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Elio E Le Storie Tese: Studentessi, la recensione

Chi scrive segue gli EELST fin dal loro esordio nel 1991, con la religiosa devozione che spesso contraddistingue i fan del gruppo. Ho seguito tutta la loro carriera, crescendo con loro, vedendoli dal vivo sette, otto volte? Non ricordo, sinceramente ho perso il conto. Quindi non posso nascondere una profonda delusione per questo Studentessi.Ci sono

pubblicato 28 Febbraio 2008 aggiornato 31 Agosto 2020 22:50

Chi scrive segue gli EELST fin dal loro esordio nel 1991, con la religiosa devozione che spesso contraddistingue i fan del gruppo. Ho seguito tutta la loro carriera, crescendo con loro, vedendoli dal vivo sette, otto volte? Non ricordo, sinceramente ho perso il conto. Quindi non posso nascondere una profonda delusione per questo Studentessi.

Ci sono certo un paio di belle canzoni, Parco Sempione e Il Congresso Delle Parti Molli, geniali e divertenti come solo gli Eli sanno essere. C’è qualche altra canzone considerevole, su tutte Plafone o Heavy Samba. Ma il disco nel suo complesso, disco che è anche lungo, non mi convince, non decolla.

Brani come Indiani o Lega Dell’Amore sembrano gag radiofoniche (ricordiamo che gli EELST tengono da oltre dieci anni un programma su Radio Dj, che spesso è fonte di ispirazione per i loro brani) messe in musica, poco più che siparietti divertenti. Gargaroz sembra un jingle pubblicitario (e infatti è la canzone che fa da sfondo alla pubblicità del Cynar), non parliamo poi de La Risposta Dell’Architetto, assolutamente inutile.

Insomma, so che magari incorrerò nelle ire di qualche fan appassionato, ma vi assicuro che questa stroncatura (personalissima) è scritta con dolore. Quello che ho percepito durante i ripetuti ascolti di Studentessi è una profonda stanchezza della band che, ormai tentata da carriere alternative (vedi ad esempio Rocco Tanica, ormai affermato autore televisivo), e alla continua ricerca di un’affermazione professionale che vada oltre la musica pop, ha semplicemente finito le idee.

Certo il disco è magistralmente suonato, ma, conoscendoli, è il minimo che mi aspettavo. Mi auguro veramente col cuore che sia solo un momento, ma sono sempre più convinto che gli EELST siano ormai giunti alla fine di una stupenda parabola artistica. Come si dice in questi casi, consigliato solo ai fan più accaniti. Agli altri, consiglio di vedersi il dopofestival: le loro cover dei brani in gara sono più divertenti di molte delle canzoni dell’album.

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