Home Recensioni musicali Ariana Grande, Dangerous Woman: passione e amore, i due lati di una donna preda/predatrice [recensione album]

Ariana Grande, Dangerous Woman: passione e amore, i due lati di una donna preda/predatrice [recensione album]

Dangerous Woman, Ariana Grande: recensione dell’album su Blogo.it

pubblicato 20 Maggio 2016 aggiornato 28 Agosto 2020 17:13

Dangerous Woman si apre con il brano che doveva, inizialmente, dare il titolo all’intero progetto: Moonlight. Le cose, poi, nei mesi, sono cambiate. Il primo singolo della nuova era, Focus, non ha ottenuto il successo e l’attenzione sperato. E così, dopo un breve Ep natalizio per ingannare l’attesa, Ariana Grande è tornata a lavorare al suo nuovo disco, modificando i piani originale. Titolo diverso -l’attuale Dangerous Woman– e nuove tracce in attesa che l’album fosse disponibile per l’acquisto (il 20 maggio, per l’appunto). Ed ecco le prime impressioni su questa “donna pericolosa” di appena 23 anni.

Si parte con un brano d’amore e passione, una coppia che si scopre e si abbandona alla fisicità dopo essere finalmente uno accanto all’altra (“The sun is setting in your eye, here by my side, And the movie is playing, but we won’t be watching tonight”). Tv accesa ma non sarà guardare un film quello che faranno quella sera, tra labbra che sfiorano il collo e i sensi che si abbandonano a loro stessi (“Puts his lips on my neck, Makes me wanna give up my body, I’ve been fallin’ for you baby”). Un sound anni ’50 con la voce di Ariana che “miagola” (in senso buono), ammiccante e delicata. Dangerous Woman, la seconda traccia, suona quasi come un ipotetico seguito, con una marcia in più. Sparita la timidezza del primo brano, qua i desideri sono ben chiari e sale anche la sensualità (“All that you got, skin to skin, oh my God, Don’t ya stop, boy, Somethin’ ‘bout you makes me feel like a dangerous woman”). Anche la voce è modulata in diversi tonalità: da preda a predatrice ben conscia del suo potere.

Be Alright nasconde il concetto chiave proprio nel titolo. inutile preoccuparsi delle cose, se qualcosa ti incupisce, le cose andranno comunque bene (“Baby don’t you know, All them tears gon’ come and go, Baby you just gotta make up your mind”). Leggera e senza pretese, ha la scopo di essere scacciapensieri. La donna “pericolosa” torna ad affacciarsi nella quarta traccia, Into you. Dopo un inizio apparentemente intimista, il pezzo esplode nel ritornello e aggiunse quel pizzico di malizia che la rende adatta a risuonare nei club -sì, anche in versione remix- e l’invito a meno parole più fatti (“But baby, that’s how I want it, A little less conversation, and a little more touch my body”).

Si arriva al duetto con Nicki Minaj in Side To Side e la rapper fa il suo ingresso a metà pezzo con un rap che ribadisce il suo ruolo nella musica (“I’m the queen of rap, young Ariana run pop”). La terza collaborazione tra le due si conferma vincente. Altro featuring nel brano Let me love you con Lil Wayne. Siamo poco dopo la fine di una storia e, lontana dai dubbi di quello che accadrà dopo, la fame d’amore e di essere amata scalcia prepotentemente (“I just broke up with my ex, Now I’m out here single, I don’t really know what’s next”/And if it feels right, promise I don’t mind, And if it feels right, promise I’ll stay here all night”).

Greedy non parla di soldi e di lati economici. Ariana canta la sua bramosia, il suo essere ingorda ma di passione. Qualche dubbio? Lo toglie lei, apertamente (“Cause I’m so greedy, Cause I’m so, I ain’t talking money, I’m just physically obsessed”). C’è ritmo, siamo di fronte ad un pezzo pop-dance. Il grido “Greedy” a quanti di voi non riporta alla mente il celebre “Freedom”?

Torna il Dangerous nell’apertura del duetto con Macy Gray “(Dangerous love, You’re no good for me, darling, Yeah, you turn me away”) Leave Me lonely. Anche in questo caso di parla di un amore finito e della necessità di chiudere sempre con le indecisioni: il rapporto è malato, provoca solo dolore e ferisce inutilmente (“So when you walk out that door, Don’t you come back no more, My heart has had enough of the give and take, And as much as I want you to stay, You’re a dangerous love”). E’ l’amore -l’amato- in questo caso ad essere pericoloso. Torniamo ad atmosfere fumose da scenario anni ’60.

La collaborazione con Future torna a strizzare l’occhio al rap -in Everyday– e, soprattutto, ai rapporti che non sembrano conoscere pace. Se nel precedente pezzo era meglio chiudere, qui la situazione si complica e l’assenza è insopportabile, la dipendenza assoluta (“Anytime, anywhere, baby boy, I can misbehave, Breathe me in, breathe me out, fill me up, Running through your veins”). Sometimes, probabilmente per il sound meno accattivante ed immediato dei precedenti pezzi, non si discosta molto da quello che abbiamo già sentito e non coinvolge più di tanto (“But it’s hard to breathe when you’re touching me there, Hard to breathe when you’re kissing me there, Hard to breathe when you’re not here”).

Torniamo alle atmosfere del passato con I Don’t Care. Tra giochi di vocalità, Ariana si diverte a rispondere -probabilmente- a tutte le critiche con un esplicativo “Non mi interessa”. Le cose cambiano, di piangere sulle voci non c’è più tempo e interesse (“Now I laugh about the things that used to be important to me, Used to have a hold on me, used to have a hold, Like what do you think, And what he thinks and what they think”). Più sfogo personale -elegante, ovviamente- che traccia da ascoltare attentamente. Terapeutica, forse, per lei. Ne siamo felici.

Si torna all’amore, alla relazione di coppia come sempre “sbagliata” che porta a Bad Decisions. Un sentimento che è errato ma che li trasforma quasi in un duo leggendario (“We got that fire Bonnie and Clyde love, They say it’s wrong, But that’s the way you turn me on”). Touch It è l’ennesimo brano sulle emozioni, brividi provate con il partner dal quale appare così inutile prendersi una pausa (“Remind me why we’re taking a break, It’s obviously insane, Cause we both know what we want”). Ariana in versione disperata (e teatrale). Nonostante l’eccessiva esagerazione, però, c’è da dire che funziona.

Si torna al grido (metaforico) di indipendenza in “Knew Better / Forever Boy“, forse tra le prime tracce che da subito annoiano invece di incuriosire o lasciarsi ascoltare (“Cause I… see right through you, boy, And I, I… ain’t feeling you no more, I ain’t feelin’ you no more”). Infine, si chiude il disco con Thinking about you, dove si torna all’amore finito che non riuscirà mai a dimenticare. Non siamo nel territorio della ballad straziante, ben chiaro, ma il testo trasuda picchi di malinconia e nostalgia non di poco conto (“Oh, I don’t have you here with me, But at least I have the memory, I tried to make it through the night, But I can’t control my mind”).

Dangerous Woman è finalmente realtà e il risultato non deluderà i fan di Ariana Grande. Chi si aspetta di trovare atmosfere alla Focus, ha sbagliato indirizzo. Il brano è stato chiaramente abbandonato al proprio destino e anche il sound che poteva suggerisce il singolo. La cantante ha inciso un disco che presenta diversi pezzi che possono puntare ad essere potenziali singoli. Ad oggi, mediaticamente, il disco non ha ancora rilasciato una vera e propria hit come vantava il precedente lavoro. Ma le potenzialità ci sono e il risultato è un mix di brani e sound -pop, disco, rap e r&b- che non eccede in particolari novità o inversioni di traiettorie musicali ma che non sfigura. C’è l’amore, è il protagonista assoluto, lo si vive nelle sfumature dell’abbandono, del dolore, ma soprattutto della passione. C’è la fisicità, è espressa, è dichiarata. Anche la sensualità. E la donna, lei, protagonista assoluta. Pericolosa? Non sempre. Ammiccante predatrice o sofferente (ex) preda? Spesso.

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