di aver tenuto uno stile comune. Portano a mondi, profumi, viaggi completamente diversi.

Mi ha colpito anche la tua cover che sembra quasi un quadro…

Sì, bravissimo, per dare questa idea ho lavorato con questo artista di Seattle che produce collage fatti a mano., Si è messo a creare, con mani e forbici, questo collage, ascoltando il disco. Assomiglia a un mondo esotico… piante, montagne, acqua. Anche la copertina è stata creata per suggerire l’ingresso in un mondo: così la gente può viaggiare con la mente.

Nel disco c’è anche una cover, Psycho Killer. Mi spieghi perché la scelta di questo pezzo?

Innanzitutto volevo scegliere qualcosa di diametralmente opposto a me. Nei miei vari amori e passati, sono stata anche musicista punk e i Talking Heads sono stati un amore folgorante. Mi sono chiesta come dare un contributo invece di fare una semplice cover. Questo pezzo è proprio punk, l’ho destruttuturato completamente rendendola una ballad malinconica e romantica. Il web e Spotify mi hanno dato ragione, è piaciuto molto.

Quanto ci hai messo a scrivere il disco?

E’ stato un lavoro molto lungo, di ricerca. I testi sono usciti abbastanza facilmente, principalmente in inglese, francese e italiano.  Per la musica il lavoro è stato molto più lungo. Ho iniziato la ricerca di strumenti rari, ho avuto una serie di incontri con grandi della musica che si sono innamorati del mio progetto. Un po’ per volta ho aggiunto una serie di strumentazioni particolari, miscelandoli in base al mio gusto.

Exotic Diorama, un insieme di mondi. C’è stato un brano più intenso per il quale hai avuto più fatica o difficoltà?

Sì, ma perché sono una matta delle armonie (ride) Il brano si intitola “Universal gloria”. Alle orecchie di una persona non esperta può sembrare un gospel, un brano normale. Ma dal punto di vista strutturale delle armonie e una specie dii sudoku. Ad ogni ritornello si sale, c’è una specie di tensione verso un canto di gloria universale, senza religione. Il mio messaggio voleva essere proprio quello, portare un canto di gloria senza religione che potesse coinvolgere l’umanità.

Sei sempre stata contro la violenza di genere, contro la violenze sulle donne e con una grande apertura per il mondo Lgbtq+. Mi dai un tuo commento sulle parole del Papa e sulla sua apertura verso il mondo gay?

Papa Francesco è da anni che dice cose e si schiera a favore della comunità Lgbtq+ e per l’inserimento di più donne nel sistema gerarchico della Chiesa. Le cose che diceva cadevano nel dimenticatoio. Forse oggi siamo pronti ad ascoltarle e riportare la notizia. Penso sia fondamentale che il Capo della Chiesa si schieri a favore, anche perché, a maggior ragione, con tutte le problematiche umane nel mondo che esistevano prima, ora siamo diventati più sensibili. Il fatto che Papa Francesco abbia detto questo è fondamentale. Lavorando spesso all’estero, mi capita di imbattermi in numerose Chiese che fuori, alle finestre, hanno la bandiera rainbow. E’ una cosa meravigliosa. C’è scritto “Tutti sono benvenuti”, un culto non deve mettere dei limiti, siamo tutti figli di Dio. Io sono nata e cresciuta perfettamente in una famiglia cattolica, credente. I miei genitori, ancora oggi, vanno a Messa tutte le domeniche. La religione cattolica fa parte della mia cultura ma mi rendo conto che ci sono famiglie Lgbtq+ che sono praticanti, per loro sarebbe bellissimo poter portare i loro figli a Messa. Forse ci sarebbero delle Chiese anche più colorate. Sarebbe bellissimo, io lo aspetto da un bel po’. So anche che c’è una parte della Chiesa che non è a favore di Papa Francesco e sta cercando di boicottare questo momento di felicità umana comune. Vedremo…

Un’ultima curiosità: Dolche deriva da “La dolce vita”, e del tuo nome e cognome, con le due lettere CH. Mi racconti come è nato questo progetto?

Ho lavorato con uno pseudonimo per molto tempo. Iniziando a lavorare molto all’estero, sentivo il bisogno di un nome artistico tutto mio. Mi sono sempre più resa conto di come il mio background abbia incuriosito spesso. Una sera, in un concerto a New York, ogni musicista raccontava la sua storia, le sue origini. Io un pochino mi vergognavo perché arrivano da un paesino piccolissimo, quasi dimenticato, in mezzo alla Natura. E raccontando la mia storia mi sono resa conto che quello che io ero, proprio quello era la mia potenza più grande. Dopo vari concerti a New York, si avvicinò un signore che mi disse in un italiano maccheronico “La tua voce è molto dolce”. In effetti è una delle mie caratteristiche, la mia malinconia, lo stile retrò abbinato a sonorità internazionali. Lì ho capito che Dolche poteva essere proprio il mio nome giusto, poi ci sono anche la C e la H che riprendono il mio nome e cognome di battesimo.

 

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