Home Recensioni musicali La marcia feudale non si ferma: foto-riassunto dalla VI Adunata di Feudalesimo e Libertà

La marcia feudale non si ferma: foto-riassunto dalla VI Adunata di Feudalesimo e Libertà

Bardomagno, Rhapsody Of Fire, gare di mangiate di salsicce e di rutti, odi imperiali, podcast in diretta: ancora una volta l’Adunata di Feudalesimo e Libertà è un weekend pieno di divertimento

23 Maggio 2024 15:39

Lo scrivevamo già l’anno scorso, quando l’adunata di Feudalesimo e Libertà tornò ad allietare tutti i sodali dopo uno stop di tre anni dovuto alla pestilenza covidica: al raduno di FEL ci si va per l’ambiente, per il divertimento, per bere idromele insieme ad amici e vedere spettacoli particolari, senza badare troppo ai nomi che suoneranno sul palco.
Questa non è assolutamente una critica implicita alle lineup dei giorni di festa (era evidente che centinaia di persone erano lì esattamente per vedere gli headliner dei due giorni), ma piuttosto l’apprezzamento per un traguardo che in molti festival in Italia fanno fatica a raggiungere: il traguardo della fidelizzazione totale verso il progetto, verso il luogo in cui si svolge, verso la comunità creata – e questo prima ancora, appunto, dei nomi di alto calibro coinvolti sul palco.

Di community (e di metal) si è riflettuto fin dai primi ospiti, ovvero la registrazione dal vivo del podcast Si Stava Meglio Quando Si Stava Metal, e una volta finito di parlare si è iniziato a suonare: una decina di band per ogni giornata, più tutto l’intrattenimento dato da gare di mangiate di salsiccia o di peperoncini piccanti, sfida per eleggere Mister e Miss Feudo (gara purtroppo poco combattuta quest’anno), giochi di ruolo e cibo fantastico come il “Caldo Cane Amerindo” e “Frittura di Tuberi” (Hot Dog e Patatine, insomma).
Il raduno di Feudalesimo e Libertà è ciò che ogni festival (musicale) dovrebbe aspirare ad essere: un posto dove si va per prendersi bene, rilassarsi, guardare qualche spettacolo insolito e (incidentalmente) ascoltare anche buona musica, indipendentemente da chi suona sul palco. Parlare di tutti i gruppi è impresa improba, ma accanto alle foto che potete vedere qui di seguito, vogliamo sottolineare alcune particolarità musicali.

La giornata del sabato è stata dominata dal Power Metal sul palco principale, ma va detto che anche nell’Hostaria all’aperto i gruppi hanno tirato su un bel macello per chi stava mangiando e bevendo. I Trick Or Treat hanno alzato il livello Power portando sul palco degli enormi fantasmi gonfiabili per le loro Creepy Symphonies, e subito dopo gli All For Metal hanno stabilito un nuovo livello di tamarraggine metallara, fra ballerine metal, cantanti a petto nudo, martelli di Thor e soprattutto canzoni che si installano immediatamente nel cervello: sicuramente a fine serata hanno conquistato moltissimi nuovi fan dopo questo primo concerto in terra italica (un po’ come fecero, con le stesse armi, i Feuerschanzw al Metalitalia Festival 2023). I Rhapsody Of Fire riportano il metal in lande più tradizionali e serie, ed è proprio quel che vogliamo da loro: farci incantare dalle storie delle Terre di Immortali, brandendo una Spada di Smeraldo e tutto il resto dell’immaginario costruito negli anni. Molto bello il tributo a Christopher Lee, eseguendo la “rara” The Magic of the Wizard’s Dream. La prima serata sembra finire qui, ma c’è stato l’annuncio di una jam band che avrebbe suonato una sola canzone: sul palco sono arrivati membri di Nanowar Of Steel, Trick of Treat, All For Metal, Rhapsody, tutti per cantare con grande passione l’inno di Feudalesimo & Libertà. Che finale epico.

Il secondo giorno ha una proposta musicale più variegata, dal quasi-punk dei Cornoltis (molto ben accolti, nonostante la tristezza per la scomparsa del “loro mito Franchino”) alle cover country degli Iron Mais, passando per una gara di rutti presieduta da Rutt Mysterio (“è musica anche questa!”) e arrivando, sul palco principale, ai Daridel che hanno saputo giocarsi molto bene le loro musiche paganfolk, presentando in maniera legata a Lo Imperatore e al Feudalesimo le sonorità ben più antiche. La gente ha reagito molto bene, meglio anche di quanto ci si potesse aspettare, tenendo conto che l’eccitazione stava salendo per gli headliner della serata, un gruppo che rapresenta una scena a sè stante, i Bardomagno. Abdul e soci si fanno con umiltà il soundcheck da soli, e poi sono pronti: I Bardi Son Tornati In Locanda è sempre una canzone potentissima per iniziare un concerto. Il pubblico canta a squarciagola, incita la band per sentire sempre più storie legate a Marco Polo, Don Rodrigo, Federico II e ovviamente chiama a gran voce il Magister Barbero. Vista la recente amicizia fra i Bardomagno e Barbero, pi+ di una persona sperava in una partecipazione dello storico, ma il palco è stato calcato solo dai quattro bardi, senza nessun ospite: se l’anno scorso c’era l’imitatore di Barbero e vari altri ospiti, quest’anno i Bardomagno non hanno avuto bisogno di nessun “aiuto” e hanno conquistato da soli e senza trucchi un pubblico ancora una volta in visibilio. Sorpresa finale: l’inno di Feudalesimo & Libertà è stato eseguito anche stasera, riarrangiato da Bardomagno (e anche questo senza ospiti).

Mandare a casa il pubblico con il sorriso stampato sulla faccia dovrebbe essere sempre l’obiettivo di un festival, e il Raduno ancora una volta c’è riuscito.



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