Home Interviste The Dead Daisies, John Corabi a Blogo: “Sì, gente, sono ancora vivo e canto ancora!”

The Dead Daisies, John Corabi a Blogo: “Sì, gente, sono ancora vivo e canto ancora!”

Il cantante, in realtà, non ha mai smesso la sua attività, nemmeno dopo aver abbandonato i Motley Crue vent’anni fa. A Novembre e Dicembre suonerà in Italia con i Dead Daisies, il suo “supergruppo”

pubblicato 24 Ottobre 2016 aggiornato 28 Agosto 2020 12:49

E’ un piacere quando una intervista diventa una “chiacchierata”, quando i motivi promozionali sfumano in uno scambio di opinioni e di ricordi, piuttosto che nella classica intervista in cui l’artista vuole solo parlare del nuovo disco/nuovo tour.
Quindi sì, ricordiamolo subito, visto che poi quasi non se ne parlerà: Make Some Noise è il nuovo disco dei The Dead Dasies, “supergruppo” che abbiamo visto di spalla lo scorso Dicembre ai Whitesnake e ora pronto a tornare in Italia per ben tre concerti (Milano 29 Novembre, Roncade 16 Dicembre e Grottammare il 17).
Sottolineato questo, passiamo alla chiacchierata con John Corabi, cantante della band arrivato nel 2015 prima di registrare il secondo disco, e ovviamente forte di un pedigree rock and roll che negli anni l’ha visto nei Motley Crue, negli Union, nei RATT… John mi chiama rilassatissimo dalla sua casa di Nashville, e proprio da qui iniziano le domande, visto che la cittadina del Tennessee sta attirando sempre più musicisti.

John, mi sai dire perchè Nashville sta attirando così tanti musicisti, negli ultimi anni? Qui in Italia si parla sempre e solo delle “scene” di Los Angeles o New York, e di Nashville non si sa quasi niente, quindi mi affido a te per scoprire le caratteristiche di questa città…

“Sono venuto a Nashville perchè avevo incontrato dei tizi che principalmente amavano il country, e organizzavano serate a Nashville. Mi invitarono una sera, e mi presentai armato solo della mia chitarra acustica e suonai un set. Loro mi dissero che erano rimasti senza parole, perchè pensavano a me solo come un ex-membro dei Motley Crue, abtuato a volumi altissimi e riff elettrici, mentre invece la realtà è che tutte le canzoni che scrivo, le scrivo partendo dalla mia chitarra acustica. Mi invitarono di nuovo a Nashville, per scrivere qualcosa insieme ad alcuni musicisti della loro piccola etichetta. Così venni a Nashville per qualche settimana, ed in breve tempo mi innamorai della città: era tutto diverso da Los Angeles, con la gente molto più amichevole, prezzi delle case abbordabili, la possibilità di andare al bar con mia moglie e vedermi una partita di football senza che a nessuno importi quale sia il mio lavoro, e spesso qualche sconosciuto mi offre una birra se vede che tifiamo per la stessa squadra. Poi, ho scoperto che in città ci sono molti musicisti dotati, dei gran compositori, e anche una marea di produttori con un approccio molto interessante alla musica. Ho sentito che sarebbe stata l’opportunità di cambiare la mia vita, allontanandomi da Los Angeles, e sono felice di averlo fatto. All’epoca, una dozzina di anni fa, era stata considerata una mossa strana da parte mia, ma negli ultimi cinque-otto anni ho visto che molti altri musicisti si sono presi una casa qui: tutti i ragazzi dei Cinderella abitano qui, gli Slaughter, Winger, Steven Tyler, Kings of Leon vengono da qui, Jack White, i Black Keys abitano qui, Kid Rock ha una casa qui… ognuno sta venendo qui!
Una volta era solo vista come la patria del country, ma ora ci sono anche blues club, jazz bar… e ovviamente c’è un bel fermento rock.”

E’ un peccato, quindi, dover lasciare Nashville per andare in tour?

“Adoro andare in tour, adoro fare quel che faccio con i Daisies, suonare ovunque.. ma sì, dopo un po’ inizia a mancarmi il mio letto, mia moglie, e decisamente mi sento bene quando sono a Nashville, non sono il tipo di musicista che si annoia dopo pochi giorni che è a casa. A Nashville c’è la mia bellissima moglie, c’è mio figlio che è anche il batterista della mia band solista… mi piace stare qui, ma ovviamente mi piace anche stare in giro per il mondo, quando una band me ne dà l’opportunità.”

La tua presenza nei Dead Daisies sembra essere arrivata di punto in bianco: all’improvviso ti han chiamato per sentire se ti piaceva la band, dopo poco eri con loro a Cuba a suonare un concerto epocale, e subito a Cuba avete registrato il secondo disco della band, poi siete andati in tour in Europa, e meno di un anno dopo è uscito il terzo disco della band, Make Some Noise. Ti senti su una specie di ottovolante che continua a girare e girare?

“Hai ragione a descrivere il tutto come una cosa capitata all’improvviso: davvero, senza offesa per nessuno, ma quando Marco Mendoza mi chiamò per sapere se volevo andare a trovare la band per suonare un po’ insieme, io non li avevo mai sentiti nominare, come gruppo. Io ero in tour con la mia band quando mi chiamarano, e quasi rifiutai l’offerta, perchè mi trovavo bene con i miei ragazzi e non ero in cerca di altre band, però alla fine avevo capito che stavano avendo dei problemi con il loro cantante, e pensavo avessero bisogno di me solo per i concerti a Cuba, che erano una cosa importante. Invece, subito dopo Cuba mi hanno chiesto di registrate il disco, e hai ragione ancora a definire il tutto come una specie di ottovolante che non si è ancora fermato: abbiamo registrato Revolucion, poi siamo andati in Europa, poi abbiamo suonato un po’ in America, poi siamo tornati in Europa, e poi abbiamo subito registrato il terzo disco, e tutto nell’arco di un anno e mezzo!. Non mi aspettavo un impegno del genere, ma non ho nessun rimpianto ovviamente, e fin dal principio l’ho vista come una bella opportunità per suonare con alcuni dei miei amici con cui non avevo mai suonato. E’ stata una bella sorpresa, perchè l’Estate scorsa in Europa abbiamo suonato ad alcuni festival, poi ci hanno chiamato per l’Estate 2016 e abbiamo suonato agli stessi festival ma in posizioni migliori in scaletta, e poi ci han chiamato come headliner per il club tour che suoneremo fra Novembre e Dicembre con i The Answer… è una progressione notevole, ed è un piacere vedere che alla gente piacciamo.”

C’è questa idea dei Dead Daisies come di un supergruppo con membri famosi che vanno e vengono, con una lineup forte ma mai definitiva. E’ una visione corretta della band? E’ difficile mantenere nel gruppo alcuni membri, quando arrivano altri impegni improvvisi?

“Quando David Lowy e Jon Stevens crearono la band, la crearono con lo scopo di scrivere gran canzoni e divertirsi. Andarono in studio con musicisti turnisti, e scrissero un bel disco. Però quando si trattò di andare in tour, i turnisti non andavano bene, e David e Jon chiamarono i loro amici – fortunatamente erano amici famosi, e trovarono qualcuno libero per andare in tour. Però poi non si potevano impegnare per ritmi di album e tour, e furono sostituiti con altri amici, a cui era più chiaro il tipo di impegno che richiedeva questa band, che non doveva essere vista come “side project”, ma qualcosa in cui credere davvero. Quando nel gruppo entrarono Richard Fortus e Dizzy Reed, pensavamo di essere al completo, e nessuno avrebbe mai immaginato che i Guns N’Roses avrebbero veramente fatto una reunion e li avrebbero chiamati per un tour mondiale infinito. Quindi perdemmo il tastierista – che ad oggi non abbiamo intenzione di rimpiazzare – ed un valido chitarrista, e furono sotituiti da Doug Aldrich, che personalmente conosco da quando aveva 16 anni. Quel che voglio dire con questa piccolo (e incompleto) riassunto storico, è che tutti quelli che sono andati via, l’hanno fatto per altri impegni, nessuno se n’è mai andato via sbattendo la porta o litigando per qualcuno. Io sono contento che Richard e Dizzy siano stati chiamati dai Guns, e sono contento che sia arrivato Doug! Ma io ho sentito Richard l’altro giorno, David lo sente quasi tutte le settimane, ci chiamiamo, ci scriviamo cazzate via email… siamo sempre amici.”

E’ rinfrancante sentire storie di questo tipo, di musicisti che riescono a rimanere amici anche dopo i cambi di lineup, in questa epoca storica in cui sembra che tutto debba diventare un reality show e che si debba litigare per far parlare di sè…

“Ti dirò, addirittura io non conoscevo per niente Richard Fortus prima di entrare nella band, conoscevo bene Dizzy ma non Richard, e invece ora è uno dei miei migliori amici! Quando i Guns N’Roses hanno suonato a Nashville mi ha invitato al concerto e ci siamo visti prima e dopo lo show, e ricordo che quando i Dead Daisies hanno suonato a New York, sapevo che lui era in città e l’abbiamo invitato al concerto. Era solo per vedersi dopo lo show, ma lui ha chiesto se sarebbe potuto salire sul palco per un paio di pezzi, e così abbiamo avuto Richard che suonava insieme al suo “sostituto” Doug Aldrich… non ci sono drammi, ecco.”

Pensi che alcuni amanti del rock ti stiano ri-scoprendo, dopo i tuoi anni nei Motley Crue vent’anni fa? Sentendo parlare alcune persone, sembra che pensino che tu sia sparito per vent’anni, e sia tornato solo ora con i Dead Daisies, ed è una cosa assurda perchè tu non hai mai smesso di cantare per tutto questo tempo!

“Sì guarda, è una cosa che succede spesso e su cui io rido sopra… Succede spesso che dopo i concerti usciamo ad incontrare i fan, fare qualche foto, e la gente porta sempre i dischi dei Motley Crue, e mentre li firmo mi dicono “Hey John sei un grande, sei il mio cantante preferito, è bello tornare a sentirti”, e io ci rido su, rido un po’ per non arrabbiarmi, perchè se sono il loro cantante preferito, forse dovrebbero sapere che dopo i Crue sono stato negli Union, nei Brides of Destruction, ho suonato con i Ratt, ho fatto un disco acustico e ho una band solista!
E’ una situazione un po’ assurda, e cosa devo farci: sono contento che grazie ai Daisies la gente sappia che sono ancora vivo e canto ancora!”

E dire che in questa epoca, con internet, dovrebbe essere più facile informarsi e tenersi aggiornati sui propri musicisti preferiti!

“Da come la vedo io, è una cosa un po’ scoraggiante: forse ci sono troppe informazioni, o forse la gente non sa più leggere… era tutto più facile quando c’erano 2-3 stazioni radio rock famose che ti informavano sugli ultimi dischi, sui tour… tu guidavi in macchina, o l’ascoltavi al lavoro, e loro facevano una panoramica su tutte le novità. A me è successo che con il disco acustico, la mia etichetta aveva preparato un banner su Facebook segnalando tutti i posti dove comprarlo: Spotify, Apple Music, Amazon… il banner stava in alto sul mio profilo, e la gente nei commenti ai miei post mi diceva “Wow un nuovo album, ma dove lo posso comprare?”, era divertente all’inizio ma alla fine copiavo sempre la stessa frase “Amico, guarda QUA IN ALTO!”. Oppure un altro caso, con i Daisies abbiamo fatto un tour americano, l’abbiamo pubblicizzato ogni giorno, ogni data era segnalata bene. Verso la fine del tour suoniamo a Portland, poi torno a casa dal tour, controllo facebook, ed un fan mi scrive infuriato dicendo “Bravi, avete fatto un tour americano e avete totalmente ignorato il Maine e Portland! Siete la mia band preferita, ma mi avete deluso non suonando da queste parti”. Ho fatto fatica a non rispondergli male, ma alla fine l’ho contattato chiedendogli se lui ci seguisse su internet, se avesse visto le date, perchè noi avevamo proprio suonato a Portland, era lui ad essere distratto! Quindi non so, forse alla gente non piace più leggere, o ci sono troppe informazioni e ci si perdono dentro, ed è una situazione sfortunata.”

Mi prendo la responsabilità allora di sottolineare di nuovo che i Dead Daisies suoneranno in Italia a fra Novembre e Dicembre! Hey, tu che leggi, i Dead Daisies saranno a Milano il 29 Novembre, a Roncade il 16 Dicembre e Grottammare il 17! Ricordatevelo!

“Ahaha, speriamo che la gente legga fino a questo punto dell’intervista! Tu riuscirai a venire a qualche concerto?”

Sì, a Milano il 29 Novembre, di sicuro. Vi ho già visto con i Whitesnake lo scorso Dicembre, e sono felice di rivedervi.

“Ahhh, Milano, fantastico. Milano è stata la prima città italiana che ho visitato. Ci sono stato nel 1994 per presentare alla stampa il disco con i Motley Crue. Avete dei gran locali… ci portarono in una discoteca chiamata Hollywood nel pomeriggio, e già c’era un casino allucinante, poi andammo in un club rock pieno di fan, dove furono trasmessi i primi videoclip dei singoli dell’album, e appena finiti i videoclip uscimmo noi per suonare tre pezzi dal vivo. Appena finito, ci portarono in un altro club, penso si chiamasse Shocking, era pieno di modelle e cosati devo dire… eravamo quattro ragazzi single, quattro single che suonavano nei Motley Crue, e quello era un club pieno di modelle. Non posso che avere ricordi bellissimi dell’Italia!”

Beh ok, spero avrai nuovi buoni ricordi dopo i concerti del mese prossimo!

“Sì, ne sono sicuro… e a tutti i fan, ricordo che dopo gli show, se ci date il tempo di lavarci e riposarci, usciamo sempre per incontrare tutti: ci vediamo lì!”

Foto a inizio articolo: screen-cap dal nuovo video Long Way To Go dei The Dead Daisies

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