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Jarabedepalo, Somos: “Se presentiamo dischi e suoniamo in Italia, vuol dire che siamo parte della colonna sonora degli italiani”

Il frontman Pau Donés ci presenta il nuovo disco della band, in attesa di salire sul palco con i Modà

pubblicato 18 Luglio 2014 aggiornato 29 Agosto 2020 16:24

I fan milanesi dei Modà sono in fibrillazione da giorni: si terrà infatti domani, sabato 19 luglio, l’atteso concerto della formazione a San Siro, dopo il successo della data romana all’Olimpico.

La band ha già fatto le prove, anche con uno degli ospiti d’eccezione della tappa meneghina: Pau Donés, cantautore e chitarrista degli Jarabedepalo, che, approfittando del suo passaggio, ha colto l’occasione per presentare alla stampa il nuovo (e nono) album “Somos”.

Lo abbiamo incontrato per voi…

Domani sera allora ti vedremo sul palco dei Modà, dove canterai insieme a Kekko (il frutto della loro nuova collaborazione “Dove è sempre sole” è attualmente in rotazione radiofonica). Ma come è iniziata la vostra collaborazione?

In ufficio era arrivata una canzone dei Modà, così ho incontrato Kekko e i ragazzi, e poi abbiamo registrato “Come un pittore”. Per me era una canzone bellissima, era l’ottavo singolo del disco, ma poi è diventata un tormentone l’estate scorsa. Quest’anno abbiamo fatto un altro brano insieme, per continuare la nostra collaborazione, ma anche una canzone per il nostro nuovo disco. Continuiamo questo lavoro con i due concerti, quello che abbiamo fatto a Roma e quello che faremo domani a Milano.

Avrete già fatto le prove, come sono andate?

Sì abbiamo fatto le prove generali: io sono contentissimo per questa opportunità, per l’invito a suonare a San Siro. Kekko mi ha detto “Ti fa paura questo, nel senso buono della parola”, e lo stesso mi ha detto Zappa il chitarrista. Puoi suonare per poche o tante persone, ma quando sei davanti a 55mila persone hai questo senso di rispetto, ed è anche una grande festa.

Ci vuoi raccontare un po’ del vostro nuovo disco, “Somos”?

Come band facciamo 18 anni di carriera: il disco è uscito il mese scorso ma lo presentiamo adesso in Italia. E’ molto rock, molto funk, e ci sono anche due ballate. All’interno c’è la collaborazione con Kekko, sulla canzone “Io non sono io” , e con Jovanotti, che ha adattato due brani. Per quanto riguarda i testi è un disco eclettico, è stato scritto negli ultimi tre anni. Sono successe molte cose in questo periodo di tempo, c’è stata confusione, la crisi, per cui nel disco c’è anche un contenuto sociale importante.

Hai citato la partecipazione di Jovanotti, tuo amico storico, che ha appunto collaborato all’adattamento in italiano dei brani “Siamo” e “Oggi non sono io”.

Jovanotti è l’artista italiano che ha presentato gli Jarabedepalo in Italia. Abbiamo lavorato insieme a tanti progetti. Lo ringrazio per questa opportunità, per me è così importante questo rapporto sia artistico che personale, ho conosciuto un uomo straordinario, sono contento di avere un amico qui che si chiama Lorenzo Jovanotti.

Il pubblico italiano e il pubblico spagnolo: che differenze trovi?

Spagnoli e italiani sono simili, ma sono diversi perchè in Spagna la musica è uno ‘svago’ mentre in Italia no, in Italia è cultura, è parte del patrimonio di questo Paese. E questo è importante. A me personalmente piace. E’ strano che dopo 16 anni noi presentiamo dischi in Italia, non ci sono artisti spagnoli che hanno un rapporto così con l’Italia. Noi siamo contenti: se presentiamo dischi e suoniamo in Italia, allora siamo parte della colonna sonora degli italiani.

E tu che musica ascolti?

Sono eclettico: mi piace la techno, il rock, il blues, il jazz. Non sono molto fan di artisti o di generi, sono fan delle canzoni. Non è importante il genere fatto dalle persone con cui lavoro, mi piacciono le canzoni.

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