Home Salmo Salmo intervista con Soundsblog: “Chi fuori dal mondo del rap cerchera’ di insultarmi perdera’ in partenza”

Salmo intervista con Soundsblog: “Chi fuori dal mondo del rap cerchera’ di insultarmi perdera’ in partenza”

Il rapper, fresco del successo di Midnite, sta per iniziare il tour, e si apre ai microfoni di Soundsblog.

pubblicato 23 Aprile 2013 aggiornato 16 Ottobre 2020 16:37

L’ha cercato Maria De Filippi, l’ha cercato TV Sorrisi e Canzoni… ma Salmo ce l’abbiamo noi. Perchè?
Principalmente, perchè proveremo a porgli domande un po’ diverse rispetto a quelle di chi è appena salito sul carro dei vincitori, e vuole intervistarlo per aumentare le vendite o i click, salvo poi iniziare l’intervista con domande quali “Allora Salmo, cosa ci dici del tuo nome, perchè ti chiami Salmo?”.
Abbiamo ascoltato i suoi testi, intrisi di citazioni cinefile e anche metallare (il nuovo video si intitola Rob Zombie, non c’è bisogno di altre spiegazioni) – vogliamo rendere omaggio ad uno dei suoi primi amori musicali, quello per il metal, un amore che l’ha portato a muovere i primi passi con i To Ed Gein, una apprezzatissima band hardcore-punk, e poi con una nu-metal, e che oggi lo porta ad avere un logo che assomiglia a quello di una band death metal, croce rovesciata compresa.
Salmo oggi fa hip-hop, e il suo ultimo disco, Midnite (uscito per l’etichetta indipendente Tanta Roba), ha debuttato al numero uno nella classifica di vendite in Italia. E’ appena finito l’instore-tour, per presentare il disco e incontrare i fan, e sta per partire il tour vero e proprio, che lo vedrà sui palchi di 11 sparsi per tutta l’Italia (qui tutti i dettagli).
La sua vita è frenetica, ma riesce a dedicarci tutto il tempo necessario per rispondere alle nostre domande, che partono proprio dallo straordinario successo di Midnite.


Come hai reagito, quando ti hanno detto che Midnite ha debuttato al numero uno delle vendite in Italia?
“Ad essere sincero, mi aspettavo di stare in una delle prime dieci posizioni, ma non avrei mai pensato di arrivare al primo posto. Non so cosa sia successo, cosa abbia colpito le persone; si sarà creato un po’ di hype, l’attesa avrà fatto crescere l’interesse, non lo so.”

Come si scontra, questo, con il fatto che in Russel Crowe tu citi la ricerca dei quindici minuti di anonimato di Banksy, piuttosto che la ricerca della fama?
“Il discorso di Banksy è legato al social network: nel film di Banksy (Exit Through The Gift Shop) c’era un’intervista in cui Banksy citava la teoria di Andy Warhol secondo la quale in futuro ognuno avrà diritto a 15 minuti di fama – ma per merito o per colpa dei social network abbiamo ormai tutti una buona fetta di ‘popolarità’, perchè sappiamo tutto di tutti e c’è interesse di tutti nel ficcare il naso nelle faccende degli altri. Banksy dice quindi che fra qualche anno saremo tutti così popolari, che il lusso sarà aver diritto a 15 minuti di anonimato.”

Cosa succede alla cultura underground, quando diventa numero uno in classifica?
“E’ semplice: artisti come Fabri Fibra, Marracash, Club Dogo, hanno fatto da spartiacque, e quando qualsiasi tipo di musica diventa “pop”, nel senso di popolare, si alza l’asticella del mainstream, e in questo modo si alza anche l’asta dell’underground. Quindi c’è molta più possibilità di fare musica come cazz* ti pare a te. Prima per fare il salto dall’underground al mainstream dovevi mirare a fare determinate canzoni, altrimenti non entravi nel circolo giusto; ora l’underground è abbastanza ricco, c’è un sacco di interesse e sei libero di fare quello che vuoi. Molta parte del mio ‘successo’, se vogliamo dirlo così, fra virgolette, è anche perchè ho fatto tutto come cazz* pareva a me, non ho mai fatto nè album nè canzoni impacchettate e fatte apposta per certe persone. Alla gente piace sentire questo essere spontaneo nella musica, e probabilmente è questo che ha colpito del mio disco.”

Quanto ti senti realizzato, dopo una vita passata a cantare con mille riferimenti cinefili, ad aver prodotto un videoclip pulp come il nuovissimo Rob Zombie?
“E’ uno di quei sogni che realizzi, tutta la vita sei lì a sognare di far parte di un fotogramma di questi film, queste immagini, e poi ti ritrovi lì in mezzo ed è una bomba. Il tipo che si è occupato del video si chiama Niccolò Celaia, è un rapper che suona con i Romani Brokenspeakers, e sono contento del risultato perchè se ci pensi in Italia la musica e il cinema stavano andando a picco: con la musica stiamo riuscendo a fare qualcosa di serio, se la stiamo portando un po’ in su, e il cinema lo stiamo unendo alla musica, così chi è scimmiato di cinema e vuole fare il regista o solo guardare la tecnica, si trova unite cinema e musica. E’ una bella unione, mai come in questi anni musica e immagine viaggiano con la stessa forza e la stessa importanza.”


Visto che dici che musica e cinema sono uniti, a te personalmente cosa fa più piacere: ricevere complimenti sul flow di un brano, o apprezzamenti per aver citato film-culto come Jeepers Creepers, District 9, o Tremors?
“Dipende… nella musica rap ci sono tante specializzazioni, uno può essere bravo nella scrittura ma non ha il flow, uno può avere un flow da paura e non dire mai niente… probabilmente preferisco un complimento sul flow. Preferisco non dire un cazz* ma dirlo bene.”

In passato una tua frase è stata totalmente decontestualizzata per darti dell’omofobo. Non temi che, mostrando nel video di Rob Zombie un macellaio che taglia una testa di capretto in due, questa volta le immagini siano decontestualizzate e scatenino l’ira dei vegani, degli animalisti, e finirai con il trovarti in casa Michela Brambilla?
“Farebbero una brutta figura, perchè alla fine il senso del video è che è l’umano che viene macellato, non l’animale. C’è molta carne cruda nel video, ma è messa lì per confondere le idee, e guardando tutta la storia raccontata, si vede come alla fine la ragazza stia mangiando un hamburger del suo stesso ragazzo, umani che mangiano altri umani. Solo gli stupidi interpreteranno male il video – anzi, magari qualcuno potrebbe anche dire che visto che la ragazza mangia un essere umano e non un capretto, il messaggio è a favore dei vegetariani.”

Facciamo un passo indietro, adesso… da sempre dici di essere ‘nato’ rapper, poi sei passato all’hardcore punk, e ora sei tornato in lidi hip-hop. Come sono avvenuti questi passaggi?
“Io ho iniziato come writer, dipingevo, e avevo amici che ascoltavano hip-hop e facevano freestyle. Come tutti i ragazzini che vogliono fare quello che fanno gli amici, ho iniziato ad interessarmi al genere, sono rimasto colpito dalla musica, e ho fatto tre demo con i miei amici, con il primo gruppetto. Poi ho iniziato a suonare con una band, un po’ perchè nella mia città l’hip-hop non era cultura dominante, eravamo in pochi mentre invece era pieno di metallari e punk. Suonando con queste band ho imparato tante cose sulla musica, sugli strumenti. Quando poi sono tornato al rap ho affrontato la musica con un’altra prospettiva, più da musicista ‘completo’ che da semplice rapper.”

Dagli To Ed Gein ad oggi non c’è solo un passaggio di genere, ma anche di lingua. Che differenze espressive trovi, fra l’inglese e l’italiano?
“Differenze enormi, hai voglia! Dopo un po’ di anni con le band a cantare in inglese mi sono messo nei panni di un inglese che ascolta una canzone di un italiano che cerca di cantare in inglese, e ho provato a immaginare come mi sentirei io ad ascoltare un inglese che cerca di cantare in italiano… mi sono detto che la cosa è un po’ ridicola, mi sono fatto mille paranoie, e dopo sette dischi in inglese con gli altri gruppi, ho sentito l’esigenza di passare all’italiano, di dedicarmi prima alla forma e poi alla musicalità, mentre invece con l’inglese l’attenzione era tutta sulla musicalità e meno sul contenuto.”

Alcuni metallari ti conosceranno per Vai Jack, la canzone dedicata a (o meglio dedicata contro) Pino Scotto, che a sua volta ti aveva dato del c*gli*ne dopo che lo avevi nominato in una precedente canzone. Questo mi porta a chiedere: fare del dissing, è un modo per farsi pubblicità?
“Chi non vive nell’ambiente rap non può comprendere a pieno cos’è il dissing. E’ una sfumatura del rap che esiste da sempre, nel freestyle è una delle basi: l’insultarsi diventa arte, esercizio per crescere. Quello che non capisce chi sta fuori dalla scena, è il perchè alcuni rapper infamano altre persone, soprattutto se sono persone al di fuori della scena rap: ma per noi è un gioco, un allenamento che ti fa stare veramente ma veramente bene, non hai idea di quanto faccia stare bene scrivere un dissing o rispondere ad un insulto. E’ come andare in palestra e tirare pugni ad un sacco, scarichi tutta l’aggressività senza far male a qualcuno. E’ una particolarità che ha solo questo genere, chi sta fuori dalla scena non può capire, e se dovesse rispondere ad un dissing una persona fuori dal mondo del rap sarebbe ridicolo, e inascoltabile. Chiunque sia fuori dal mondo del rap e cercherà di insultarmi, perderà in partenza. E’ un gioco, non c’è niente di serio.”

Di certo anche l’immaginario estetico che metti in campo, a partire dal logo, è decisamente metallaro. Ti senti più un metallaro ‘prestato’ all’hip-hop, o un MC con un ottimo gusto in campo metal?
“Preferisco non essere niente, non avere etichette. Il metal lo ascolto da quando ero ragazzino – non solo metal, ma tante altre cose. Come ho detto prima, sono sempre stato abbastanza ibrido e non mi piacciono le etichette. Mi sento un MC, perchè ho iniziato con questa roba, e me la porterò fino alla tomba. Il resto è solo una sorta di tradimento per il vero amore, che dovrebbe essere il rap.”

Quanti dei tuoi nuovi ascoltatori potranno apprezzare una maglietta come “Salmo – wall of death”, sapendo cosa si prova a fare un wall of death, un modo di vivere i concerti tipico del thrash/hardcore?
“Il pubblico rap è rimasto un po’ stranito inizialmente, ma poi si è divertito perchè per loro era una cosa completamente nuova. Come prima dicevo del dissing, che non può essere capito in fondo da chi non segue una certa scena, così ora le carte si ribaltano, il wall of death era una cosa sconosciuta per molti ragazzi che non seguono l’hardcore-punk. Ma mi è capitato di andare a molti concerti hip-hop e vedere molte persone che non si divertivano seriamente, ho visto molti ragazzini che guardavano il concerto dal telefono a tre metri dal cantante, piuttosto che guardarlo negli occhi; muovevano le braccia su e giù come manichini, mi sembrava una roba smorta, e quindi ho cercato di rivoluzionare questo approccio al live, e portare ai concerti quello che ho scoperto negli altri generi come il metal o l’hardcore. Un wall of death è veramente figo, bisogna viverlo.”

Vista l’ottima prova attoriale con Rob Zombie e la tua presa su fan molto giovani, ti sentiresti pronto ad un remake di ‘Sposerò Simon Le Bon’, (ovviamente con cambio di titolo in favore di Salmon LeBon, come ti fai spesso chiamare) con ambientazione moderna?
“Eheh. A me i Duran Duran sinceramente fanno schifo, il nome l’ho preso solo perchè faceva il gioco, erano solo un paio di lettere di differenza. La cosa poi è rimasta, ma ancora adesso molte persone mi chiedono come mai sono legato ai Duran Duran – no, a me fanno schifo! Se mi chiedi se mi piacerebbe fare l’attore, non credo di esserlo, sono solo un cazzaro che fa finta di recitare nei videoclip. Se un domani però ci fosse interesse, mi capitasse di finire davanti ad una telecamera per il film giusto, lo farei tranquillamente.”

Ultima domanda, quasi marzulliana. Di interviste ne stai facendo tantissime in questi giorni, di domande ne hai sentite tante, fra buone e più banali. Se potessi passare dall’altra parte e fare UNA domanda ad UN gruppo metal o hardcore, chi sceglieresti e cosa chiederesti?
Io ti dò la mia parola che se/quando intervisterò quel gruppo, la tua domanda me la ricorderò, e ti ricontatterò per la risposta…

“Devo rifletterci qualche secondo…
Ecco, scelgo i Pantera, sono il mio gruppo metal preferito. Se dovessi incontrare Phil Anselmo, chiedigli perchè ha sciolto i Pantera!”

Con Phil Anselmo ho avuto l’onore di scambiare qualche parola in Ottobre, ma dei Pantera lui non vuole più parlare, tocca quasi controvoglia l’argomento – è un capitolo chiuso, e temo che le motivazioni rimarranno solo loro. Approvo comunque molto la scelta dei Pantera come gruppo preferito, comunque!
Rimane il tempo per i saluti, quindi…

“Grazie per il tuo tempo, a presto: incontrerò tutti ai concerti, venite e sperimentate il wall of death!”

I concerti dei prossimi mesi per Salmo sono questi – ne seguiremo qualcuno per un live report approfondito…

24/04 | Cortemaggiore (PC), Fillmore
25/04 | Sommacampagna (VR), Sala Polivalente >> Sold Out!
27/04 | Corato (Bari), Public >> Nuova location!
03/05 | Trezzo D’Adda (MI), Live Club
04/05 | Torino, Hiroshima
05/05 | Trieste, Etnoblog
09/05 | Bologna, Estragon
10/05 | Roma, Orion
11/05 | Roncade (TV), New Age Club
17/05 | Firenze, Auditorium Flog
18/05 | Catanzaro, People Club

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