Home Radio, un brano su tre dev’essere italiano? Le opinioni di Linus di Radio Deejay, Suraci di Rtl102.5 e di Mogol

Radio, un brano su tre dev’essere italiano? Le opinioni di Linus di Radio Deejay, Suraci di Rtl102.5 e di Mogol

Per Suraci sono “obblighi inconcepibili”, per Linus la politica arriva tardi, Mogol festeggia.

pubblicato 18 Febbraio 2019 aggiornato 27 Agosto 2020 15:17

Una proposta di legge presentata dal leghista Alessandro Morelli (presidente della commissione Trasporti e telecomunicazioni della Camera ed ex direttore di Radio Padania) chiede di modificare i palinsesti radiofonici e puntare sulla musica nostrana: una canzone ogni tre deve essere italiana, è la proposta. Al Bano (non si sa per quale motivo) rilancia: “Almeno sette canzoni italiani ogni dieci”.

Ma che ne pensano i presidenti e i direttori artistici delle radio nostrane? Lorenzo Suraci di Rtl 102.5 ne ha parlato con Il Messaggero: “Ma non si sono accorti che la musica italiana sta dominando il panorama in modo assoluto? Noi poi diamo spazio a tutti gli artisti e la musica italiana è sempre presente in palinsesto con percentuali importanti”. La proposta di legge per lui è inutile e cita il caso francese, dove dal 1994 le radio transalpine sono obbligate a trasmettere musica francese per una quota pari almeno al 40 per cento della programmazione giornaliera:

“Basta guardare cosa è successo in Francia, dove hanno una regolamentazione in senso protezionistico da 25 anni. Non mi pare che i risultati siano confortanti. In senso assoluto, comunque, non è concepibile dare obblighi e imposizioni editoriali, a maggior ragione quando si parla di realtà private che non godono di alcun tipo di finanziamento statale. Il palinsesto di una radio privata come la nostra non può deciderlo la politica”.

Anche per Linus di Radio Deejay la proposta di legge è superata e inutile, anche perché il pubblico radiofonico (essendosi alzata l’età media degli ascoltatori) chiede una programmazione rassicurante (da Repubblica):

“Al di là del protezionismo ormai abbiamo una programmazione che prevede quello che chiede questa fantomatica legge. Come sempre arrivano tardi, una canzone su tre da noi è già italiana. Che, poi, che parlare di musica italiana è aleatorio. Tutti citano l’esempio francese, ma musica francese è anche quella dei Daft Punk, di David Guetta o Bob Sinclar che fanno canzoni non in lingua francese […] E’ una legge che, in realtà, viene ventilata ciclicamente senza mai arrivare in posto. Ci hanno provato tutti i governi, non c’è niente di originale se non che, per una volta, la Lega è d’accordo con il PD che aveva fatto una proposta simile (nel 2017 con Franceschini, ex ministro di beni culturali e turismo, ndr)”.

Di tutt’altro avviso Mogol, presidente Siae, che ne ha parlato con il gruppo Quotidiano Nazionale. Per il paroliere va tutelata la creatività italiana: “Era ora, abbiamo aspettato anche troppo. Tutelare e promuovere la nostra creatività musicale non è di destra e nemmeno di sinistra. Semplicemente, è una idea intelligente […] Una volta l’industria discografica investiva sui giovani. Davano agli artisti in erba il tempo e il modo di provare, due o tre album per sperimentare. oggi è tutto un mordi e fuggi […] La cosa migliore in questo disegno di legge è che prevede un dieci per cento di spazio per la musica giovane. Io spero che il Parlamento sia sensibile all’iniziativa”.