Home Ariana Grande, la cover di Problem cantata in 20 stili diversi (da una voce sola)

Ariana Grande, la cover di Problem cantata in 20 stili diversi (da una voce sola)

L’idea è dell’americano Anthony Vincent, voce del progetto Ten Seconds Songs: la scelta è caduta sul brano della popstar e il risultato è strabiliante.

pubblicato 2 Luglio 2014 aggiornato 29 Agosto 2020 17:02

Presente quell’amico imitatore che era in grado di rifare tutte le voci dei vostri attori e cantanti preferiti? Quello che sapeva a memoria interi dialoghi di film e ve li riproponeva con le diverse inflessioni, snocciolandoli a memoria? Ecco, l’impressione avuta ascoltando Anthony Vincent del progetto autoprodotto -e virale su Youtube- Ten Seconds Songs è stata quella: un talento impressionante in grado di presentare una serie incredibile di stili canori diversi racchiudendoli nel radio edit di una canzone sola.

Anthony Vincent è ormai una stella di Youtube proprio grazie a questa idea, semplice e vincente: sceglie un brano di punta di un determinato periodo e lo reinterpreta alla maniera di cantanti e stili differenti, spaziando dal classico Elvis Presley fino ai sovracuti dei Judas Priest e attraversando rap, r&b, punk, swing, tutti nel giro della durata della canzone prescelta.

Diventato celebre con la cover di Dark Horse di Katy Perry realizzata in questa maniera (il video viaggia oltre le otto milioni e mezzo di visualizzazioni su Youtube), Anthony Vincent di Ten Second Songs ha optato per una scelta quasi analoga nel suo nuovo video, che potete vedere in apertura di post: una delle canzoni più ascoltate negli Stati Uniti negli ultimi tempi, Problem di Ariana Grande feat. Iggy Azalea.

Vi assicuriamo che non riuscirete a smettere di ascoltarlo, perché Anthony Vincent dà veramente il meglio delle sue capacità vocali e sentirlo passare dalle Destiny’s Child al canto gregoriano ai Fear Factory è veramente uno spasso (oltre a strappare applausi di ammirazione).

Intervistato da Rolling Stone Usa dopo il grande successo del primo video, l’eclettico cantante aveva spiegato il motivo della sua idea: pura pedagogia culturale.

Amo che le persone parlino in conversazioni che coinvolgono Frank Sinatra, i Type O Negative e Tech N9ne nello stesso momento. Se sono responsabile di una qualunque quattordicenne che digiti su Google “Type O Negative”, va benissimo.

Si può non apprezzarlo in modo smisurato?